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L’appello alle Regioni affinchè bypassino la politica nazionale e rispondano alle esigeze concrete delle persone più deboli e esposte

Mentre la tabella di marcia della somministrazione dei vaccini contro il Coronavirus sta subendo rallentamenti importanti a causa dei ritardi nelle forniture da parte delle ditte produttrici Pfizer e AstraZeneca (lo slittamento per gli anziani over 80 si stima in ben 4 settimane, ndr), le persone con disabilità continuano ad attendere informazioni e chiarimenti sull’annunciato inserimento della loro categoria tra quelle che riceveranno l’immunizzazione appena terminerà il primo ciclo dedicato ad operatori sanitari, ospiti ed operatori delle RSA.

A sottolineare quanto la situazione sia grave e precaria, anche il forte appello che la Presidente dell'Istituto Serafico di Assisi, Francesca Di Maolo, lancia alla Regione Umbria e a tutte le Regioni italiane affinché adottino con urgenza interventi correttivi sul piano strategico nazionale di vaccinazione nel quale sono state totalmente dimenticate le persone con disabilità, i loro caregiver, le residenze per disabili e addirittura le strutture residenziali sanitarie per disabili gravi.
L’appello, dicevamo, è rivolto alle singole regioni: “È necessario che le Regioni intervengano rapidamente per colmare questa grande lacuna, visto che difficilmente la politica nazionale nei prossimi giorni potrà dedicarsi ai problemi concreti delle persone più deboli", ha aggiunto Di Maolo.

GLI OPERATORI DELLE STRUTTURE RESIDENZIALI PER DISABILI
"Prima dell'avvio della campagna vaccinale, è stato giustamente dato rilievo al personale sanitario, ai residenti e al personale delle Rsa e alle persone in età avanzata, ma ci si è dimenticati di ricordare le gravi difficoltà vissute nelle residenze sanitarie per disabili all'interno delle quali, da nord a sud del Paese, molte giovani vite si sono spezzate a causa del Covid. È urgente quanto meno procedere anche alla vaccinazione di tutti gli operatori sanitari e sociosanitari delle strutture convenzionate con il SSN, e non solo di quelli appartenenti al servizio pubblico e delle residenze per anziani. La vaccinazione degli operatori sanitari,  prevista nella prima fascia di priorità, sarebbe già una garanzia per le persone con disabilità gravi ricoverate in regime residenziale. Deve essere inoltre considerato che in alcune residenze sanitarie, come per esempio il Serafico, sono ricoverati bambini e ragazzi anche al di sotto dei 16 anni che non potranno essere vaccinati proprio per la loro giovane età, ma non per questo devono essere giudicati esenti da rischi a causa delle gravi patologie che ne hanno richiesto il ricovero in una residenza sanitaria. Anche per  tale ragione la vaccinazione del personale di assistenza deve avvenire rapidamente", sottolinea la Presidente.

COVID E PERSONE DISABILI
Nella sua nota, l’Istituto sottolinea come le persone con disabilità rappresentino una delle categorie fragili più a rischio nello scenario epidemiologico attuale, non solo perché a causa della loro condizione clinica e fisica hanno maggiori probabilità di contrarre il virus e di subirne complicanze gravi, ma anche perché necessitano di una costante assistenza. A sostegno di queste affermazioni, l’Istituto cita una analisi condotta dall'Ufficio Nazionale di Statistica del Regno Unito, sulla correlazione tra il tasso di mortalità associato al Covid-19 e alla disabilità, dalla quale sarebbe emerso che nel 59% dei casi le persone decedute per Covid-19 in Inghilterra e in Galles erano disabili. In particolare, il 37% di queste erano persone di genere maschile con un'età compresa tra i 9 e i 64 anni, mentre il 67% erano donne di età superiore ai 65 anni. Ma anche fra i più piccoli il tasso di mortalità per Covid-19, standardizzato per età (≥ di 9 anni), è risultato significativamente maggiore tra i soggetti disabili, sia per quelli che presentavano limitazioni moderate e, in maniera ancor più significativa, per quelli che presentavano importanti limitazioni.

COVID, BAMBINI E RAGAZZI
Su questo, purtroppo l’esperienza dell’Istituto conferma quanto il Covid non risparmi di attaccare anche i più giovani, "Al Serafico abbiamo sperimentato l'aggressività del Covid su bambini e ragazzi, per alcuni dei quali si è reso necessario il ricovero ospedaliero per le gravi complicanze polmonari successive all'infezione. Nel mese di dicembre uno dei nostri ospiti che aveva solo 30 anni - è stato ricoverato in un reparto di rianimazione proprio per queste complicanze e ha perso la vita. Per tutti noi è stato un dolore straziante e vogliamo scongiurare il pericolo che il coronavirus possa mietere ancora altre vittime. Quando il virus è entrato nella nostra struttura, con enormi sforzi e sacrifici di tutti siamo riusciti a contenerlo in due residenze su sei, evitando la diffusione in tutto l'Istituto, ma adesso abbiamo disperatamente bisogno dell'arma del vaccino per mettere in sicurezza queste giovani e fragili vite", dichiara Francesca Di Maolo.

ALTRE CONSEGUENZE SU BAMBINI E RAGAZZI
Da marzo 2020, raccontano dall’istituto, i bambini e i ragazzi del Serafico vivono le severe ristrettezze sociali imposte dai protocolli sanitari adottati per la loro tutela, ma questo lungo periodo di distanziamento sociale sta provocando loro gravi conseguenze psicologiche e un aumento dei comportamenti disadattivi. Inoltre, bisogna tenere conto del fatto che a questi ragazzi è consentito raramente di vedere i propri genitori ed è prioritario che tornino al più presto alla normalità.

SERVE UN INTERVENTO DELLE REGIONI PER RENDERE DISPONIBILE IL VACCINO
"Ragazzi con gravi patologie e con disabilità complesse per le quali si rende necessario il ricovero in strutture residenziali non possono e non devono più continuare a rimanere invisibili. Comprendiamo la complessità dei problemi legati alla campagna vaccinale e alla scarsità delle dosi, ma non inserire le residenze socio-sanitarie per disabili tra le priorità è una grave ed inaccettabile scelta che esprime tutta l'incapacità della politica nazionale di prendersi carico delle persone con disabilità. Siamo inoltre molto preoccupati per il ritardo nella consegna dei vaccini da parte delle case produttrici ed è di fondamentale importanza che il piano di vaccinazione venga rivisto, e non solo con il criterio delle fasce di età. Per questo chiediamo con urgenza alla nostra Regione Umbria, e a tutte le Regioni italiane vicine ai bisogni reali dei cittadini, un intervento correttivo, perché per tutelare le persone più fragili dobbiamo utilizzare tutte le armi che abbiamo a disposizione e in questa drammatica emergenza sanitaria, l'arma più importante è il vaccino. Non c'è più tempo, abbiamo bisogno che ci venga data la possibilità di salvare anche le giovani vite che si trovano nelle residenze sanitarie per le loro gravi condizioni salute", conclude la Presidente dell'Istituto Serafico.

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Redazione

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