Menu

Tipografia

Nel suo nuovo libro La formula dell'unicità: un nuovo percorso verso l'inclusione, Daniele Regolo ci accompagna lungo riflessioni che prendono spunto da episodi personali, per cercare di capire insieme perché la diversità ci tocca così tanto nel profondo e cosa sia, di conseguenza, la vera inclusione. Gli abbiamo fatto qualche domanda

Daniele RegoloDaniele Regolo è una persona estremamente gentile, educata, pacata. Disabile uditivo fin dalla primissima infanzia, è un professionista notevole, founder nel 2013 di Jobmetoo, piattaforma di recruiting online dedicata alle persone con disabilità (acquisita successivamente da Openjobmetis), è oggi un esperto di Diversity & Inclusion occupandosi di innovazione, sostenibilità, inclusione per le aziende.
Grande conoscitore delle dinamiche occupazionali, Regolo è anche narratore, sceneggiatore di fumetti, e ama andare per mare, in barca a vela. Da poche settimane è uscito il suo libro La formula dell'unicità: un nuovo percorso verso l'inclusione, per Mondadori. Gli abbiamo fatto qualche domanda.

Con una licenza poetica che ci perdonerai, partiamo con una domanda semplice: esiste una formula dell’inclusione che passi per l’unicità di ciascuno?
Forse non esiste una formula dell’inclusione: conosciamo, però, molto bene i suoi ingredienti principali. Empatia, immedesimazione, ma anche capacità di trovare una giusta distanza emotiva dal prossimo, sono ogni volta da miscelare nel momento dell’incontro con l’altro. Dobbiamo poi essere bravi a saper distinguere le dinamiche personali da quelle aziendali: a volte si intrecciano, altre volte è bene che viaggino su binari separati. Come si vede, non c’è una formula, ma tante nuove formule che bisogna ogni volta saper creare.
 
Le discussioni anche recenti, che hanno coinvolto l’opinione pubblica sulla scuola italiana, con posizioni che potremmo definire opinabili, ci portano a domandarti: l’inclusione è un fenomeno reversibile? Le conquiste sociali, legislative e culturali sono sempre a rischio?
Certamente sì. Proprio nel mio saggio, parlando di inclusione, spiego che questa non necessariamente aumenta col trascorrere del tempo. Ecco perché bisogna sempre restare un po’ all’erta, vigili, affinché non accada che nuove forme di discriminazione, magari meglio vestite, siano la causa di una generale involuzione. Ogni strumento, potenzialmente, è una barriera o un facilitatore: in questo, la disabilità ha molto da insegnare alla DE&I.

Responsabile D&I per il Gruppo Openjobmetis, ma anche esperto in formazione e recruiting da molti anni, hai il polso della situazione sul fronte inclusione lavorativa più  di chiunque altro. Che vento tira in Italia sotto questo aspetto?
Un esempio che cito spesso: se cercassi lavoro oggi, rispetto agli anni 90, sarebbe molto più facile grazie all’evoluzione culturale e tecnologica. Questo non deve farci abbassare la guardia, se parliamo di D&I è perché numeri e dati confermano che chi appartiene ad una categoria di diversità può essere esposto a rischi di emarginazione o discriminazione. Nella nostra esperienza consulenziale, abbiamo anche visto che bisogna abbattere falsi miti. Ad esempio, sarebbe un errore considerare solo le grandi aziende attrici di questo processo, in quanto la maggior parte del tessuto economico italiano è composto da PMI e non c’è nessuna valida ragione per cui una piccola o media impresa non debba essere inclusiva. Il nostro impegno, nel diffondere la cultura dell’inclusione tanto all’interno del Gruppo quanto all’esterno verso i nostri Clienti, è proprio quello di non cadere nel tranello per cui la diversità sia automaticamente indice di inclusione.

copertina del libro di daniele regolo Quali sono tre priorità (politiche, legislative, sociali, culturali) che oggi vedi nel mondo della disabilità, e sulle quali ritieni si dovrebbe intervenire al più presto (collettivamente, singolarmente, politicamente…)?
Nel campo della disabilità credo che il maggior rischio si annidi in quello che è il suo stesso potenziale: le grandi competenze che esistono e che, spesso e volentieri, sono spezzettate o frammentate fra tantissime realtà (politiche, associazionistiche, culturali) che non comunicano tra loro; a volte neanche si conoscono. Nello specifico, credo che, senza una classifica predefinita, il lavoro, il “Dopo di noi” e l’accessibilità siano dei cardini da cui discende tutto il resto e debbano essere affrontati sia dalla politica che dalla società civile e culturale.

Cosa troverà nel tuo libro chi deciderà di leggerlo?
È concepito come una passeggiata insieme, in cui con un disordine solo apparente, cercheremo di capire insieme perché la diversità ci tocca così tanto nel profondo e cosa sia, di conseguenza, la vera inclusione. Il tutto chiamando episodi personali e del mare in esclusiva funzione della narrazione. Queste “passeggiate”, tengo a sottolinearlo, sono vere, perché sono dubbi e riflessioni realmente condivise durante la nostra attività quotidiana nelle aziende. E il confronto continuo chiede a noi stessi di saperci rinnovare: la D&I, oggi, richiede una metodologia già differente rispetto a pochi anni fa.

Hai presentato La formula dell'unicità a Milano, il 24 gennaio. Prossime date?
Il 16 marzo, ad Ancona, presso la libreria Fogola.


Redazione

bottoncino newsletter
Privacy Policy

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione

Tieniti aggiornato. Iscriviti alla Newsletter!

Autorizzo al trattamento dei dati come da Privacy Policy