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Con il progetto “La casa di Ale”, la famiglia Meroni ha realizzato a Villa Guardia, in provincia di Como, un'abitazione in grado di garantire al figlio Alessandro autonomia e indipendenza. Ce ne parla papà Marco

Una delle maggiori preoccupazioni per una famiglia con un figlio disabile, specialmente se si muove in carrozzina, è quella di garantire una casa in grado di soddisfare le necessarie esigenze di mobilità. A dare una risposta concreta a questo bisogno ci ha pensato la famiglia Meroni grazie al progetto “La casa di Ale”, che per Alessandro ha ideato e realizzato a Villa Guardia, in provincia di Como, un'abitazione completamente accessibile grazie alla tecnologia; a parlarcene è papà Marco (il resto della famiglia è composto da mamma Angela e dalla sorella Gaia).

estero nella casa della famiglia Meroni

Alessandro e la sua famiglia
Alessandro ha 11 anni ed è tetraplegico da quando ne ha 4 a causa di una mielite acuta flaccida provocata da un enterovirus scoperto in ritardo e in grado di minare in modo grave il sistema immunitario: È successo - spiega Marco – nel 2016: nel giro di due giorni mio figlio ha perso quasi tutte le sue funzionalità motorie e da allora, oltre a muoversi autonomamente su una carrozzina elettrica, ha bisogno di un ventilatore attivo 24 ore su 24 per poter respirare. Dopo aver trascorso un mese di rianimazione e quasi un anno all'interno di diverse strutture riabilitative con l'obiettivo di recuperare tutto il possibile, una volta rientrati ci siamo resi conto che la casa a due piani in cui abitavamo non poteva più andare bene”.

alessandro e marco meroni Il volo di Ale
Da quel momento, per Alessandro e la sua famiglia è partita ufficialmente la ricerca di un luogo in grado di rispondere adeguatamente alle nuove esigenze: “Ci siamo subito rimboccati le maniche – prosegue – per cercare soluzioni già esistenti per situazioni simili alla nostra, sia in Italia che all'estero, purtroppo senza successo. Nonostante questo, siamo riusciti a trovare una casa anni '60 di circa 150 metri quadrati disposta su un unico piano, completamente da ristrutturare ma senza doverci spostare da Villa Guardia, dove fortunatamente abbiamo trovato un comune virtuoso con grandissima attenzione verso le persone fragili. Da lì abbiamo iniziato a bussare alla porta di aziende e associazioni alla ricerca di tecnologie che facessero al caso nostro, creando un vero e proprio network di soggetti interessati ad approfondire il tema della disabilità”.

interno la casa di ale

La nuova casa accessibile, da quel momento, ha iniziato a prendere forma: “Grazie a un intervento a più mani - aggiunge ancora Marco – siamo riusciti a fare un ottimo lavoro, ricorrendo a soluzioni innovative condite da quel pizzico di buonsenso che spesso manca nella progettazione delle case: tutto questo ha portato all'installazione di porte di 90 centimetri di larghezza, più larghe rispetto al minimo previsto dalla legge, di porte-finestra a scorrimento orizzontale senza bordo azionabili ad app per permettere ad Alessandro di entrare e uscire in autonomia, di sollevatori a soffitto con binario integrato, manuale o elettrificato e molto altro. Il tutto con un occhio di riguardo all'estetica, perché una casa non dev'essere un ospedale, bensì calda ed accogliente: a proposito, abbiamo voluto separare appositamente l'area riservata alla riabilitazione da quelle per la vita di tutti i giorni destinate al gioco, allo studio e al riposo, con l'obiettivo di creare un ambiente sano e sereno anche dal punto di vista psicologico”.
alessandro meroni
Una concept house
L'obiettivo, infine, è quello di rendere “La casa di Ale” una vera e propria “concept house” replicabile da altre persone in altri contesti: “Nel corso di questi mesi – conclude – ho ricevuto tantissime telefonate da parte di famiglie in cerca di consigli e suggerimenti. Credendo nella condivisione e nella rete, abbiamo deciso di trasformare la nostra casa in un living lab a disposizione di chiunque si occupi di tecnologia e innovazione, dalle aziende alle startup fino ad arrivare ai singoli professionisti. Con il Politecnico di Milano, ad esempio, stiamo lavorando ad un braccio robotico installabile sulla carrozzina per facilitare l'autonomia nell'alimentazione, realizzabile con stampanti 3D per poterlo mettere a disposizione di tutti in open source; con un altro partner importante, infine, ci stiamo concentrando sul miglioramento dell'esperienza di assistenza vocale al servizio delle persone con disabilità, perché l'intelligenza artificiale ha grandi potenzialità se sfruttata nel migliore dei modi”.

alessandro meroni vicino al papà mentre illustrano il prototipo di braccio meccanico
Marco Berton

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