Menu

Tipografia

“(…) sono stata fedele per 45 anni allo stesso “datore di lavoro”, perché di questo si tratta, oltre a essere madre sono infermiera, medico, pur non avendone i titoli (…), insegnante, assistente, badante, con una sola differenza con gli altri lavoratori, non sono stata mai stipendiata anzi , ho dovuto scegliere se tornare al lavoro o assistere mia figlia"

I numeri magici per poter rientrare nella Quota 100, ovvero andare in pensione anticipata, sono 62 e 38, ovvero 62 anni di età e 38 di contributi. Ci sono poi lavori usuranti che permettono di anticipare la pensione. Ci sono, infine, lavori stressanti, totalizzanti, che privano di una vita sociale, della libertà di prendere un caffè, che debilitano anche sul fronte emotivo, che si intromettono nella proiezione di un futuro che si vede oscuro, che non prevedono né quota 100, né pensione anticipata, né pensione, del tutto. Parliamo della professione del caregiver familiare, ovvero del lavoro di cura e assistenza che persone (più spesso madri, o comunque donne), conducono h 24 in casa per dare una vita dignitosa a un congiunto non autosufficiente.

Di caregiver familiari e delle loro condizioni di lavoro parliamo spesso, ma più di tutto solo le loro testimonianze a poter dare la misura di quello che vivono. Riportiamo qui la lettera-appello che una di loro, Marina Cometto, cara amica di disabilicom, ha scritto al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, elencando tutte richieste che la sua datrice di lavoro le fa da ben 45 anni: si tratta di Claudia, la figlia, colpita da bambina dalla Sindrome di Rett e totalmente non autosufficiente da molti anni.
Di seguito, il testo integrale della lettera.

Quota 100 ANCHE PER ME , 45 anni di servizio 69 anni di età

Gentilissimo Presidente MATTARELLA
Le scrivo per farle una richiesta inusuale forse, ma con fondamentali motivazioni che vado a
illustrarle:
Il mio datore di lavoro, una donna, da ben 45 anni avanza richieste sempre più pressanti e impegnative a cui io non riesco a rispondere negativamente
Vuole essere imboccata 5-6 volte al giorno per mangiare e altre 4-5 per bere per un totale di 6 ore al giorno
Vuole essere sorretta per fare qualche passo in casa con il deambulatore
Vuole, pretende sta’ impunita di essere svegliata con il sorriso sulle labbra e con una carezza affettuosa.
Vuole essere portata a spasso con la sua sedia a rotelle
Vuole la mia attenzione in ogni momento della giornata per essere accarezzata e impegnarla in qualche attività per stimolare il suo lato cognitivo molto compromesso
Vuole essere cambiata sovente, essendo incontinente convive con il pannolone
Vuole più volte nella notte essere girata nel letto per cambiare posizione
Vuole guardarmi negli occhi e trovare comprensione e sostegno
Vuole che io capisca se ha male o se ha bisogno di qualcosa senza dover proferire parola
Vuole essere accompagnata dal medico quando sta male,
Vuole la mia presenza continua per l’assistenza ospedaliera quando necessita di un ricovero
Vuole che io sia la sua ombra per 365 giorni all’anno e questo da 45 anni

Non crede Presidente che questa MIA DATRICE DI LAVORO sia pretenziosa e impegnativa al massimo e che superi di molto tutte le possibili previsioni di impegno umano e affettivo?
Mi presento: sono la mamma di una persona disabile gravissima di 45 anni e il mio impegno costante è l’assistenza e la cura di questa mia creatura “speciale” a cui mai ho fatto mancare la mia presenza, ho dimenticato cosa voglia dire dormire una notte in modo continuativo, ho dimenticato cosa voglia dire poter uscire con tutta la famiglia, non ricordo più cosa voglia dire allontanarsi di casa per più di 1 giorno massimo 2 e ogni volta con l'apprensione che chi rimane con lei riesca a cogliere il minimo accenno di malessere.
Ho sostituito lo Stato per l’assistenza, ho fatto risparmiare un sacco di denaro ai contribuenti facendomi carico di molte delle funzioni spettanti ai Servizi, siano essi sanitari che educativi o assistenziali, non crede che io meriti un riconoscimento ?
NON ho riconosciuto il diritto a alcuna pensione neppure ora che ho abbondantemente raggiunto una bella età e un impegno costante paragonabile a un importante impegno lavorativo come intensità e fatica fisica e mentale oltre che affettivo, quota 100 per me è una grande presa in giro per quanto mi riguarda personalmente.
Ho svolto, svolgo, un lavoro usurante, sia fisico, mentale che psicologico e morale.
Viene dato il titolo di Cavaliere ai giocatori perché portano in Alto il nome dell’Italia in campo sportivo, (senza troppa fatica, mi permetta, in fondo sono pagati profumatamente per questo)
viene dato il titolo di Cavaliere a molte persone che pur facendo onore al nostro Paese non vivono lo stesso impegno per un numero di anni così cospicuo, viene dato il titolo di Cavaliere a imprenditori al solo scopo di evidenziare il loro impegno e ingegno industriale. Non crede sig. Presidente che potrei essere insignita di titolo di Cavaliere del Lavoro per essere stata fedele per 45 anni allo stesso “datore di lavoro”, perché di questo si tratta, oltre a essere madre sono infermiera, medico, pur non avendone i titoli, persino la diagnosi della sua malattia è stata individuata da me, insegnante, assistente, badante, con una sola differenza con gli altri lavoratori, non sono stata mai stipendiata anzi, ho dovuto scegliere se tornare al lavoro o assistere mia figlia personalmente oppure ricoverarla in un istituto, ho scelto la via più impegnativa e non me ne pento, ma vorrei che il mio impegno fosse riconosciuto pubblicamente non fosse altro per far conoscere agli italiani le profonde, sentite, silenziose vite di tante donne che purtroppo ancora oggi sono ignorate: LE MAMME DI PERSONE CON DISABILITA' GRAVE E GRAVISSIMA.

Marina Cometto

Potrebbe interessarti anche:

Diritti e tutele del caregiver familiare: a che punto è la legge?

La vita del caregiver spiegata a colleghi e datore di lavoro

Photo credit: Pexels

Redazione

Tieniti aggiornato. Iscriviti alla Newsletter!

Autorizzo al trattamento dei dati come da Privacy Policy