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I risultati di un’indagine di Confindustria Dispositivi Medici parlano di un +36% dei costi su carrozzine manuali, elettriche e ausili complessi

Stiamo riscontrando tutti, nella nostra quotidianità, come i prezzi di carburanti, le tariffe di luce e gas e non solo, stiano schizzando in alto. Complice la crisi energetica e la carenza di materie prime, come pure quella dei trasporti, i cittadini diventano, a cascata, le vittime di questa congiuntura, che va ad incidere (e non poco) sui nostri portafogli, sulla nostra capacità d’acquisto e sulla disponibilità di prodotti.

Sulla questione si sono espressi in questi giorni anche Confcommercio e Codacons, lanciando l’allarme sulla possibile contrazione dei consumi per le famiglie italiane (complice anche l’inflazione), che potrebbe portare una riduzione delle spese di 204 euro per gli acquisti del Natale.

A livello di comparto industriale non sembra migliore la situazione in un settore importantissimo, ovvero quello dell’industria di ausili per la disabilità, che patisce, alla pari di altri settori, l’aumento dei listini dovuto alla crisi delle materie prime. A denunciarlo, ancora ai primi di ottobre, è l’associazione Ausili di Confindustria Dispositivi Medici, commentando un’indagine realizzata dal proprio Centro Studi per evidenziare l’impatto indiretto della pandemia sull’industria del settore.

In estrema sintesi, i promotori della ricerca dichiarano che i costi degli ausili per le persone disabili si impennano, con aumenti medi del 36% su carrozzine manuali, elettriche e ausili complessi per disabilità gravi. Il rischio, evidenziano, è che in poche settimane si verifichi una grande difficoltà a reperirli e vadano deserte le gare di appalto perché non più sostenibili dalle imprese, lasciando i pazienti senza adeguata assistenza.
I cittadini disabili potrebbero quindi subire le conseguenze di queste problematiche, dovendo aspettare per gli ausili in erogazione dalle ASL, le quali rischiano di essere rallentate nella ricezione di prodotti che le aziende riescono a produrre in minore quantità e con maggiori costi.

A pesare sul totale dei costi sono gli aumenti che si registrano nei costi delle materie prime:
- ferro +51,6%
-   alluminio +39,5%
-    acciaio inox +36,3%
-    materiali plastici +34,8%
-     componentistica elettronica +32,1%
Secondo l’indagine del Centro Studi di Confindustria Dispositivi Medici, a questi aumenti si somma all’impennata dei costi per il trasporti e per le  importazioni di componentistica, semilavorati e prodotti finiti che fa registrare mediamente un balzo del 188,9% con picchi che nelle ultime settimane hanno superato il 400% (si parla di ottobre 2021, ndr).

Denuncia il comparto che la congiuntura va ad aggravare una situazione già difficile: “(…) Per le nostre imprese non è più possibile fornire il SSN alle condizioni di qualche mese fa. Purtroppo, le numerose richieste di revisione non hanno ricevuto alcuna risposta. Per contro anche recentissime procedure di acquisizioni pubbliche hanno basi d’asta calcolate su prezzi di mercato di due o tre anni fa. Con queste premesse il sistema non può reggere e ci sono pochissime settimane di autonomia”.

Il comparto – dichiarano - negli ultimi anni ha assistito a procedure pubbliche di acquisto improntate ad aggiudicazioni al prezzo più basso o – ancora più grave – a procedure pubbliche di acquisto in cui i criteri di valutazione della qualità erano talmente basilari e alla portata di qualsiasi fabbricante in gara che, di fatto, l’elemento dirimente risultava essere solamente il prezzo. La conseguenza di questo meccanismo, ha portato all’aggiudicazione di prodotti a basso contenuto tecnologico sui quali, tuttavia, l’incidenza delle pure materie prime produttive risulta comunque molto elevata.

“L’effetto dell’aumento sproporzionale dei costi delle materie prime – continua Berti- da un lato impone alle aziende di fornire prodotti per gare già aggiudicate a un prezzo che non è più sostenibile per i cambiamenti eccezionali e repentini che impattano sugli approvvigionamenti. Dall’altro, rischia che vadano deserte procedure di acquisto future da parte di stazioni appaltanti. Ci aspettiamo quindi – conclude Berti – che le diverse stazioni appaltanti diano seguito alle revisioni dei prezzi che le nostre aziende hanno richiesto secondo quanto previsto dall’art. 106 del D.Lgs 50/2016. La stessa stabilità del comparto e la vita del tessuto produttivo italiano del settore è a rischio insieme all’assistenza alla persona con disabilità”.

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Redazione

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