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Un esempio di dialogo e collaborazione tra cittadini e negozianti per superare le barriere architettoniche a Milano

Quando parliamo di barriere architettoniche nelle nostre città parliamo anche dell’impossibilità, molto “semplicemente”, di entrare in bar o negozi a causa di impedimenti come gradini o simili. Verrebbe da pensare che nelle grandi città il problema sia minore, ma non è così. (qui vi avevamo parlato delle difficoltà di una persona in carrozzina nella metropolitana di Milano). 

Registriamo quindi con piacere l’avvio di un progetto interessante nel capoluogo meneghino, dove si sta mettendo in atto proprio quella sinergia cittadino-negoziante che noi auspichiamo da tempo, ma non solo.  Terzo attore di questo progetto, dal significativo nome open rampette , è il gruppo di maker e designer, ovvero di coloro che hanno le competenze per proporre le soluzioni più adatte, in base anche alle esigenze di contenimento dei costi. In pratica si avvierà un percorso partecipativo, nel quartiere milanese dell’Isola, che mettendo insieme commercianti e makers e persone con disabilità (ma anche quelle con bisogni particolari di mobilità, come anziani) si propone di individuare, progettare e realizzare soluzioni a basso costo che consentano e migliorino l’accessibilità alle attività commerciali della zona alle persone con disabilità.

Con questa iniziativa si intende far sì che le persone che utilizzano sedie a rotelle, o che abbiano altre disabilità, possano senza problemi accedere a bar, negozi, ristoranti o attività artigiane che si affacciano su strada.  Dal 2015, ovvero dall'entrata in vigore dell’articolo 77 del regolamento edilizio, poco più del 10% degli esercizi della città (circa 2mila su 18mila) si è adeguato alla norma.

Nella sua fase iniziale, il progetto coinvolgerà un piccolo gruppo di commercianti (da 4 a 6) che avranno l’opportunità di confrontarsi – nel corso di 2/3 sessioni di progettazione – con persone che sperimentano diversi vincoli all’accesso degli spazi, con la comunità dei makers e con altre esperienze in atto a livello internazionale nella ricerca di soluzioni innovative al problema. Soluzioni che dovranno essere facilmente riproducibili ma soprattutto a basso costo di realizzazione per facilitarne la massima diffusione tra gli esercenti.

Uno degli aspetti più positivi del progetto è la partecipazione eterogenea dei soggetti coinvolti:  protagonisti tutti gli attori rappresentati nel DUC Isola - abitanti, commercianti e associazioni di categoria - e che, coniugando partecipazione, innovazione e nuova Manifattura 4.0, intende contribuire ad abbattere le barriere architettoniche rendendo Milano più vivibile per tutti. Significativo aver scelto l’Isola, quartiere di profonda tradizione artigiana che oggi rappresenta anche il cambiamento e l’evoluzione profonda che sta vivendo il settore della manifattura.

Il progetto open rampette si svolge nell’ambito di opencare, un progetto europeo finanziato attraverso il programma europeo Horizon 2020  che accoglie i bisogni di cura, co-progetta le possibili soluzioni con i cittadini e le cittadine e realizza prototipi open, condividendoli con le comunità.
Lo sviluppo progettuale si basa su piattaforme aperte come Edgeryders, mentre le prototipazioni sono coordinate da WeMake. Il Comune di Milano si occupa del coinvolgimento dei cittadini e della messa a sistema di nuovi modelli nell’ambito della cura.
Partner di progetto sono inoltre la Fondazione ScimPulse che si occupa della relazione con l’ambito medico-scientifico e cura la veste etica del progetto, l’Università di Bordeaux che si occupa della codifica etnografica e dello sviluppo di metodi e strumenti per l’analisi semantica e sociale e l’Università di Stoccolma che svolge un’indagine della letteratura e della mappatura progettuale.


in disabili.com:

Non è una città per carrozzine (ma non voglio confinarmi al centro commerciale)
 

Redazione


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