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Assolti dalla Corte di Assise di Massa perché il fatto non sussiste

Marco Cappato e Mina Welby sono stati assolti ieri dalla Corte di Assise di Massa dall’accusa di aver aiutato a suicidarsi Davide Trentini, il 53enne malato di sclerosi multipla che nel 2017 aveva fatto ricorso al suicidio assistito in Svizzera. Il giorno dopo la morte di Trentini, avvenuta il 13 luglio 2017 in una clinica a Basilea, Cappato e Welby, rispettivamente tesoriere e copresidente dell'associazione Luca Coscioni alla quale Trentini si era rivolto, si presentarono ai carabinieri di Massa (Massa Carrara), la città di Trentini, per autodenunciarsi, facendo partire il procedimento penale.

Secondo la corte d’Assise di Massa, Cappato e Welby non sono responsabili della morte di Trentini, perché il fatto non sussiste: l’assoluzione è giunta sia per l'accusa di istigazione al suicidio sia per quella di aiuto al suicidio, per il quale erano imputati.
A essere al centro della vicenda, l’art. 580 del codice penale, rubricato “istigazione o aiuto al suicidio”, che sostanzialmente vieta in Italia l’aiuto all’atto di morte volontaria, consentito invece in Svizzera. Violare l’art. 580 del codice penale significa poter essere condannati dai 5 ai 12 anni di reclusione.

L’assoluzione (per Marco Cappato) arriva dopo quella per il caso analogo di dj Fabo, ma in questa vicenda la situazione di partenza era diversa per le condizioni dei soggetti coinvolti: diversamente da Fabiano Antoniani, che era tenuto in vita da macchinari, Davide Trentini era sottoposto a cure farmacologiche e assistenza specifica necessaria per la sclerosi multipla di cui era malato da quando aveva 27 anni.
La sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Dj Fabo aveva dichiarato in parte incostituzionale l’art. 580, in particolare quando la persona che è stata aiutata a porre fine alla sua vita “sia tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetta da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche o psicologiche che ella reputa intollerabili, ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli”.

Marco Cappato, che ha dedicato alla memoria di Davide Trentini e alla madre la sentenza, ha ribadito la necessità che sia il Parlamento a legiferare in materia: “Non pensiamo adesso che la legge sull'eutanasia sia inutile perchè tanto arrivano le assoluzioni: la legge serve per garantire un diritto a tutti i cittadini e serve ad eliminare una potenziale discriminazione. Non possiamo più accettare che ci sia una discriminazione sulla base della tecnica con cui sei tenuto in vita. L'azione di disobbedianza civile continuerà fino a quando il Parlamento non si sarà assunto la responsabilità che fino ad ora non si è assunto".

Anche Mina Welby, prima di entrare al palazzo di giustizia di Massa, aveva dedicato un pensiero alla mamma di Davide Trentini, che con il figlio si era rivolta all’Associazione Coscioni: "Sono serena, ieri notte ho pensato alla mamma di Davide Trentini, la mia battaglia è per lei". "Se verrò condannata - aveva detto - voglio andare in carcere. Ma temo avendo 80 anni che mi diano i domiciliari". "Dobbiamo ancora ottenere la legge - ha aggiunto - e nel frattempo sarò pronta ad accompagnare in Svizzera tutte quelle persone che me lo chiederanno".

Redazione

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