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Molti sono gli strumenti facilitanti per alunni con DSA, ma è importante che il loro uso sia sempre calibrato sui reali bisogni

In un recente articolo del Corriere della Sera si parla degli strumenti digitali oggi disponibili a supporto della didattica per alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Tali strumenti sono sempre più numerosi e spesso anche disponibili in rete. Si tratta ad esempio di libri digitali, di software di sintesi vocale, di programmi di videoscrittura e di molte altre risorse facilitanti, che certamente appaiono come soluzioni efficaci. Tuttavia, evidenzia l’articolo, in alcuni casi esse possono anche bloccare gli sforzi ed è pertanto molto importante individuare gli strumenti adeguati alle differenti specificità. Ogni situazione è infatti peculiare, ogni caso è diverso. Come lavorare, dunque, in classe, anche in considerazione del costante aumento delle diagnosi? Bisogna operare scelte calibrate ed attente, mai riconducibili al disturbo ma sempre decise in maniera attenta alle necessità concrete dei singoli.

I Dsa sono diagnosticati nel 2,59% della popolazione scolastica italiana ed oggi gli alunni dai 6 ai 18 anni con certificazione Dsa sono 186.290 su un totale di 7.184.070 studenti. Le loro difficoltà possono essere compensate attraverso l’uso di tecnologie e i dati empirici ne dimostrano l’efficacia, dato che è in costante crescita il numero degli studenti con DSA che riescono ad accedere agli studi universitari. Per tale ragione, alcune università hanno istituito dei Servizi Dsa e sportelli dislessia. Sono inoltre in crescita le attività mirate avviate negli atenei, come ad esempio la recente attivazione di corsi di Inglese per dislessici presso l’Università di Pisa, finalizzati  al raggiungimento del livelli di conoscenza della lingua richiesta dai diversi corsi di studio. Per la progettazione delle attività si è tenuto conto non solo delle tecniche mirate a ridurre le difficoltà legate ai deficit insiti nel disturbo, ma anche dell’esame delle abilità mnesiche e pragmatiche degli apprendenti. Non si può prescindere, infatti, dalle singolarità e dalla loro caratteristiche.

Non solo. E’ anche molto importante, come sostiene F. Fogarolo, che si apprenda ad usare questi strumenti al massimo della loro potenzialità. Compito della scuola è insegnarlo e definire un progetto personalizzato che sia costruito sulle capacità dello studente e sul suo grado di dislessia. Tali strumenti, dunque, devono essere usati sulla base dei bisogni reali e, inoltre, mai devono sostituirsi all’impegno ed allo sforzo realizzabile per raggiungere gli obiettivi. Mai devono essere eccessivamente facilitanti. Solo in tal modo è possibile usufruire adeguatamente delle risorse e degli strumenti disponibili: coniugando la loro funzione con le reali capacità degli studenti.
Si tratta di un aspetto molto significativo. Generalmente i bambini ed i ragazzi con DSA hanno vissuto percorsi piuttosto faticosi prima di arrivare alle diagnosi, con difficoltà importanti nella lettura, nella scrittura, nel calcolo e, non di rado, con il senso di inadeguatezza che ne deriva. Tuttavia, ogni diagnosi non dev’essere mera etichetta, ma descrivere situazioni personali irriducibili a sterili generalizzazioni nosografiche. La singolarità resta centrale ed è su quest’ultima che bisogna intervenire con didattiche, tecniche, strategie e strumenti di volta in volta specificamente orientati al singolo ed alla sua evoluzione negli apprendimenti. La finalità è realizzare un’esperienza di studio positiva, efficace e di reale benessere. Non è poco.


APPROFONDIMENTI:

Associazione Italiana Dislessia


In disabili.com

Piani Didattici Personalizzati (PDP)
 
Aiuto, mio figlio è dislessico. Cosa fare, quando e come intervenire in caso di DSA

Tina Naccarato


 

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