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La possibilità di prepensionamento viene gravata di altri 6 anni di contributi, rispetto all’attuale Ape Social

Nella giornata di lunedì il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo del disegno di legge della nuova Manovra. Tra le misure (ne abbiamo parlato qui) anche una novità che va ad interessare le politiche pensionistiche, nello specifico Ape sociale e Opzione donna che vengono eliminate distintamente per confluire in un’unica misura. Con la manovra il Governo ha infatti accorpato le due misure in un unico fondo per la flessibilità in uscita che consente di andare in pensione a 63 anni con 36 anni di contributi per caregiver, disoccupati, lavori gravosi e lavoratori disabili, o con 35 anni di contributi per le donne, come prevedeva Opzione Donna.

Si tratta di un intervento che, secondo la FISH, andrà ad impattare in maniera importante sulle lavoratrici caregiver che potranno andare in pensione con 36 anni di contributi e 63 anni di età. Ad oggi invece potevano andare in pensione con 30 anni di contributi.

Per questo motivo, la federazione che raggruppa le principali sigle della disabilità esprime una forte preoccupazione per le migliaia di famiglie coinvolte nella cura di persone con disabilità. 
"Le donne caregiver – ricorda la FISH - svolgono un ruolo fondamentale nell’assistenza e nell’inclusione delle persone con disabilità all’interno della comunità. Spesso dedicano anni alla cura dei propri cari, rinunciando a opportunità lavorative e sacrificando le proprie carriere. La misura fa riferimento anche alle donne con invalidità almeno al 74%, che sarebbero penalizzate al pari delle caregiver".

L’ulteriore rischio, evidenzia la FISH, è che l’allontanamento dal prepensionamento delle caregiver comporti necessariamente il ricorso ad altre soluzioni assistenziali, come quella dell’istituzionalizzazione per i familiari con disabilità. Secondo il presidente della FISHVincenzo Falabella, “Tale decisione rischia di avere un impatto significativo non solo sulla vita delle donne ma anche sul benessere delle persone con disabilità stesse. Tale provvedimento potrebbe essere da volano per una forzata istituzionalizzazione per le persone con disabilità con un aumento spropositato della spesa sanitaria. Per questo chiediamo al governo di riconsiderare queste misure e di adottare politiche che valorizzino il contributo straordinario delle donne lavoratrici caregiver. In un momento in cui la società italiana si trova di fronte alle sfide dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle persone con disabilità, è fondamentale che il governo riconosca l’importanza di garantire diritti e supporto adeguati alle donne che dedicano la propria vita all’assistenza dei loro familiari con disabilità”.

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Redazione

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