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duchironLa passione per il mare e la voglia di vivere la libertà insieme


Alberto Duchiron, quarantaduenne istruttore di sub, ha deciso di realizzare un progetto ambizioso: aprire gli orizzonti del mare ai diversamente abili.
Il progetto nasce dalla sua passione per l’esplorazione del mondo sottomarino, e il desiderio di condividerla anche con chi sulla terraferma è bloccato su una sedia a rotelle. La gravità e le barriere architettoniche sono dei limiti tremendi per chi ha una capacità motoria ridotta, ma in acqua questi limiti non esistono. La libertà del mare e la passione per l’esplorazione possono diventare una parte importante nella vita di una persona, forse ancor di più per chi fatica molto a muoversi.

Duchiron ha già ottenuto il beneplacito di tutte le istituzioni regionali e cittadine, e ha fondato un circolo, l’Unione sportiva Marina di Voltri, coinvolgendo numerose associazioni dilettantistiche locali.
Il progetto prevede tre fasi: i corsi di preparazione per gli accompagnatori, l’addestramento dei disabili e infine l’attività subacquea vera e propria. Un primo corso per accompagnatori subacquei specializzati è già iniziato, e sono una ventina le persone che hanno aderito con entusiasmo al progetto.

C’è però una nota dolente in questa storia: all’Unione sportiva è stata rifiutata la sede fisica, una parte dei locali demaniali affidati alla Regione. La sub-concessione pare essere vietata, ma in questi casi è sempre lecito domandarsi €˜perché quando si tratta di fare qualcosa di veramente bello le istituzioni si tirano indietro?‑¬.

Per saperne di più su questo progetto abbiamo intervistato per voi Alberto Duchiron.

Da dove nasce questo progetto? Perché rivolgersi ai disabili?

Il progetto nasce dalla mia grande passione, da lungo tempo maturata, per il mare e la subacquea in particolare come disciplina nella quale ho avuto la soddisfazione di brevettare tanti nuovi appassionati. E il desiderio di trasferire anche a coloro che hanno forti vincoli a condurre una vita €˜un po’ più normale‑¬ il piacere di praticare uno sport con gli altri, in un contesto che, per sua natura, attenua notevolmente lo stato di disabile

Quali sono le difficoltà che ha riscontrato nella fase di progettazione?

Le difficoltà riscontrate in fase di progettazione, fase molto lunga per una serie di vicissitudini, si possono classificare in due diversi atteggiamenti, da parte dei cittadini e delle istituzioni.

L’ostilità , non apertamente dichiarata, da parte di molti €˜normodotati‑¬ a condividere tempo e spazio con disabili. Questa ostilità viene spesso mascherata con atteggiamenti di salvaguardia dei disabili stessi, nel senso di non strumentalizzare la loro situazione. Per contro, ho avuto la collaborazione di diversi volontari della Croce Rossa che, sotto la mia guida, si stanno preparando con entusiasmo e con non comune motivazione per essere in grado di accompagnare disabili in immersioni.

L’indifferenza di alcuni livelli di Autorità che evidentemente non ritengono sufficientemente pagante affrontare il tema per il ritorno che se ne può avere; ogni cambiamento, come insegna il Machiavelli, è blandamente sostenuto da chi viene favorito, mentre è fortemente osteggiato da chi viene toccato nei propri interessi. Pertanto alcuni livelli di Autorità preferiscono ignorare il problema invece di prendere decisioni su siti e autorizzazioni che potrebbero scontentare chi già ha certi privilegi acquisiti. A onore del vero, devo segnalare che la Regione ha dimostrato, almeno nella disponibilità ad ascoltare, una sensibilità che non ho riscontrato presso altre Autorità .

Pensa che il rifiuto della sede da parte della Regione dipenda dal mancato businnes di fondo dell’attività ?

Il rifiuto da parte della Autorità , a mio parere, non nasce da problemi di mancato business, ma, oltre alle argomentazioni sopra citate, dal fatto che ogni decisione relativa al litorale dipende da una pletora di livelli autorizzativi, il ché rende impossibile ogni soluzione a meno di disporre di uno €˜sponsor‑¬ sufficientemente motivato che imponga la sua autorevolezza. D’altra parte, la ripartizione e polverizzazione delle competenze può rivelarsi un comodo alibi per alcuni livelli autorizzativi, mentre è un aspetto affatto assurdo per ogni cittadino che avrebbe il diritto di interfacciare sempre e solo un unico livello autorizzativo che si faccia carico del processo che lo riguarda; questo è da anni sostenuto a parole da ogni corrente politica, ma purtroppo raramente attuato.


Per info:
Alberto Duchiron

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Ilaria Vacca

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