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Secondo i dati raccolti dall’associazione W LA DISLESSIA! gli sportivi dislessici hanno maggior successo grazie all’attitudine al problem solving e al pensiero laterale

Quando lo sport sia scelto consapevolmente dal ragazzo, è stato riscontrato che nell’80% dei casi riduce l’ansia che la dislessia spesso provoca.
La dislessia,  come sappiamo, è un disturbo che purtroppo porta, in chi la vive, una sensazione di inadeguatezza e di disagio che può sfociare in ansia, dovuta al fatto di vedersi più lenti a scuola, ed essere per questo additati come pigri o fannulloni, quando non  - addirittura - meno dotati rispetto agli altri.

Questa sensazione di “valere meno”può causare nel ragazzo la paura di sbagliare, portandolo magari a chiudersi in se stesso. Potrebbe essere utile, invece, lasciargli scegliere uno sport per aiutarlo a combattere questo senso di inadeguatezza, aiutandolo al contempo ad acquisire o meglio esprimere competenze che egli possiede e che gli possono essere utili in molti campi della vita, restituendogli anche quella sicurezza in se stesso che potrebbe essere compromessa dal rapportarsi solo con le proprie difficoltà o insuccessi scolastici. Immaginare un’azione prima di costruirla e con più facilità e maggiore creatività sembrano essere le caratteristiche degli sportivi dislessici.

Questi dati sembrerebbero confermati da una ricerca condotta dall’Associazione W LA DISLESSIA!, progetto nato nel 2010 con l’obiettivo di creare un metodo per aiutare ragazzi e bambini con difficoltà di apprendimento.  “Secondo la nostra esperienza su 100 ragazzi dislessici, gli 80 che si cimentano in attività sportive presentano meno sintomi di ansia rispetto ai 20 che non fanno sport”, spiega Alessandro Rocco, uno dei cofondatori di W LA DISLESSIA!. A condizione, sottolinea sempre Rocco, che sia però stato il ragazzo a scegliere quello sport, senza altre spinte da parte dei genitori: “Si tende a sbagliare pensando che spingere il ragazzo a fare uno sport di squadra sia il modo migliore per imparare a stare al mondo: la verità è che lo sport serve in generale ad imparare a vivere secondo le regole, ad apprendere il senso della disciplina e il rispetto per se stessi e per gli avversari, ma deve essere il ragazzo a esprimersi e a scegliere autonomamente quale sport praticare”.

Lo sport quindi come elemento nel quale il ragazzo possa esprimersi al meglio, al di fuori dell’ambito prettamente scolastico, al quale va affiancato. Ne è convinto Rocco, che prosegue: “Credo che lo sport abbia un fortissimo valore e che il genitore debba piuttosto togliere un’ora di logopedia al giorno, ma mai un’ora di sport. I ragazzi dislessici spesso manifestano maggiore passione e meno ansia nel praticare gli sport, rispetto ai colleghi non dislessici, evidenziando in particolare la capacità di vedere a 360°, e distinguendosi per le capacità di problem solving e per l’attitudine al cosiddetto ‘pensiero laterale’. Attenzione però! con questo non vogliamo dire che l’esercizio di lettura non sia importante, ma non bisogna cadere nell’errore che lo sport sia un’attività secondaria e che si possa saltare. Proprio attraverso lo sport molti ragazzi trovano le energie per potersi esprimere al proprio meglio”.

A supporto di questa idea, il gran numero di campioni sportivi dislessici, dal pilota britannico Jackie Stewart, tre volte campione del mondo di Formula 1, a Nolan Ryan, uno dei più forti lanciatori della storia della Major League Baseball, a Magic Johnson, leggenda del basket americano che non ha mai nascosto di aver affrontato tanti problemi in giovane età a causa del suo problema. Ed è recente anche il successo della stella del nuoto Michael Phelps, campione di precocità, che in soli 5 anni ha conquistato otto medaglie olimpiche. Recentemente si è distinto per l’Italia il judoka Fabio Basile, 22enne campione olimpico nella categoria 66 kg a Rio de Janeiro 2016, vincitore della duecentesima medaglia d'oro nella storia dell'Italia ai giochi olimpici estivi, anche lui dislessico.

Non esiste quindi “lo sport” migliore per esprimersi al meglio, ma sembra che la pratica sportiva possa rappresentare un modo per manifestare le proprie potenzialità, trovando un ambito nel quale rafforzare la sicurezza necessaria ad affrontare l’impegnativa sfida con lo studio e la scuola.


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Redazione


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