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Molte volte genitori e docenti lamentano tensioni ed incomprensioni. A cosa sono dovute? Cosa si può fare per creare rapporti costruttivi e di fiducia?

I rapporti tra scuola e famiglie sono ormai molto spesso al centro di episodi spiacevoli che vedono contrasti anche importanti e non sempre di facile soluzione. La cronaca, purtroppo, a volte ci racconta anche episodi molto gravi, di atteggiamenti aggressivi e a volte anche violenti, di docenti verso gli alunni e di genitori e alunni verso i docenti. Più spesso, però, sono molte le tensioni, anche quotidiane, dovute a tante incomprensioni riguardanti la vita scolastica e la sua gestione. Disabilità e sostegno, purtroppo, non fanno eccezione. Anche in questo caso leggiamo spesso, anche sulle pagine dedicate dei social network, di contrasti continui e discordie su molti aspetti. Le famiglie lamentano scarso ascolto, poco coinvolgimento, mancanza di competenze, continua discontinuità didattica, dirigenti distanti e poco collaborativi. I docenti ravvisano forte ingerenza, controllo, scarsa autonomia nell’insegnamento ecc.

La corresponsabilità educativa, cui il MIUR assegna forte valore strategico, troppe volte è messa duramente alla prova e la situazione col passare del tempo non sembra migliorare. Cosa fare dunque? Come impostare le relazioni tra scuola e famiglia affinché esse possano essere proficue e collaborative? Cosa è importante quando si condivide la responsabilità del percorso educativo dei bambini e dei ragazzi con disabilità? Abbiamo chiesto un parere ad alcune mamme, da tempo fortemente impegnate per favorire i processi di inclusione scolastica dei loro figli. Ci hanno raccontato la loro esperienza ed hanno fornito alcuni suggerimenti per favorire lo sviluppo e la crescita di buone relazioni tra docenti-dirigenti e genitori. Le ringraziamo per la loro preziosa collaborazione.

Daniela ha un bambino con una disabilità molto grave, motoria e visiva, con nessun grado di autonomia ed ha ormai un’esperienza che va dal nido alla fine della scuola primaria: sono stati anni molto belli ed impegnativi, che hanno visto alternare momenti di sconforto (la situazione che si era venuta a creare con la scuola ci ha portato alla necessità di interventi legali e successivamente alla decisione di cambiarla) a momenti di grande soddisfazione dovuti all’ottima integrazione con i compagni e al raggiungimento di importanti e inimmaginabili obiettivi didattici. Secondo Daniela il rapporto coi dirigenti scolastici è fondamentale: è lui che conosce le risorse presenti a scuola e che le può gestire nel migliore dei modi, ed è sempre lui che di concerto con la famiglia può cercare di ottenere le risorse provenienti da altri enti (ad esempio alla materna abbiamo ottenuto la realizzazione della rampa di accesso) o le risorse aggiuntive nel caso quelle disponibili non siano sufficienti. Molto importante è anche il confronto tra tutto il personale della scuola e famiglia: avere un rapporto di fiducia reciproca porta a costruire. Porto un esempio: ad un incontro di GLHO abbiamo chiesto alla scuola lo sforzo di provare a togliere il pannolino ed insieme abbiamo definito come procedere, considerando anche le esigenze della classe/scuola. I risultati sono stati molto incoraggianti: da un lato noi genitori non abbiamo interferito con le scelte della scuola (ad esempio su chi debba portare mio figlio in bagno) e dall’altro la scuola ha cercato le risorse necessarie per supportare la scelta.

Anche l’esperienza di Silvia non è stata semplice: è cominciata con forti scontri con la scuola per la mancata capacità di accogliere e mettere in atto i processi di inclusione previsti dalle norme. Ho quindi iniziato a studiare la normativa fino ad arrivare ad un ricorso per ottenere le ore di sostegno adeguate. Tale conoscenza ha portato a ulteriori scontri con la dirigenza, ma ero convinta che il fulcro per una vera inclusione fosse, oltre al rispetto delle norme, anche creare un’alleanza con i docenti, i genitori e gli specialisti, rispettando il ruolo di ciascuno, aprendosi al confronto, offrendo  strumenti validi, progettando GLHO e partecipando attivamente al gruppo inclusione della scuola per tutelare tutti gli studenti. Così, non senza fatica, negli anni abbiamo creato un lavoro di équipe con risultati davvero strepitosi. Di qui il desiderio di aiutare gli altri genitori, spiegando quanto sia importante creare un patto collaborativo con la scuola, portandoli a conoscenza delle norme  e facendo capire l’importanza di fare rete con altre famiglie. Fondamentale per gli  insegnanti è la preparazione, la conoscenza della normativa e degli strumenti di inclusione che tutelano il progetto di vita scolastica dei nostri figli. Non basta. Serve anche la convinzione che i nostri ragazzi possano imparare senza porsi limiti.

Pure Stefania è una mamma da anni impegnata per affermare il diritto di inclusione del figlio: è una lunga storia (12 anni). Al nido tante assenze per motivi di salute, ma ha avuto grandi stimoli, mentre alla materna comunale ho visto poca preparazione, poche risorse e scarsa attenzione alla personalizzazione delle attività, con PEI duplicati per tre anni e un dirigente molto assente. Gli anni della scuola primaria sono stati i migliori: dirigente accogliente, preparato, docenti inclusive, empatiche e pronte a confrontarsi con famiglia e terapiste, nonostante i continui cambi di docenti. Negli anni delle scuole medie c’è stata una grande crescita cognitiva e psicologica e a scuola sono stati realizzati progetti trasversali su tante discipline. Dirigenti diversi, approcci diversi ma docenti attenti e disponibili al confronto costruttivo. Adesso mio figlio ha iniziato a frequentare un CFP regionale: il sostegno è quasi nullo, diversi docenti e il dirigente sono disponibili. D. è stato accolto senza SE e senza MA, anche se per avere 18 ore di sostegno ho dovuto fare un altro ricorso. In merito alle relazioni tra scuola e famiglia Stefania sottolinea alcuni aspetti essenziali: mediazione, termine fondamentale nella vita di mio figlio e nella nostra, concetto generalizzato nei rapporti con la scuola; collaborazione, condivisione, attenzione e monitoraggio. Per noi sono stati la strada giusta, percorsa insieme a docenti, dirigenti e terapisti. I risultati raggiunti oggi sono sopra ogni previsione: con grande sforzo condiviso ogni piccolo o grande scontro è stato risolto con grande umiltà. Fondamentale per me è stato comprendere le dinamiche scolastiche, attraverso la partecipazione: GLHI, rappresentante di classe, membro del comitato genitori, serate di sensibilizzazione e sportello di ascolto gestito da genitori. Spesso dobbiamo uscire dal nostro personale vissuto per capire quanto sia difficile per tutti.

Ci auguriamo che le esperienze raccontate possano essere di aiuto a docenti e genitori.

APPROFONDIMENTI

Collaborazione scuola-famiglia
 

In disabili.com

Costruire insieme
 

Tina Naccarato

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