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Il corso intensivo sulla didattica speciale sarà di 25 ore, obbligatorie e senza compenso

Come avevamo già evidenziato, nell’ultima legge di Bilancio era stato previsto un incremento di 10 milioni di euro del fondo destinato alla formazione obbligatoria del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità. Il fondo, di cui all’art, 1, co 125, della L. n. 107/15 è stato in essa incrementato di 10 milioni di euro per l’anno 2021 per realizzare interventi di formazione obbligatoria del personale docente impegnato nelle classi con alunni con disabilità, al fine di garantire il principio di contitolarità nella presa in carico. Con successivo decreto era poi prevista la definizione delle modalità attuative, prevedendo di riservare la formazione al solo personale non in possesso del titolo di specializzazione sul sostegno, la determinazione delle unità formative comunque non inferiori a 25 ore di impegno complessivo, criteri e modalità di monitoraggio delle attività formative.

Da settembre, dunque, tutti i docenti privi di specializzazione sul sostegno e che hanno nelle loro classi almeno un alunno con disabilità dovranno svolgere un corso intensivo sulla didattica speciale: il corso sarà di 25 ore, obbligatorie e senza compenso. Lo prevedeva già la Buona Scuola ed ora il ministero dell’Istruzione intende dare seguito alla disposizione normativa con la Legge di Bilancio 2021: l’annuncio è arrivato nel corso dell’incontro svolto il 4 giugno tra i dirigenti del ministero dell’Istruzione e i sindacati rappresentativi. Il decreto ministeriale sulla formazione sarebbe imminente: prevede che per l’anno scolastico 2021/2022 circa 700mila insegnanti saranno chiamati a svolgere un corso intensivo, al quale non parteciperanno i docenti specializzati su sostegno.

La prospettiva ha incontrato alcune riserve di tipo sindacale: è stato infatti espresso apprezzamento per gli investimenti destinati alla formazione di tutti i docenti sui temi dell’inclusione scolastica, ma è stato chiesto di rivedere il principio dell’obbligatorietà, la quantificazione delle ore, il divieto di esonero dal servizio, riportando le materie nell’ambito contrattuale. E’ stata inoltre espressa contrarietà rispetto all’idea che la formazione sia dovuta dai docenti senza alcuna retribuzione perché la formazione costituisce servizio a tutti gli effetti. E’ emerso anche il timore che tale formazione di base possa costituire un criterio per la contrazione delle ore di sostegno da assegnare alle classi. La disposizione pare infatti confliggere con il CCNL 2016/2018 che definisce la formazione come diritto/dovere e non come obbligo. Inoltre, sempre in base a quanto sancito dal contratto nazionale, si configurano due possibilità per le attività di formazione: o rientrano nelle 40 ore o devono essere retribuite.

Si tratta evidentemente di questioni da affrontare ed approfondire per giungere ad una soluzione equa, nella consapevolezza che la formazione sull’inclusione è fondamentale per tutti i docenti. Sembra intanto proseguire spedito il ministro, affermando che fin dall’inizio bisogna dare percorsi chiari per chi vuole diventare insegnante. Secondo il ministro l’università è un luogo rimasto fortemente legato ad una visione disciplinare, separata, delle conoscenze. Bisogna partire con percorsi di formazione per chi vuole seguire una carriera dignitosa da insegnante; occorre una maggiore formazione degli insegnanti.

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