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Ignoti hanno creato una pagina Facebook che invitava a usare violenza contro la campionessa paralimpica, esempio di determinazione, talento e successo

E’ stata rimossa da Facebook  in queste ore una pagina che invitava a usare violenza sessuale contro Bebe Vio, la campionessa paralimpica di scherma. Ora le indagini proseguiranno: il Codacons, al quale erano giunte numerose segnalazioni di utenti, ha denunciato la cosa a Facebook chiedendo la rimozione della pagina, inizialmente rifiutata perché “rispetta gli standard” del sito. Ora la Pagina risulta rimossa. Il Codacons ha chiesto alle Procure della Repubblica di Roma e Venezia e alla Polizia Postale e all’Autorità per le comunicazioni, di “utilizzare ogni strumento investigativo consentito dalla legge e dal rito allo scopo di predisporre tutti i controlli necessari per accertare e verificare se i fatti esposti possano integrare fattispecie di illecito civile, amministrativo e penale, nella forma tentata e consumata, nonché individuare tutti i soggetti da ritenersi responsabili  e di conseguenza adottare i dovuti ed eventuali provvedimenti sanzionatori”.

Ebbene , abbiamo parlato, anche di recente su queste pagine, di bullismo e cyberbullismo,  piaga dei nostri giorni che colpisce soprattutto i più giovani, spesso nel web. Ma in questo caso non siamo di fronte a una prepotenza verso un debole, una persona che non sa difendersi, un soggetto in difficoltà. Stavolta i leoni da tastiera se la sono presa con una donna forte e coraggiosa, una campionessa che solo il 14 febbraio scorso ha ricevuto l’"Oscar" dello sport come sportiva paralimpica dell’anno, che solo  quattro giorni fa ha portato a casa un altro oro (l’ennesimo) alla Coppa del Mondo di scherma, che ha rappresentato l’Italia migliore alla Casa Bianca e ha fatto cedere Obama a un selfie. A una ragazza che rappresenta la determinazione, la tenacia, il talento grandissimo e anche lo sberleffo alle avversità, e lo fa tutti giorni, con le sue vittorie, con il suo sorriso e i suoi selfie dove prende in giro anche se stessa e le sue protesi.

Sarà quindi la sua forza, a spaventarli? La sua determinazione a infastidirli? Il grande affetto che la circonda da tutto il Paese a spingere questi soggetti ad attaccarla nel modo più subdolo e volgare e violento, a creare una pagina Facebook stupida e cattiva e ignobile? Peraltro, casi analoghi di gruppi Facebook che incitavano alla violenza contro le donne, con pubblicazione di foto all'insaputa delle interessate e commenti raccapriccianti, umilianti e denigratori sono emersi alle cronache di recente, svelando realtà inaudite. Quale che sia la motivazione, non è bullismo. E’ ignoranza, è stupidità alla enne, è reato, e purtroppo cartina di tornasole di quanto di marcio ci sia anche nel web. Quello stesso web dove viviamo ormai tutti noi, anche buona parte delle nostre giornate. Quello spazio che può essere – deve essere - di conoscenza, di scambio, di informazione, di divertimento, ma dove si annidano sempre con maggior frequenza sacche di odio, di rancore, di intolleranza.
Ma ricordiamo che siamo tutti protagonisti di questi spazi: attori che possono e devono prendere parte di questa narrazione, decidendo da che parte stare. Mai più attuale fu – e necessario, viene da dire – l’avvio proprio in questi giorni dell’iniziativa Parole Ostili, col suo manifesto che invita a usare il web in modo, appunto, non ostile. Perché la violenza online è violenza, ma sta a noi non farla vincere.


manifesto delle parole ostili

Francesca Martin


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