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Il decreto delega per l’inclusione non prende in considerazione i CTS: quali scenari per il futuro?

Sul territorio nazionale sono presenti ben 106 Centri Territoriali di Supporto (CTS)  che vantano ormai un’attività decennale nei territori provinciali. Al centro delle loro funzioni è la capacità delle nuove tecnologie di raggiungere obiettivi di miglioramento nel processo di apprendimento e insegnamento, sviluppo e socializzazione. I CTS informano i docenti, gli alunni, gli studenti e i loro genitori delle risorse tecnologiche disponibili e organizzano iniziative di formazione sui temi dell’inclusione scolastica, nonché nell’ambito delle tecnologie per l’integrazione, fornendo anche consulenza nell’individuazione delle scelte opportune, sia per gli ausili che in merito alle modalità didattiche adeguate nelle diverse situazioni. I CTS raccolgono le buone pratiche di inclusione realizzate dalle istituzioni scolastiche e le condividono con le scuole del territorio di riferimento.  Sono inoltre centri di attività di ricerca didattica e di sperimentazione e possono farsi promotori di intese e accordi territoriali con i servizi sociosanitari del territorio. I CTS sono quindi veri e propri centri nevralgici per coordinare tutti i progetti, le risorse e le informazioni necessarie alla scuola. Hanno inoltre dato vita a 106 sportelli autismo e si occupano di contrasto, prevenzione e formazione riguardanti bullismo e cyberbullismo.. Costituiscono l'unica rete di scuole per l'inclusione a livello nazionale, collegata alle associazioni per le disabilità e alle strutture territoriali. In molte zone sono le uniche agenzie che raccordano la scuola e la disabilità in termini di aggiornamento, affiancamento e reale inclusione.

Si tratta però di un’esperienza decennale che rischia di andare perduta, perché nella delega per l’inclusione non sono stati presi in considerazione. In occasione del decennale dalla loro istituzione, infatti, è stato organizzato a Roma un convegno in cui sono stati presentati i lavori svolti in questi dieci anni, ma anche i timori per i prossimi provvedimenti che di fatto smantellerebbero i CTS, lasciando al privato il compito di informare e formare su tecnologie e ausili. Il convegno nazionale, dal titolo Inclusione: Conquiste, realizzazioni e prospettive è stato organizzato dalla rete dei CTS di Roma in collaborazione con la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH)  ed ha visto la partecipazione di referenti istituzionali ed esperti di inclusione scolastica, i quali hanno sottolineato, tra le altre cose, la significativa evoluzione che in questo decennio ha visto alcuni CTS con un forte orientamento all’innovazione tecnologica, impegnati nello sviluppo, nella diffusione di software e ausili informatici per la didattica. Molta, però, è la preoccupazione per il futuro, date le prospettive che si aprono con l’imminente approvazione dei decreti delle deleghe.
Abbiamo chiesto a F. Fogarolo, formatore esperto che ha partecipato attivamente ai lavori del convegno, di intervenire con una riflessione sulle attività svolte dai CTS in questi dieci anni e sugli scenari futuri:

Prof. Fogarolo, qual è stato il contributo del lavori dei CTS in questi dieci anni?
Anche se nati esclusivamente per le tecnologie, i CTS sono stati la prima struttura di rete per l'inclusione che ha funzionato a livello nazionale ed hanno svolto in molte regioni un ruolo fondamentale per uscire dal pericoloso isolamento che ha caratterizzato i primi anni di autonomia scolastica. In alcune regioni esistevano già alcune reti (CTI, CTRH, CTH …) ma nella maggior parte dei casi prima dei CTS a livello territoriale non c'era nulla. Non hanno purtroppo funzionato ovunque in modo adeguato e questo è il principale rammarico che lascia questa esperienza. Sono strutture molto povere e deboli, caratterizzate spesso da grandi entusiasmi ma pochi mezzi, basate quasi ovunque sul puro volontariato, con scarsa continuità nella governance sia a livello locale che nazionale. Ma oggi, forse più ancora di dieci anni fa, l'inclusione si persegue solo facendo squadra e questo vale a tutti i livelli, dal singolo istituto scolastico al ministero, perché se i problemi si affrontano isolatamente, ciascuno nella propria classetta (se non nell'auletta) ogni criticità piccola o grande rischia di mettere in crisi tutto il sistema. Vediamo quello che sta succedendo negli ultimi anni con i disturbi comportamentali, sempre più numerosi e impellenti, che impongo a tutti di fare squadra perché la vecchia strategia secondo cui chi ha il problema se lo tiene fa saltare uno dopo l'altro tutti gli pseudo equilibri esistenti.

Cosa cambierà con l’approvazione dei decreti delega?
I decreti delega non parlano di CTS né di reti e, presi alla lettera, più che un cambiamento configurano l'affossamento di queste esperienze di condivisione a livello territoriale. Alcuni segnali positivi si notano con la recente nota sulle scuole polo per l'inclusione che farebbe pensare a una funzione più articolata dei Gruppi Inclusione Territoriale (GIT), estendendo i loro compiti oltre la mera proposta di quantificazione delle risorse di sostegno per svolgere un ruolo attivo di promozione della qualità dell'inclusione nel territorio. Ma se restiamo al testo del decreto di queste cose non c'è traccia e c'è poco da stare allegri.

APPROFONDIMENTI

Atti del Convegno

CTS: la Buona scuola li smantella
 

In disabili.com:

Deleghe Buona Scuola

Tina Naccarato


 

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