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Il treno non era attrezzato per far scendere la passeggera disabile con la sua carrozzina in Centrale a Milano. Tomirotti denuncia privazione di libertà e mancanza di rispetto: “Chi mi risarcisce del tempo perso?”

Siamo ormai abituati a casi di treni in ritardo, ma capita anche che il treno giunga a destinazione in orario, e siano i passeggeri a ritardare (forzatamente) la discesa. È quello che è successo, nella giornata di ieri, nella nevralgica stazione di Milano Centrale, alla giornalista e attivista Valentina Tomirotti, che ha dovuto attendere 37 minuti prima di poter scendere dal treno con la sua carrozzina. Il motivo? non c’erano modalità per farla scendere in sicurezza dal treno regionale proveniente da Mantova delle 12.42 con la sua sedia a rotelle elettrica non sollevabile.

RAMPA FUORI USO
Tomirotti  sulla soglia dell'entrata del treno Trenord, bloccata dall'assenza di una rampaA raccontare l’accaduto è la stessa Tomirotti, spiegando che la rampa abituale per agevolare l’entrata e l’uscita dei passeggeri con disabilità motorie sui regionali era stata ritirata perché fuori norma, ma non reintegrata da altro ausilio. E questo nonostante la segnalazione preventiva alla Sala Blu di Milano Centrale.

Una volta giunti a destinazione alla stazione Centrale di Milano, dopo un’attesa di oltre mezz’ora la situazione è stata sbloccata, e la donna fatta scendere dal treno, utilizzato un carrello elevatore, di norma usato per i Freccia.

DOTAZIONE INTERNA E PERSONALE
Spiega Tomirotti: “La cosa più grave è la situazione, però, in cui versano i treni regionali Trenord, soprattutto quelli di media e nuova manifattura che hanno una rampa al suo interno e che nei treni di ultima generazione hanno una pedana ad estrazione automatica, a richiesta in cabina. Viaggio spesso su Milano ed utilizzo il regionale: tantissime volte il personale in servizio non conosce l’abilitazione e non sa gestire situazioni in cui la pedana presente a bordo potrebbe risolvere il problema. La risposta più gettonata che mi sento dire? “Non è di mia competenza”, ma se il personale in servizio sul treno non è formato o è pressapochista, a chi mi devo rivolgere?”.

DANNI NON RISARCITI
Dipendere da un servizio mancante, mal funzionante o non attivato da chi dovrebbe farlo contribuisce a una privazione dell’autonomia per una persona con disabilità. Ma non solo.
“Il treno mi ha tenuta in ostaggio 37 minuti. 37 minuti di privazione della libertà, di mancanza di rispetto, di ritardo ad un appuntamento di lavoro in cui mi sono dovuta giustificare per una colpa che non ho. Ogni volta è un furto di tempo perché si pensa che le persone con disabilità possano esclusivamente dipendere da altri in estremo silenzio, ma chi ci risarcisce di questo stress e della perdita economica?

SEGNALAZIONE A TRENORD
L’attivista spiega di aver inviato una PEC a Trenord, direttamente al CeO Marco Piuri, segnalando la necessità di una formazione esaustiva della strumentazione di bordo e di una modalità di comunicazione con l’utenza con disabilità che sia rispettosa, “perché questi accadimenti hanno tutti i tratti distintivi di un abilismo interiorizzato che va debellato”.

Redazione
 

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