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Quanto si sta facendo e cosa si rischia senza progettualità per favorire il trasporto pubblico nelle città da qui a 40 anni?

Il tema della mobilità sostenibile è uno degli argomenti di maggiore attualità per i governi, ma anche e soprattutto un obiettivo che dovrà diventare la regola da qui al prossimo futuro: un futuro dove la necessità di fare i conti con l’ambiente imporrà una rimodulazione totale dei nostri modelli attuali di spostamento.
Nella definizione riportata nella strategia europea in materia di sviluppo sostenibile approvata nel 2006 dal Consiglio Europeo, la mobilità sostenibile ha l’obiettivo di garantire che i sistemi di trasporto corrispondano ai bisogni economici, sociali e ambientali della società, minimizzandone contemporaneamente le ripercussioni negative sull’economia, la società e l’ambiente.
Assai poche volte, però, capita di vedere declinato l’argomento rispetto alle persone con disabilità, nonostante quello di vivere in una comunità aperta e fruibile sia diritto fondamentale che, nel caso delle persone con disabilità, rappresenta anche la possibilità di uscire dalla invisibilità.
La domanda, allora, è: su quale mobilità possono già contare le persone disabili in Italia? E, soprattutto, quale tipo di mobilità avranno in futuro (considerando anche il consistente invecchiamento della popolazione e della popolazione disabile) se la progettazione a partire da oggi non ne terrà adeguatamente conto? Si spinge in una proiezione fino al 2060 lo studio Il paradosso della mobilità, realizzato da Fondazione Unipolis e ANGLAT (Associazione Nazionale Guida Legislazioni Andicappati Trasporti), che per la prima volta affronta il tema della mobilità sostenibile per le persone con disabilità.

LO SCENARIO NEL 2060
In estrema sintesi, lo studio ci dice che nell'Italia più anziana e meno popolata del 2060, le persone con disabilità cresceranno del 25%. Sul fronte della mobilità, i soggetti con disabilità che utilizzeranno i mezzi di trasporto saranno 2 milioni, il 50% dei quali guiderà un'auto e non rinuncerà a essere conducente. In questo scenario e di fronte alla domanda su come i mezzi di trasporto pubblico ​potranno rispondere alle esigenze di questa popolazione, il diritto negato alla mobilità sostenibile perle persone con disabilità si aggraverà nel 2060 se l'Italia non sceglierà con decisione la via dello sviluppo sostenibile.

I DISABILI ITALIANI TRA 40 ANNI
Andando a vedere i singoli dati e numeri, secondo la ricerca, tra 40 anni in Italia ci saranno meno persone rispetto ad ora (poco più di 55 milioni di abitanti rispetto agli attuali 60 milioni, -10%), e saranno più anziane (gli over 74 cresceranno del 70%). Aumenteranno di conseguenza anche le persone con disabilità (+25%, pari a quasi 4 milioni di unità). In particolare, aumenterà del 51% il numero delle persone con disabilità over 64 (da 2 a 3 milioni) e, fra queste gli over 74 passeranno da 1,5 a 2,5 milioni. Nel 2060 gli over 74 rappresenteranno il 64,1% della popolazione con disabilità rispetto all'attuale 47,6%.

DISABILI E MEZZI DI TRASPORTO TRA 40 ANNI
Sul fronte della mobilità, oltre 2 milioni di persone con disabilità utilizzeranno regolarmente mezzi di trasporto e, di questi, uno su due sarà conducente d'auto. Nel confronto con il 2060, come evidenziato, sono gli over 64 in crescita e questo trend riguarderà anche il dato relativo all'uso dell'auto: la persona con disabilità, anche se over 64 e soprattutto se over 74, non rinuncerà a essere conducente. Infatti, su 1 milione di soggetti che la proiezione ci indica come conducenti d'auto, gli over 64 sono il 50,1% e, fra questi, il 29,2% ha oltre 74 anni. In particolare, si stima che si registrerà un incremento di 115.000 over 74 conducenti di auto.

I MEZZI DI TRASPORTO PUBBLICO ACCESSIBILI TRA 40 ANNI
Fra gli over 64, rispetto alla scelta dell'auto, l'uso del trasporto pubblico locale urbano e del treno sarà inferiore rispettivamente del 45,3% e del 67,1%, così come l'uso del TPL extraurbano crolla del 78,6%. E se ci focalizziamo sugli over 74, rispetto all'uso dell'auto, l'uso del TPL urbano e del treno calerà rispettivamente del 32,8% e del 69%, per arrivare a un meno 77,9% nel caso dell'utilizzo del TPL extraurbano. In sintesi, l'età che avanza non impedirà di essere un conducente di auto rispetto alla scelta del trasporto pubblico.
In questo scenario, occorre riflettere su come i mezzi di trasporto pubblico potranno rispondere alle esigenze di questa popolazione, evolversi, e diventare un elemento costitutivo delle future comunità sostenibili. Strade connesse e intelligenti, auto a guida autonoma, e un ecosistema pubblico/privato, con un ruolo da guida della ricerca, rappresentano il modo per indirizzare lo sviluppo della mobilità verso un modello sostenibile che deve riguardare le comunità nel loro complesso.

Per richiedere la ricerca:

segreteria@fondazioneunipolis.org

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Redazione

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