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mano touch appDialogo, confronto con utenti e associazioni. Valorizzare il lato umano per realizzare software accessibile. Così, una realtà no-profit italiana ha “conquistato” l’Onu

C’è stato il periodo delle app “torcia”, per fare luce con lo smartphone. Poi la fase delle app “vuvuzela”, per riprodurre con il telefono la trombetta simbolo dei Mondiali di calcio 2010. Ora è corsa alle app per il ritocco delle immagini. Ci sarà il boom dei software accessibili per davvero, e non solo sulla carta? La risposta è sì: ci vorrà però del tempo, e soprattutto un migliore uso del linguaggio. Quello di programmazione, certo, ma anche nel senso più tradizionale del termine, ovvero la base di qualsiasi interazione sociale.

Lo sforzo in questa direzione già si vede. Ne è esempio “Informatici senza frontiere” (ISF), organizzazione no-profit che, attraverso lo sviluppo di software e l’impiego di nuove tecnologie, cerca di superare l’esclusione digitale e sociale. Progetti in Africa, nelle carceri, iniziative rivolte ai bambini di strada. E poi il filone della disabilità, con la creazione di strumenti per l’autonomia nella vita quotidiana.

«Siamo convinti che l’informatica  sia un fattore abilitante e pervasivo in grado di consentire lo sviluppo di servizi innovativi, colmare ineguaglianze e favorire una maggiore inclusività»,  commenta il presidente Dino Maurizio. E sottolinea: «Noi di “Informatici Senza Frontiere” partiamo dall’ascolto e dalla comprensione delle esigenze delle persone con difficoltà, e usiamo le nostre competenze per realizzare strumenti che li aiutino nel loro quotidiano, che siano realmente utili».

Così, ad esempio, da un confronto con l’associazione Lions, attenta ai problemi delle persone cieche e ipovedenti, nasce Paperboy/Strillone: applicazione per computer e dispositivi mobili che consente la lettura dei  quotidiani attraverso sintetizzatori vocali e semplici gesti per la selezione degli articoli.
Altra idea è il programma I.S.A. (I Speak Again): puntatore oculare pensato per chi può comunicare solo con gli occhi, semplice da configurare e usare, fornito gratuitamente agli utenti.
L’incontro con il trombettista jazz Vincenzo Deluci, la cui mobilità è stata compromessa dopo un grave incidente automobilistico, ha stimolato lo sviluppo di un meccanismo che permette di muovere i tasti dello strumento musicale attraverso un joystick, e così riscoprire (o scoprire per la prima volta) il piacere di suonare.
Sull’onda del successo che stanno conoscendo le stampanti 3D, l’associazione è anche ideatrice di una mostra di quadri tattili: un percorso fatto di arte e musica al buio, proposto a un pubblico eterogeneo, non solo a chi è cieco.

Con le sue attività, “Informatici senza frontiere” ha saputo conquistare nel tempo l’attenzione di una platea internazionale: è del 2013 il suo riconoscimento, da parte dell’Onu, come realtà rappresentativa a livello europeo di cosa possa fare l’Information Technology per la disabilità. ISF ha presentato a Ginevra, al Vertice Mondiale sulla Società dell’Informazione, il proprio lavoro.

«Non siamo un istituto di ricerca, ma tra i volontari possiamo contare competenze eccellenti, guidate da un valore insostituibile quale la solidarietà», confessa l’ingegner Maurizio. Con impegno e passione i membri di “Informatici senza frontiere” dedicano il loro tempo libero alla progettazione e all’implementazione di soluzioni. Usano codici di programmazione “aperti”  perché, precisa il presidente, «l’open source favorisce la collaborazione e consente di sfruttare competenze in rete». In questo modo, aggiunge Maurizio, l’organizzazione diventa un polo aggregante e costruttivo: «Facciamo da catalizzatore per altre associazioni, le aiutiamo a entrare in una rete in cui ci si confronta e si scambiano informazioni e competenze per colmare il gap digitale».

Un confronto che il prossimo 18 ottobre avrà come centro Benevento, sede di equo e digitale. Si tratta di un evento nazionale in cui l’associazione condividerà con il pubblico i suoi progetti per la disabilità. Allo stesso tempo, stimolerà la partecipazione attiva: ascoltando altre associazioni e persone che vivono la disabilità in prima persona, si identificheranno ulteriori necessità e bisogni, e si appronteranno nuovi progetti.

Se l’iniziativa è un’opportunità di aggiornamento per tutti, lo è in particolare per due gruppi di persone. Da una parte, chi dispone di competenze informatiche, ma ha ancora poca conoscenza  della disabilità e dei suoi bisogni. Dall’altra, chi conosce la disabilità perché la vive su di sé, e può dunque indicare le soluzioni che aiuterebbero a rendere il quotidiano meno pesante.

Il cantiere della tecnologia accessibile è dunque sempre aperto. Nella cassetta degli attrezzi, basta ricordare di tenere dello spazio per uno strumento classico come la comunicazione. Quella vera, non solo virtuale, capace di imporsi tra torce e pennelli digitali.



Per approfondire:

Il sito di Informatici Senza Frontiere

Il sito dell'assemblea "equo e ditale"

Un'esibizione del musicista jazz Vincenzo Deluci: il joystick al posto delle dita per suonare la tromba


In Disabili.com:

TABLET E MOBILITA' RIDOTTA: PROVE DI CONVIVENZA

INFORMATICA PER TUTTI: L'ACCESSIBILITA' E' ANCHE IN UN PULSANTE

SPECIALE APP DISABILI


Roberto Bonaldi


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