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Nelle prossime settimane si terranno le prove preselettive per l’accesso ai corsi di specializzazione. Non mancano le polemiche per gli alti costi previsti dalle università

Il 15 ed il 16 di aprile si terranno le prove preselettive per accedere ai corsi di Specializzazione per il sostegno didattico ad alunni con disabilità.  Seguiranno poi una prova scritta ed una prova orale.

Le lezioni, verosimilmente, dovranno iniziare non oltre il mese di giugno, dato che si prevede la chiusura del corso per marzo 2020. I tempi saranno molto stretti e, pertanto, il percorso dovrà essere abbastanza intensivo, proseguendo durante tutta l’estate e, poi, con diversi pomeriggi settimanali fino alla conclusione.

Gli aspiranti corsisti sono alle prese con lo studio in vista delle selezioni e si apprestano ad affrontare un percorso formativo valido, importante, didatticamente solido, centrato sulle esperienze ed anche sul lavoro d’aula. Dovranno sostenere numerosi esami, dovranno frequentare diversi laboratori, dovranno seguire un percorso di tirocinio diretto ed indiretto, a contatto con le realtà delle classi. Sarà un percorso molto impegnativo e coinvolgente, che porterà nelle scuole italiane circa 14 mila nuovi professionisti dell’inclusione. Gli aspiranti corsisti, soprattutto se già lavorano, sanno che sarà un anno molto duro e pieno di impegni: dovranno ricorrere a permessi, risolvere situazioni di eventuali sovrapposizioni, studiare molto.

Tuttavia, in queste ore, non sono queste premesse a preoccuparli, quanto, piuttosto, l’elevato costo del corso in tutte le università d’Italia. Vi è una quota anche per partecipare alle preselezioni, che si aggira intorno ai 150 euro, mentre il costo per la frequenza del corso è di circa tremila euro in ogni università. In alcuni casi un po’ meno, in altri si sfiorano i quattromila euro.

Non manca chi si sia chiesto come mai la cifra sia così alta; non manca chi si sia chiesto se le università vogliano fare cassa sugli aspiranti docenti di sostegno. Dura è la posizione del Coordinamento Nazionale di Scienze della Formazione Primaria Nuovo Ordinamento: i laureati in Scienze della Formazione Primaria subiranno l’ennesima preselezione, effettueranno l’ennesimo pagamento per poterla sostenere e si caricheranno, superate tutte le prove, di un costo proibitivo… Nessuna agevolazione in base al reddito, nessuna borsa di studio… Ancora una volta, selezioni su selezioni per un posto di lavoro… Non si può essere continuamente selezionati, mentre il Governo indice un concorso non selettivo per l’immissione in ruolo di un’altra categoria di abilitati con il solo diploma, per lo stesso grado di istruzione, per lo stesso posto di lavoro…. Lo studio non è più formazione e crescita culturale, ma sta diventando per i laureati una vera e propria tirannia, una corsa contro il tempo per dimostrare di meritare una cattedra e le loro famiglie sono ormai scambiate per degli istituti di credito! Una politica siffatta non migliora la scuola, né in qualità né in quantità degli insegnanti… Questa non è qualità didattica, è marketing.

C’è chi ricorda che la legge 104/92 prevede la presenza di docenti specializzati, eppure il MIUR delega tutta la formazione agli aspiranti insegnanti di sostegno. C’è chi ricorda che tutti i docenti dovrebbero essere formati per favorire i processi di inclusione. C’è chi chiede che almeno il MIUR agisca come calmiere nei confronti delle università per contenere il lievitare dei costi.
Nel frattempo la macchina si è ormai avviata: tra qualche lamentela e molte speranze in tanti stanno studiando intensamente per affrontare le prove. Nei vari gruppi di studio spesso qualcuno sottolinea il rilievo etico della professione che ci si appresta a svolgere, altri evidenziano le opportunità lavorative a cui il percorso apre.

Chi scrive non ritiene quest’ultimo aspetto da demonizzare: aspirare a migliorare le proprie condizioni lavorative non è una colpa, non è un reato. L’essenziale è poi farlo con competenza e professionalità. Ci auguriamo che questo percorso possa aiutare a far crescere la consapevolezza di ciò: il sostegno non è una vocazione, è una professione e in quanto tale richiede etica e responsabilità.

In bocca al lupo a tutti!

APPROFONDIMENTI

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Tina Naccarato

 

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