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Un gruppo di otto associazioni ricorre al TAR contro i nuovi LEA attraverso i quali, sostengono, il governo mette a rischio il diritto alla salute per tutti

Il diritto alla salute è messo a rischio dalle nuove normative riguardanti i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza.  E’ quello che sostengono otto associazioni italiane che hanno deciso di fare ricorso al TAR contro il Governo impugnando i nuovi LEA i quali discriminerebbero le persone malate disabili (o comunque non autosufficienti) tra cronici (quindi “non guaribili”) e acuti, favorendo questi ultimi, e introducendo dei vincoli all’accesso alle cure.

Ad essere contestato, riporta Redattore Sociale, è il contenuto del decreto “Definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n.502”  il quale, secondo i ricorrenti, porta ad una gravissima violazione del diritto alla salute dei malati cronici disabili gravi e non autosufficienti, di tutte le età: impone limiti di durata delle cure a carico del Servizio sanitario nazionale e vincoli che condizionano l'accesso ai servizi di cura, come ad esempio la condizione che una commissione dia una valutazione positiva, anche in base alla situazione socioeconomica e familiare.

Secondo i ricorrenti si verrebbe a creare una sorta di discriminazione sulla base della “guaribilità” dei cittadini, ma non solo: secondo la nota del gruppo il Governo discrimina in modo illegittimo i malati disabili o comunque non autosufficienti tra quelli cronici, e quindi “inguaribili”, e quelli acuti, quindi “guaribili” e pertanto “meritevoli” di attenzioni e cure incondizionate. Solo questi ultimi, infatti, avranno garantite incondizionatamente tutte le cure di cui necessitano, mentre gli altri dovranno ingiustamente sottostare ad una valutazione che non guarderà solo il loro bisogno di cura, ma che potrebbe dipendere anche da reddito, patrimonio, situazione sociale e familiare."

Si paleserebbe, quindi, secondo le associazioni, una situazione di incostituzionalità. A pagare i costi di questo tipo di approccio, secondo i ricorrenti, i Comuni, gli assistiti e tutti quei familiari che scelgono (liberamente, perché non ne hanno l'obbligo giuridico) di assumersi l'onere di accudire a casa i propri congiunti disabili e non autosufficienti

L’avvocato Maria Luisa Tezza del foro di Verona rappresenta le associazioni ricorrenti, che sono:

Associazione promozione sociale di Torino,
-Unione per la tutela delle persone con disabilità intellettiva (Utim) di Torino,
-In nome dei diritti di Firenze,
-Senza limiti di Milano,
-Movimento per la tutela delle persone diversamente abili e quelle non autosufficienti (Mtd) di Pavia,
-Associazione per la difesa dei diritti delle persone non autosufficienti (Adina) di Firenze,
-Unione per la difesa dei diritti dei malati anziani non autosufficienti (Associazione Umana) di Perugia,
-Gruppo volontariato assistenza handicappati (Gva) di Acqui Terme.

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