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48 anni, colpita da una forma progressiva di sclerosi multipla, attende una risposta da oltre 400 giorni. La denuncia anche per tutti coloro che non hanno voce

Laura Santi è una giornalista, donna lucidissima, brillante ed intelligente. E’ una donna il cui corpo, a soli 48 anni, è prostrato da una forma progressiva e avanzata di sclerosi multipla, che in 27 anni lo ha reso completamente dipendente da altri, preda di dolori e di una fatica centrale che ne hanno sconvolto l’esistenza.

LA RICHIESTA DI VALUTAZIONE ALLA AUSL
Santi la settimana scorsa ha indetto una conferenza stampa per illustrare la sua situazione di donna con gravissima disabilità in attesa da oltre un anno che la sua AUSL presenti una relazione completa, da lei richiesta, sulle proprie condizioni,per poter accedere all’aiuto al  “suicidio assistito”, così come previsto e ai sensi della sentenza costituzionale n. 242/2019.
Nonostante la sua vita in completa dipendenza dal marito caregiver e degli altri professionisti dell’assistenza h 24 (non può mangiare da sola, vestirsi muoversi, Laura. Deve essere spostata, girata, lavata, sollevata, per ogni attività della sua vita, ndr), nonostante questo, Laura non vuole morire subito, ma vuole sapere di poterlo fare, come previsto. Vuole vivere questi giorni già difficilissimi con la consapevolezza che potrà, quando le sarà ormai impossibile continuare così, aprire quella porta.

Ma Laura attende da 400 giorni che la sua AUSL completi quanto necessario per poter accedere alla morte assistita. E’ questo quanto ha denunciato la donna nei giorni scorsi, in una conferenza stampanella quale, insieme ai suoi avvocati e all’Associazione Luca Coscioni, ha annunciato le azioni legali intraprese a seguito di tali ritardi e omissioni.

IL SUICIDIO ASSISTITO IN ITALIA
In Italia, lo ricordiamo, la politica ha finora abdicato alla volontà di legiferare in materia, e sulla quale, invece, la Corte Costituzionale si è espressa nel 2019, a seguito del processo subito da Marco Cappato per l’aiuto al suicidio assistito a Fabiano Antoniani (DJ Fabo, ndr). In quel caso la Corte ha stabilito che in Italia il suicidio assistito sia consentito in taluni casi, ovvero quando la persona malata che lo richiede sia affetta da una patologia irreversibile, fonte di intollerabili sofferenze fisiche o psicologiche, e che sia pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale. Tali condizioni devono essere state verificate dal Servizio sanitario nazionale.

ITER E DOCUMENTI PREVISTI DALLA CONSULTA
In questa cornice normativa si è quindi mossa Laura Santi chiedendo alla AUSL competente di esprimersi. In questi casi, prevede la sentenza della Consulta, è necessaria una valutazione delle condizioni, e la stesura di una relazione completa nella quale venga anche indicato il tipo di farmaco e le modalità di somministrazione, oltre al parere di un “comitato etico” sul caso in oggetto.
La Corte Costituzionale, nel suo parere, prevede, insomma, che le scelte sul fine vita delle persone in condizione di gravissime sofferenze debbano essere verificare e rispettate, cosa che per Santi non sta avvenendo. Dichiara Laura Santi: “A seguito della mia richiesta di accedere alla verifica delle condizioni, e dunque ricevere una relazione completa anche del parere del comitato etico per accedere alla morte assistita, sono dovuti intervenire ripetutamente i miei legali, prima per sollecitare l’azienda con diffide ad effettuare le verifiche, poi per chiedere il completamento delle verifiche e l’attivazione del comitato etico. Ma tutto ciò non è bastato e si è reso necessario attivare le giurisdizioni, sia quella penale con un esposto che quella civile per vedermi riconosciuto un diritto già pienamente vigente nel nostro ordinamento: non ho ancora deciso di lasciare la vita, ma ho il diritto di essere libera di farlo”.
A seguito delle verifiche, faticosamente ottenute, a distanza di oltre un anno dalla prima richiesta, Laura Santi  non ha ancora ottenuto una relazione completa da parte dell’azienda sanitaria: manca ancora, infatti, l’individuazione della c.d. “fase esecutiva”(farmaco idoneo e modalità di assunzione) ed il parere del comitato etico territorialmente competente che di fatto nelle sue funzioni deve agire come indicato dalla Consulta senza la necessità di interventi normativi che ne modifichino le competenze come sostiene l’azienda sanitaria, precisano i legali di Santi.

LE AZIONI LEGALI DI SANTI
Spiega Filomena Gallo, difensore che coordina anche il collegio legale di Laura Santi – composto anche dagli avvocati Francesca Re, Angioletto Calandrini, Alessia Cicatelli e Rocco Berardo: “Abbiamo sollecitato ripetutamente negli ultimi mesi l’azienda sanitaria a completare le verifiche previste dalla sentenza 242/2019, ovvero individuare il farmaco e le modalità di somministrazione. Sarà la Procura della Repubblica di Perugia a svolgere le dovute indagini per accertare – come denunciamo – gli ostruzionismi e le ripetute omissioni a svolgere un atto del proprio ufficio da parte dell’azienda sanitaria umbra”.
E’ stata quindi depositata nei giorni scorsi una denuncia nei confronti dell’AUSL Umbria 1da parte di Laura Santi, insieme alla sua avvocata Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, presso il Comando Provinciale dei Carabinieri di Perugia. Il reato contestato alla AUSL è l’omissione di atti d’ufficio (per aver omesso in tutti questi mesi di fornire una risposta completa che consentisse di concludere la procedura prevista dalla sentenza n. 242/2019 per accedere all’ aiuto al “suicidio assistito”).
In secondo luogo, è stata mossa un’azione in sede civile: un ricorso d’urgenza in Tribunale in cui si chiede un ordine del Giudice nei confronti dell’azienda sanitaria deve adempiere al completamento della procedura di verifica anche delle modalità e il parere del Comitato Etico. Si tratta dello stesso procedimento avviato dal collegio legale dell’Associazione Luca Coscioni nelle Marche per conto di Federico Carboni, il primo italiano ad aver avuto accesso al “suicidio assistito” in Italia, dopo due anni di battaglie legali.  La prima udienza relativa a questo ricorso d’urgenza  è stata fissata per il prossimo 20 giugno.

LATITANZA DELLA POLITICA
Aggiunge Filomena Gallo: “Si rileva altresì che l’AUSL non pone il comitato etico dinanzi all’obbligo di osservanza della sentenza 242/19 sul parere da emanare”. Secondo Gallo ci sarebbe anche una chiara volontà politica, da parte del Governo, a delegittimare i comitati etici il cui parere è necessario per la procedura: “(…) L’intento di disapplicare la sentenza della Corte Costituzionale è palese anche da parte del Governo che ha inviato una lettera alle regioni  senza forza di atto vincolante sul ruolo dei comitati etici. Il Ministro della salute, in violazione del giudicato costituzionale, ha deciso che i comitati etici in carica nelle funzioni per cui sono stati istituiti non devono esprimere pareri richiesti dalla Consulta. Questo Governo ha così creato una frattura grave violando la Costituzione e violando il rispetto degli effetti delle sentenze della Consulta”.

CAMPAGNA PER LEGGI REGIONALI
Stante il disinteresse della politica centrale alla questione di una legge che possa intervenire una volta per tutte su una questione che tiene sul filo migliaia di malati in gravissime sofferenze, l’Associazione Luca Coscioni sta promuovendo una campagna per una legge regionale. Marco Cappato, tesoriere dell’associazione parla quindi della “necessità e urgenza di intervenire anche a livello regionale – vista la latitanza persistente del Parlamento – per definire i tempi e le modalità con cui le persone malate hanno diritto di ricevere una risposta, ai sensi di una sentenza costituzionale che ha valore di legge e dunque deve essere applicata senza discriminazioni”. “Per questo motivo – continua Cappatoin molte regioni d’Italia stiamo promuovendo una legge regionale attraverso la campagna Liberi Subito. Attendere tempi indefiniti senza alcuna garanzia sulle procedure, per le persone che soffrono condizioni di patologia grave e irreversibile è profondamente lesivo del diritto alla salute e all’autodeterminazione”.

Redazione

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