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L’appello è della campionessa paralimpica Arjola Dedaj: "arrivare al traguardo insieme è la cosa più bella che ci possa essere"

La coppia dei sogni è formata da Arjola Dedaj ed Emanuele Di Marino, due atleti paralimpici che, oltre alla passione sportiva, condividono anche l'amore reciproco. Nel corso del tempo La coppia dei sogni è diventato anche un progetto che, sulla strada verso una medaglia ai prossimi Giochi di Tokyo 2020, vede i due campioni impegnati nella promozione delle pari opportunità per le persone con disabilità. Per Arjola, atleta cieca della Nazionale Italiana di atletica leggera nella corsa di velocità e nel salto in lungo T 11 (Emanuele gareggia nella categoria T44 riservata ad atleti amputati o con deficit al di sotto del ginocchio) questo percorso potrebbe essere in salita per una problematica sollevata qualche settimana fa dalla stessa Azzurra in un articolo della Gazzetta dello Sport, ossia la mancanza di guide. Per fare chiarezza sull'argomento e approfondire il suo punto di vista, l'abbiamo intervistata.

Qualche settimana fa è apparso un articolo su La Gazzetta dello Sport in cui tu e il tuo compagno Emanuele Di Marino avete sollevato il problema della mancanza di guide per atleti ciechi. Facciamo un po' di chiarezza...a cosa servono, come agiscono e per quali categorie vengono utilizzate?
Le guide non sono previste solo nell'atletica ma in tutte le discipline in cui ci siano categorie riservate ad atleti non vedenti. Nelle specialità di corsa fungono da “accompagnatori” in pista durante le gare, mentre nei lanci e nei salti “assistono” l'atleta a bordo pedana. Più in generale, la guida ha un ruolo fondamentale perché, oltre ad affiancarti durante le prove, ti segue in un vero e proprio percorso fatto di allenamenti, stage ma non solo: contribuisce alla tua autonomia accompagnandoti alla mensa, ad esempio; proprio per questo motivo tra atleta e guida si dovrebbe instaurare un rapporto di collaborazione strettissimo. Inoltre, non è possibile trascurare il loro valore tecnico: in particolar modo sotto il punto di vista della velocità, che deve essere di poco superiore a quella dell'atleta in modo da non ostacolarlo; il gesto atletico deve essere il più rilassato e spontaneo possibile. La qualità principale, però, deve essere la sensibilità nel capire il momento giusto in cui intervenire, una predisposizione innata che non può essere insegnata: spesso, chi si avvicina a questo ruolo è spaventato perché pensa di non potercela fare, mentre posso assicurare che chi ci prova si innamora perché si tratta a tutti gli effetti di uno sport di squadra, dove si lavora con il proprio partner per raggiungere un obiettivo comune.

Entriamo nel dettaglio della questione posta da te ed Emanuele: cosa vi ha spinto a sollevare la problematica a livello nazionale?
Partiamo dal presupposto che l'atletica è uno sport difficile dove ci vanno sofferenza e spirito di sacrificio. Il secondo dato di fatto è che fare la guida nelle specialità di velocità è più impegnativo rispetto alle lunghe distanze. Noi atleti siamo disposti a grandi sacrifici perché siamo guidati dalla passione ma spesso trascuriamo altri aspetti della nostra vita come gli affetti, la carriera professionale e gli studi per raggiungere i nostri obiettivi sportivi. Una persona che sceglie di fare da guida per un atleta non vedente può essere anche spinta dalla passione, ma per essere impegnata quotidianamente in questa attività deve essere remunerata in modo adeguato proprio perché è necessario fare delle rinunce. A mio avviso bisognerebbe creare un progetto strutturato a livello nazionale per reclutare guide con determinate caratteristiche, collaborando con i gruppi sportivi e le federazioni in modo da tutto il territorio nazionale. Ci sono nazioni, come ad esempio il Brasile, che pur essendo economicamente svantaggiate rispetto all'Italia, sono avanti anni luce a livello sportivo, con un sacco di ragazzi non vedenti che corrono accompagnati da guide altrettanto forti. All'estero c'è un'organizzazione pazzesca, da noi invece ci si arrangia con iniziative informali come il portale Disabilincorsa, dove è possibile cercare guide per andare a correre ma solo a livello amatoriale.

Tutto questo, logicamente, non ti consente di allenarti nel migliore dei modi, ripercuotendosi anche nelle prestazioni in gara...
Sono due anni che sono senza guida e, da allora, purtroppo non ho trovato nessuno che mi aiutasse ad allenarmi per fare le gare di velocità. Per fortuna, con Emanuele stiamo portando avanti il nostro progetto “La coppia dei sogni” che ci consente di sensibilizzare moltissime persone sulle tematiche sportive legate alla disabilità: è soprattutto grazie a lui che ho potuto continuare ad allenarmi, riuscendo a partecipare ai Mondiali nel salto in lungo. Emanuele ed io ci alleniamo tutti i giorni in condizioni molto difficili: quando lui finisce una sua ripetuta deve immediatamente aiutare me da bordo pista, come nel salto in lungo, con un'efficacia limitata. Per allenarmi sui 100 e 200 metri, invece, ho assoluta necessità di una guida, sia per creare la giusta sincronizzazione, sia per affinare i movimenti; in curva, ad esempio, è impossibile correre con chiamata dall'esterno. L'ultima esperienza avuta, purtroppo, è stata del tutto negativa: spero di essere più fortunata.

Cosa è richiesto ad una persona che, eventualmente, volesse avvicinarsi e fare da guida? Quali doti/caratteristiche dovrebbe avere?
Come dicevo in precedenza, la dote principale deve essere la sensibilità, anche se è difficile spiegarlo concretamente: quando ho conosciuto Emanuele, nonostante lui non avesse mai avuto contatti con persone non vedenti, ha avuto subito un approccio spontaneo. Alcune persone, al contrario, usano da subito approcci estremi, poco naturali e tendenti all'iper-protezione. Noi non abbiamo assolutamente bisogno di questo, bastano piccoli accorgimenti che, con un po' di esperienza, è possibile apprendere ed utilizzare: tanto per fare qualche esempio, non puoi lasciarmi in mezzo alla pista da sola con gli altri atleti che mi corrono vicino, così come dirmi “vai dritto” non ha alcun significato perché dipende da come si è girati.

Quali sono le criticità che tengono “alla larga” le persone dal voler fare da guida?
Dire “oddio non ce la faccio” per paura di non essere all'altezza del proprio compito. Il segreto per essere una buona guida è correre sciolti, assecondando il gesto dell'atleta.

Cosa è possibile fare, secondo voi, per risolvere questo problema?
Provare sul campo, organizzare eventi periodici dove far incontrare atleti non vedenti con ragazze e ragazzi che vogliono avvicinarsi a questo mondo, invitando i primi a raccontare la propria esperienza in modo da far comprendere le emozioni indescrivibili che l'atletica può dare e, al contempo, contribuire a far passare le paure. Sono assolutamente convinta che basterebbe provare per innamorarsi, proprio come ha fatto una mia cara amica: con lei c'è un bellissimo rapporto perché non ti vede come persona con una disabilità, interviene solo laddove e quando ce n'è bisogno e senza fartelo pesare. Ci sono tantissime persone che avrebbero le carte in regola per mettersi in gioco come guide, come chi ha finito la propria carriera sportiva o chi non può, o non vuole, competere a livello mondiale. Dobbiamo far passare il concetto che lo scambio non è unidirezionale ma reciproco: arrivare al traguardo insieme è la cosa più bella che ci possa essere, credetemi.

Non è passata inosservata, su Facebook, la polemica con Massimo Di Marcello (guida/allenatore di atletica leggera) riguardo alla tua, a suo avviso,  mancata capacità di “trasmettere” la passione per il ruolo di guida. Vuoi approfittare di questa occasione per spiegare meglio il tuo punto di vista?
Astenendomi dal fare commenti personali su Massimo Di Marcello, mi vorrei limitare a rispondergli che, dall'esterno, è del tutto inappropriato giudicare temi e fatti di cui non si è a conoscenza. Riguardo al mio rapporto con le mie ultime guide, tornerei al concetto principale che ho espresso in questa intervista: la sensibilità.

Di Marcello sostiene che, attraverso una formazione di alto livello con la partecipazione degli stessi atleti e attraverso la trasmissione della passione si possano fare dei passi avanti in questo senso. Sei d'accordo?
Su questo sono d'accordo con lui, ma non sono al corrente di alcuna iniziativa sul territorio nazionale per la formazione e il reclutamento di guide per l'atletica leggera. Al momento, inoltre, non esistono albi ufficiali riconosciuti dalla Federazione o dal Comitato Paralimpico.

Alla luce di questo, quali sono secondo te i dovuti accorgimenti per formare guide valide sia dal punto di vista tecnico che caratteriale?
In linea generale l'aspetto psicologico è quello più importante per far capire al potenziale candidato che l'atleta guida non fa solo la gara ma agisce quotidianamente attraverso gli allenamenti e l'assistenza alla vita quotidiana nelle attività extra-sportive. A livello tecnico, invece, gli aspetti sono molteplici: dalla corsa con il cordino alla coordinazione, fino al lento adattamento a tutti i movimenti fatti dall'atleta non vedente. Senza una forte motivazione e una spiccata predisposizione caratteriale, comunque, non è possibile affrontare questo percorso.

In conclusione, sei disposta a farti carico del problema, fare rete con associazioni, federazione e istituzioni e proporre iniziative rivolte alla sensibilizzazione?
È di fondamentale importanza, perché il problema è grande e rischia di compromettere la nostra partecipazione a Tokyo 2020. Torno a sottolineare la necessità di proporre progetti nazionali in cui siano coinvolte società sportive, Federazione e Comitato per intercettare e indirizzare le persone potenzialmente adatte verso la specialità più congrua alle proprie caratteristiche fisiche e psicologiche, per realizzare obiettivi concreti e realistici. Speriamo che qualcosa venga fatto il più presto possibile per permettere al nostro movimento di crescere a 360°: dobbiamo dare la possibilità, fornendo gli strumenti necessari, a tutti di poter praticare sport sia a livello amatoriale che agonistico. Siamo disponibili, attraverso la nostra pagina Facebook La coppia dei sogni, ad aprire un dialogo con chiunque voglia proporci idee e suggerimenti utili.

Sei fiduciosa per il futuro?
Ultimamente sono abbastanza pessimista anche se non è nel mio carattere: da due anni Emanuele ed io stiamo portando avanti una battaglia silenziosa dove tutti, per comodità, mi suggeriscono di limitarmi al salto in lungo. Come potete immaginare, non ho alcuna intenzione di rassegnarmi...

I prossimi impegni sportivi di Arjola: Campionati Europei a Berlino (agosto 2018), tappe di avvicinamento ai Campionati Italiani Indoor e Outdoor Grand Prix per confermare gli standard necessari alla convocazione. In bocca al lupo!


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Marco Berton

Foto di Max Brucker

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