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Papà di Silvia, atleta, Bonolis parla per la prima volta della sua esperienza come spettatore: “Special Olympics è una delle più belle occasioni di vita”

 

Special Olympics è un Movimento globale che attraverso lo sport si propone di promuovere l’inclusione e il rispetto delle persone, quali che siano le loro capacità o disabilità.  I suoi programmi sono adottati in più di 174 Paesi nel mondo, dove gli atleti si misurano in competizioni che sono momenti di grande gioia, con  manifestazioni sportive aperte a tutti, nelle quali tutti vengono premiati, sulla base di regolamenti internazionali testati e aggiornati.

 ATLETI E FAMIGLIE - Cuore del movimento sono  gli atleti Special Olympics: giovani ed adulti con disabilità intellettive, che sono il carburante di questo ambiente fatto di entusiasmo, di voglia di partecipare, di desiderio di mettersi alla prova. Lo spiega bene il giuramento dell’Atleta Special Olympics: Che io possa vincere, ma se non riuscissi che io possa tentare con tutte le mie forze”.
La forza di questo gruppo è la capacità di fare squadra, di includere e di abbracciare non solo l’atleta ma anche la sua famiglia e chi partecipa in varia misura alle iniziative Special Olympics, aiutando così la crescita di chiunque ne sia parte.

PAOLO BONOLIS, GENITORE SPECIAL OLYMPICS - In occasione della XVII Convention di Special Olympics Italia Team Lazio, svoltasi la scorsa settimana a Roma presso il Palazzo dei Congressi all’Eur, anche il noto volto tv Paolo Bonolis ha voluto essere presente attraverso un video-messaggio in cui,  per la prima volta, ha espresso  le sensazioni e le emozioni vissute da genitore, spettatore delle abilità sportive di sua figlia Silvia, atleta Special Olympics in gara ai Giochi Nazionali di Montecatini Terme l’estate scorsa.

LA DISARMANTE FELICITA’ DI PARTECIPARE - “La prima volta che ho partecipato alle Special Olympics come genitore ho trovato una situazione che non mi aspettavo. Ho trovato la gioia di vedere corrisposta, in ogni singolo angolo di quello stadio di Montecatini, la felicità, la felicità di tutti, la felicità di chi li accompagnava, la felicità degli atleti che gareggiavano, la serenità e la felicità degli insegnanti, degli istruttori, degli allenatori che li aiutavano nelle loro specialità paralimpiche. E’ stata una sensazione gradevolissima che raramente si rintraccia in giro. Non ci sono retro-pensieri, non c’è  volontà di dominio, c’è solamente volontà di cooperazione e questa è una cosa che ho trovato affascinante."

TV E DISABILITA’ - Il concetto di persona con limiti e qualità, persona e basta, senza bisogno di etichette e relativi registri (di riguardo o rifiuto) è poi al centro di un pensiero  di Bonolis sul mezzo televisione:
“Io credo che la televisione stia già facendo qualcosa, nei limiti del possibile, credo che riuscirà a fare di più nel momento in cui il cosiddetto “diversamente abile” non venga considerato come una figura strana, come una figura  da osservare, o  con un rispetto esagerato, o come una grottesca situazione per favorire gli ascolti. Si possono considerare semplicemente come persone prendendo in considerazione quelli che sono i loro limiti, ma soprattutto esaltando quelle che sono le loro qualità, tra queste: la gioia di vivere”.

DA GENITORE A GENITORE - Infine il suggerimento di Bonolis ai genitori che si affacciano a questa esperienza, fatta di sport ma anche di molto altro: “Cosa consiglio ad una famiglia che  per la prima volta si affaccia  alle Special Olympics: di farlo con tutta la serenità possibile. Troverà il territorio più adatto a qualunque esigenza caratteriale, a qualunque  problematica e troverà tutto l’aiuto che tendenzialmente in una società civile si ha difficoltà a rintracciare.
Se dovessi definire Special Olympics, Special Olympics è? Una delle più belle occasioni di vita che si possano trovare e con le quali collaborare”.

Qui sotto, la testimonianza di Paolo Bonolis

 

Foto tratta dal profilo flickr di Special Olympics Italia

Redazione


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