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E’ rischioso lasciare la piccola con terze persone, per il rischio contagio. Una volta terminato il congedo come faremo?

L’emergenza globale che stiamo vivendo sta sconvolgendo tutti gli equilibri, anche i più precari, del mondo che conoscevamo prima. Ciascuno di noi sta sperimentando delle sfide nuove nella propria quotidianità, ma il rischio è che in alcuni casi la china si faccia più ripida di quanto già non sia. E’ importante comprendere quindi come stanno vivendo le persone questa contingenza di estrema incertezza, affinchè vengano subito messi in campo strumenti per evitare che esplodano ancor più drammi nel dramma.

Ci scrive per raccontarci le sue difficoltà una nostra lettrice, caregiver lavoratrice della sua bambina con disabilità: riportiamo qui sotto la sua testimonianza.


Sono la mamma di una bimba affetta da sindrome di Jacobsen. Io normalmente lavoro e mio marito sta lavorando in questo periodo Covid con tutte le protezioni del caso (dopo essere stato senza lavoro per 8 anni). Da quando è iniziata l'emergenza coronavirus sono a casa dal lavoro. Ho cercato, e lo sto ancora facendo, di attingere a tutti gli strumenti in mio possesso per prolungare la mia permanenza a casa con la piccola tranne il bonus baby sitter, per ridurre al minimo il rischio contagio.

Il mio pensiero, la mia paura è lasciare entrare in casa terze persone e aumentare il rischio contagio per i nostri figli o nostri cari: potrebbe essere per loro altamente deleterio, per alcuni disastroso.


So che in questo momento potrà sembrare egoistico ma il riconoscimento della figura dei caregiver in questo momento storico, con il riconoscimento pensionistico previsto nella proposta di legge dovrebbe essere messo subito in campo.
Per quanto mi riguarda n
on è una questione economica: un eventuale bonus spero sia dato a tutti i caregiver che non hanno lavoro e ne necessitano molto più di chiunque altro. Noi non navighiamo nell'oro dopo otto anni senza lavoro per mio marito e tutte le spese relative, ora stiamo recuperando ma soprattutto dopo questa nuova prospettiva di vita legata all'emergenza Covid accetteremo volentieri anche una pensione più bassa dello stipendio pur di poter stare a casa ed aumentare il livello di sicurezza per nostra figlia. Uno di noi a casa potrebbe essere sicuramente meglio. Senza contare che il lavoro e lo svolgimento contemporaneo di caregiver è altamente impegnativo e "logorante". Gli anni passano e si diventa più vecchi: le forze diminuiscono.

Ecco perché tra le misure messe in campo per l’emergenza mi sarei aspettata anche un aumento non delle giornate di permessi da Legge 104,
bensì del congedo straordinario.  Almeno altri 12 mesi. Io ho un residuo di 50 giorni circa perché nei primi sei anni di vita vivevamo di lunghi periodi di post ospedalizzazione e post intervento. Devo tenerlo da parte perché so che dovrà affrontare almeno altri due interventi.
Non so cosa mi resta da fare. Il prossimo passo è il licenziamento?

Non vorrei polemizzare sull'operato di chi sta effettuando le scelte per affrontare questo momento difficile, anzi sono grata per l'impegno. Ma qualcuno dovrebbe far notare loro degli aspetti del mondo della disabilità che probabilmente non conoscono.


Lettera firmata


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Redazione

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