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TFA sostegno: altissimo numero di partecipanti alla prova preselettiva, tra malumori e disservizi

In un recente articolo viene riportata la posizione molto critica di L. Binanti, professore di Pedagogia generale (UniSalento) in merito alla prova preselettiva per l’accesso al Corso di Specializzazione per il sostegno didattico ad alunni con disabilità. Secondo il professor Binanti, infatti, l’alto numero dei partecipanti alla prima prova è indice di una visione della scuola come ammortizzatore sociale: l’obiettivo è dare il posto agli insegnanti e nessuno si preoccupa realmente degli utenti, che sarebbero gli allievi. Partiamo da una considerazione: perché c’è questo alto numero di partecipanti? Non sono convinto che siano tutti propensi a fare gli insegnanti di sostegno. Oltretutto stanno partecipando laureati in Giurisprudenza, Ingegneria, Architettura e le cose più varie. Hanno capito che il sostegno è l’escamotage, nel caso lo superino – senza alcuna competenza e conoscenza psico-pedagogica – per entrare in ruolo… C’è una difficoltà occupazionale, ma non possiamo continuare a pensare che la scuola sia solo un ammortizzatore sociale… Dobbiamo puntare ad avere docenti qualificati e formati adeguatamente.

Certamente, nel corso degli ultimi anni, si è assistito ad un crescente interesse verso questo percorso formativo, da sempre considerato, a torto o a ragione, una sorta di corsia preferenziale per l’accesso al ruolo. E’ anche vero, però, che quest’anno il numero di candidati è stato particolarmente elevato soprattutto perché è stata data la possibilità di accedere alle prove a una platea più ampia di aspiranti docenti. Se in passato, infatti, il requisito di accesso era l’abilitazione all’insegnamento, quest’anno, oltre ai docenti abilitati, hanno potuto accedere alle prove anche i docenti precari con alcuni anni di servizio o in possesso dei 24 cfu aggiuntivi di area didattica e psico-pedagogica. Non solo: per le scuole secondarie di secondo grado hanno potuto accedere alle selezioni anche gli insegnanti tecnico-pratici (ITP), senza il possesso di ulteriori requisiti. Naturalmente, tutto ciò ha determinano una maggiore affluenza alle prove per le scuole secondarie.

L’avvio dei lavori non è stato particolarmente felice: si sono registrati casi di prove annullate in Puglia, in Calabria e in Basilicata per l’arrivo di plichi errati o non leggibili e sono state chiamate in causa le società che forniscono il servizio della preparazione dei test per le università. La nuova data per la somministrazione delle prove annullate sarà indicata dal MIUR. Alcuni sindacati hanno denunciato irregolarità nelle operazioni e non è mancato chi abbia segnalato scarsi controlli e risultati falsati.

Tutte queste vicende ci riportano alle riflessioni sul percorso stesso, ad interrogarci ancora sul senso di questa differenziazione nella formazione tra i docenti curriculari e quelli di sostegno. Ci chiediamo ancora, cioè, se nell’era dell’inclusione sia ancora il caso di specializzare alcuni e non pensare, invece, a prospettive di radicale cambiamento come la generalizzazione delle competenze a tutti i docenti.

Gli interrogativi, le domande, i malumori permangono e, tuttavia, la macchina è già partita. Alcune università hanno già pubblicato i risultati, altre lo faranno a breve; le prove annullate saranno verosimilmente recuperate in temi brevi. Si pensa già allo scritto, al programma previsto, a come impostare le rispose. Alcune università hanno già pubblicato le date della prova scritta, altre lo faranno a breve. In alcuni casi bisognerà modificarla, per via del recupero della prova precedente annullata. Alcuni studiano, altri si indignano per i costi. Si andrà avanti comunque, come sempre ed anche questo percorso formerà nuovi specializzati.

Resta l’interrogativo iniziale, su cosa spinge a voler effettuare questo percorso. Non sta a noi rispondere. A noi deve interessare che esso porti a formare professionisti dell’inclusione, consapevoli e competenti.

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Photo by picjumbo.com from Pexels


Tina Naccarato

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