Menu

Tipografia


A un anno dalla pandemia l’analisi della FISH: “gli importanti risultati che erano stati ottenuti sul terreno dell’inclusione: lavorativa, sociale, scolastica - in una parola, esistenziale - si stanno via via smantellando, restituendoci un Paese che è diventato meno accessibile, sempre meno accogliente e sempre più egoista”

E’ passato un anno dall’inizio della pandemia da Coronavirus: uno tsunami che ha ribaltato letteralmente il mondo. In alcuni casi la pandemia è stata anche, per molteplici settori, una sorta di lente di ingrandimento che ha messo in luce - o aggravato - alcune situazioni o problematiche già esistenti o, semplicemente, mostrato con evidenza i reali approcci da parte di politica e società a determinati settori della stessa.

A questo proposito, la FISH ha fatto un bilancio delle politiche fin qui adottate nei confronti delle persone con disabilità e dei loro familiari, caregiver e assistenti personali attraverso un manifesto-denuncia con il quale lancia l’allarme sul fatto che gli importanti risultati che erano stati ottenuti, negli anni, sul terreno dell’inclusione, lavorativa, sociale, scolastica, in una parola, esistenziale, si stanno via via smantellando, restituendoci un Paese che è diventato meno accessibile, sempre meno accogliente e sempre più egoista.

L’analisi della FISH mette in luce in particolare la considerazione che la società e la politica hanno della disabilità, ricavandola da come disabili e caregiver sono stati considerati e supportati (o non supportati) nel corso della pandemia: «hanno voluto le persone chiuse a chiave nelle strutture protette, senza poter incontrare familiari e amici stretti, mentre il resto della popolazione progressivamente riprendeva ad uscire dalle proprie case».

Nel documento si ribadisce: «vogliamo tutti insieme costruire un Paese in cui non si debba più dire alle persone con disabilità di restare a casa, cercando di non morire, in attesa di essere finalmente vaccinati. A casa, senza poter andare a lavorare. A casa, perdendo mesi di scuola, come altri e più di altri per via della mancanza di aiuti e sostegni adeguati previsti dalle norme».

Spesso ancora, quindi, le persone con disabilità sono ancora visti non come risorse, ma soggetti con posti riservati da vera minoranza diversa dal resto della società.

Così il Manifesto FISH:

In questo lungo tempo di pandemia abbiamo scoperto e sperimentato sulla pelle e su quella di chi sta al nostro fianco quali siano i posti riservati alle persone con disabilità e dei loro familiari da parte della nostra Società, delle Istituzioni e della Politica:

 -          A casa, assistiti dai nostri familiari, senza ricevere alcuna altra forma di aiuto e sostegno per molte e lunghe settimane.

-          A casa perché la politica ci considera ancora oggi improduttivi e un peso per la nostra società.

-          A casa perché in ospedale qualcuno ci avrebbe potuto abbandonare al nostro destino.

-          A casa cercando di non morire (non riuscendoci sempre) cercando di capire quando fosse il nostro turno per essere finalmente vaccinati.

-          A casa senza poter andare a lavorare, lavorando sempre meno e con la concreta prospettiva di rimanere senza lavoro.

-          A casa, a perdere settimane e mesi di scuola, come altri e più di altri per via della mancanza di aiuti e sostegni adeguati previsti dalla legge, per poi finalmente andare a scuola da soli e senza la partecipazione del gruppo di compagni che la normativa ministeriale prevede e che è stata però vergognosamente disattesa da quasi tutte le scuole.

-          Nelle RSA e negli altri servizi residenziali dove siamo morti in tanti, esposti al contagio e privati dell’accesso alle cure.

-          Chiusi a chiave nelle strutture, senza poter incontrare familiari e amici stretti, mentre il resto della popolazione progressivamente riprendeva ad uscire di casa;

La Commissaria Europea all’Eguaglianza ha dichiarato che in tutta Europa le persone con disabilità hanno subito un carico sproporzionato di problemi rispetto agli altri cittadini.

Questo tempo è reso ancora più faticoso perché abbiamo una realistica consapevolezza di quanto poco valiamo per la nostra società: non compariamo neanche nelle statistiche e nei dati raccolti sugli effetti della pandemia e quindi non contiamo.

Gli importanti risultati ottenuti sul lungo cammino dell’inclusione vengono man mano smantellati, restituendoci un Paese meno accessibile più egoista meno solidale e accogliente in cui le persone con disabilità non vengono considerate una risorsa come tutti.

Oggi siamo stanchi e scoraggiati: ma siamo ancora più consapevoli di prima che abbiamo solo sulla carta gli stessi diritti, gli stessi doveri, le stesse opportunità e le stesse responsabilità di tutte le altre persone.

Per questo motivo, in questi mesi abbiamo continuato a lavorare, a impegnarci, a lottare per difendere i nostri diritti che sono gli stessi diritti di tutti, per costruire una società in cui tutte le persone, nessuna esclusa, siano considerate cittadini per continuare a rendere bella la nostra vita, come tutti.

In disabilicom

Covid e misure attualmente in vigore per persone con disabilità, legge 104 e caregiver

Nuovo piano vaccini coronavirus: tra i prioritari in bozza anche disabili gravi e caregiver. Patologie e requisiti

I caregiver di persone disabili temono un altro lockdown: non lasciateci soli!

Redazione

Qui le ultime su Coronavirus, vaccini e disabilità

bottoncino newsletter
Privacy Policy

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione


Tieniti aggiornato. Iscriviti alla Newsletter!

Autorizzo al trattamento dei dati come da Privacy Policy