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"La sessualità non è un diritto come non lo è l'amore. Se pure non ho diritto di essere amata, credo però che sia giusto rivendicare la libertà di essere amata e di amare, di avere una sessualità soddisfacente. Questa libertà può essere agita se e solo se si garantiscono le stesse opportunità per tutti”

La recente Giornata internazionale delle persone con disabilità è stata l’occasione anche per celebrare l'adozione della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità, documento fondamentale che tra i suoi principi generali proclama valori quali il rispetto per la dignità, l'autonomia individuale, la non-discriminazione, la piena ed effettiva partecipazione e inclusione all'interno della società e le pari opportunità. Tra questi diritti, però, c’è chi segnala una importante assenza: non viene nominata la sessualità come parte integrante della vita delle persone con disabilità.
A segnalare questa “"rimozione" che non stupisce, visto che si tratta di uno dei tabù più radicati nella nostra società” è Armanda Salvucci, presidente di Nessunotocchimario, che lancia una proposta al riguardo.

LA PROPOSTA: L’ARTICOLO 19 BIS
La proposta è quella di inserire il diritto alla sessualità e al piacere tra quelli sanciti nella Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. "Anche se non amiamo le ricorrenze - in fondo siamo disabili anche il 4 dicembre - riconosciamo il valore dei principi sanciti dalla Convenzione. Per questo proponiamo, consapevoli che si tratta di un gesto simbolico, di inserire nella Convenzione un nuovo articolo, il 19 bis, che segua l'art.19 (Vita indipendente e inclusione nella società) e affermi che: "va riconosciuto a ogni persona con disabilità il diritto al piacere e alla libertà di esprimere e godere della propria sessualità".


LA SESSUALITÀ NON E’ UN DIRITTO, MA LA LIBERTÀ SÌ
L'obiettivo è che questo gesto sia l'occasione per fare nascere un dibattito sul tema, ma soprattutto che "si arrivi presto a una sola "dichiarazione" che sia realmente universale e che comprenda e affermi i diritti di tutte le persone, senza alcuna distinzione,” afferma Salvucci.
Alla base, infatti, il discorso è più complesso. Armanda Salvucci spiega così il suo impegno: "La sessualità non è un diritto come non lo è l'amore. Se pure non ho diritto di essere amata, credo però che sia giusto rivendicare la libertà di essere amata e di amare, di avere una sessualità soddisfacente. Questa libertà può essere agita se e solo se si garantiscono le stesse opportunità per tutti, come poter uscire senza doversi preoccupare di tutte quelle barriere non solo architettoniche e ma anche culturali, che sono ostacoli ad una vita sociale piena e a un suo riconoscimento. Significa inoltre garantire la possibilità, nelle situazioni più serie, di accedere ad un'assistenza che faciliti la piena realizzazione della persona abbandonando quelle politiche relative ad una vita indipendente, finora indirizzate al mantenimento dello status quo".

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Redazione

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