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Aumentano i casi di DSA nelle scuole italiane ma per il MIUR si tende alla stabilizzazione. In crescita le opportunità formative e informative

Negli ultimi anni è aumentato il numero degli alunni con diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). Gli studi internazionali stimano la quota fisiologica intorno al 4-5% della popolazione scolastica, ma in alcune zone del nostro territorio la percentuale è più alta e la tendenza è verso l’ulteriore aumento. Infatti, se nell’anno scolastico 2010/11, quando fu emanata la L. 170, gli alunni con DSA in Italia rappresentavano lo 0,7% della popolazione scolastica, essi sono arrivati al 2,1% nell’anno scolastico 2014/2015, con punte del 6,6% nelle scuole medie del Nord Ovest e del 10% in regioni come l’Emilia Romagna. Eppure, secondo gli esperti dell’Associazione Italiana Dislessia intervistati dal mensile Vita, i Dsa non sono sovrastimati, semmai capita il contrario, dato che vi sono intere regioni in cui il fenomeno è quasi ignorato. Sempre nello stesso articolo, però, possiamo leggere il parere di esperti di neuropsichiatria infantile secondo cui, invece, il problema è sovra diagnosticato. Non manca chi ritiene che per qualcuno la certificazione del disturbo possa diventare un comodo strumento per giustificare risultati di apprendimento mediocri o negativi che hanno ben altre ragioni. Il focus pubblicato dal MIUR nel dicembre scorso, pur registrando l’incremento evidenziato, presenta dati tendenti alla stabilizzazione e comunque globalmente nella norma. Secondo i dati del MIUR gli alunni con DSA in Italia sono 185 290: 44 792 alle scuole primarie, 73 502 alle scuole secondarie di primo grado e 67 996 alle scuole secondarie di secondo grado. C'è una flessione nell’aumento delle certificazioni, ma il dato non pare essere preoccupante. R. Ciambrone, dirigente dell'Ufficio IV della direzione generale dello studente del Miur, ha sottolineato che il MIUR cerca di demedicalizzare l’approccio a questi problemi … Un fatto clinico quando entra a scuola diventa una questione educativa. Esperti, clinici, psicoterapeuti, neuropsichiatri dovrebbero sostenere il lavoro degli insegnanti sia fornendo elementi di conoscenza che spostandosi verso la didattica, per cercare di capire quale poi debba essere l’azione dell'insegnante.

Diventano centrali gli approcci didattici adeguati, le metodologie più proprie, le tecniche, le strategie e gli strumenti, anche tecnologici, a supporto della didattica. Nelle università l’offerta formativa in merito è sempre più ricca, anche se non sempre a costi agevoli ed il bonus di 500 euro stanziato dal MIUR per la formazione riguarda solo i docenti assunti a tempo indeterminato. Non mancano però le occasioni formative territoriali proposte anche presso le scuole. Un’iniziativa recente che appare molto interessante è certamente il progetto Dislessia: un approccio digitale integrato , avviato dalla Fondazione Telecom Italia in accordo con il Ministero della Salute, con il MIUR e in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, con l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e con l’Associazione Italiana Dislessia. Attraverso il portale e un’apposita App le famiglie potranno effettuare uno screening ultra-precoce e sarà possibile individuare presto i casi di bambini a rischio. Sarà inoltre possibile effettuare una valutazione a distanza e prevedere un eventuale percorso di recupero on line per le difficoltà di lettura. Infine, saranno realizzate apposite sessioni di e-learning per i docenti e il personale scolastico. Si tratta di un progetto importante ed ambizioso, che contribuirà a creare un unico osservatorio in Italia dei dati sulla diagnosi e che rappresenta un’opportunità nuova per studenti, famiglie ed operatori, anche attraverso l’introduzione di innovativi strumenti digitali di supporto.

APPROFONDIMENTI
Associazione Italiana Dislessia

In disabili.com
Dislessia a scuola

Conosci la dislessia?

Tina Naccarato

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