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Affiancare gli esercenti nel comprendere come rendere i loro negozi più accessibili significa allargare anche la platea dei loro potenziali clienti, con un vantaggio per tutti

Da sempre sono convinta che gran parte della distanza che rende spesso le persone disabili "invisibili" agli occhi di chi disabile non è, potrebbe essere colmata cercando di avvicinare i due mondi, senza pre-giudizio da ambo le parti, ma con condiviso sincero desiderio di conoscersi.
Trovarsi a metà strada sarebbe quindi, se non facile, possibile: la persona disabile spiegando quali sono le sue difficoltà ma anche le sue risorse, e la persona non disabile lasciandosi alle spalle l'indifferenza o, molto più spesso, l'imbarazzo di non sapere come comportarsi.
Anche a me è successo, così, di comprendere molte cose altrimenti oscure: facendomele spiegare, con l'umiltà di ammettere di non conoscerle, e il coraggio di chiedere. Il beneficio, va da sé, è stato duplice: ho cambiato in meglio il mio modo di rapportarmi con chi ha una disabilità, e nel mio piccolo ho contribuito a mia volta a migliorare il fazzoletto di mondo che mi compete, rispetto a questo aspetto.

L'approccio del "ti mostro la disabilità e cosa significa" è, a mio avviso, l'approccio vincente. E' lo stesso messo in campo in iniziative come la Skarrozzata, che invita i cittadini a farsi un giro per la città di Bologna in carrozzina, ma ce ne sono anche altre, che vanno oltre. Un esempio interessante è quello lanciato dalla nostra amica Lila Madrigali, che ha deciso di passare all'azione, e mettere la sua esperienza di donna "carrozzata" al servizio dei suoi concittadini proprietari di negozi. Una presa d'azione dopo aver rinunciato troppe volte a causa di un gradino, di una porta troppo pesante, di una rampa eccessivamente ripida, che la obbligavano a cambiare strada, a scegliere la merce fuori dal negozio o a "confinarsi" in un centro commerciale

Accortasi che la sua città, Gallarate, ha ancora tanta strada da fare rispetto all'accessibilità, si è quindi offerta di fare da "consulente" ai negozianti locali, proponendo loro di farle fare un giro nei loro negozi, e ascoltare i suoi suggerimenti per migliorarne la fruibilità da parte di chi ha una disabilità di tipo motorio. Così Lila: "Spesso è difficile rendersi conto di che cosa rappresenti veramente una barriera architettonica cittadina: inezie invisibili diventano ostacoli insormontabili per chi abbia problemi di mobilità".

Da qui la sua proposta, affissa sulla bacheca civica di Gallarate, nella quale, rivolgendosi agli esercenti, lancia la sua offerta: "Ciò che propongo è una collaborazione tra negozianti del Centro Cittadino e diversamente abili: sarei felicissima di visitare negozi ed attività per illustrare dove esistano quei problemi che non consentono ad un disabile di vivere liberamente la città. Nessun dito puntato e nessuna critica: è un dialogo, un incontro amichevole, una stretta di mano che potrebbe portare grandi vantaggi di vivibilità a Gallarate. Il tutto senza aspettare che qualcuno lo faccia al posto nostro."

Questo ha dato il la al dialogo con l'Associazione Commercianti di Gallarate, che non solo ha raccolto la proposta di Lila, ma si è anche unita alla sua proposta al Comune di abolire la tassa di occupazione del suolo pubblico richiesta a chi voglia installare una pedana di accesso per disabili (la TOSAP, ndr).  Proprio della sua proposta discuterà stamattina in Comune, per capire cosa si possa fare per rimuovere questo ulteriore ostacolo assurdo alla piena accessibilità di negozi  ed esercizi commerciali e, quindi, dell'intera cità.


Insomma, siamo di fronte a un dialogo che, nascendo da una esigenza di civiltà, si rivela conveniente per entrambe le parti. Credo che sia questa la strada giusta.  Un passo alla volta, rotolando senza sosta e offrendo una mano: le barriere cadono anche così.


In disabili.com:

Io non posso entrare (ma il cane sì)
 
Accessibilità: si studiano prassi di riferimento per abbattimento barriere architettoniche
 

Francesca Martin


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