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Definiti da Agenas caratteristiche e campi d’intervento dell’infermiere di famiglia o comunità, istituito per portare l’assistenza più vicina ai cittadini. Il Veneto prima regione d’Italia a dotarsi di tale figura

Prende forma in maniera più delineata l’infermiere di famiglia o comunità (IFoC), una figura prevista dal DM 77/2022 per migliorare l’assistenza territoriale ai cittadini. In questi giorni sono state infatti pubblicate da Agenas le “Linee di indirizzo Infermiere di Famiglia o Comunità” che definiscono ruoli, compiti, funzioni e formazione di questa figura, prevista dal Dm 77 sull’assistenza territoriale.

OBIETTIVO: DECENTRALIZZARE LE CURE E PORTARLE SUL TERRITORIO
Con l’infermiere di famiglia o comunità ci si propone di contribuire allo spostamento da un modello di assistenza “centralizzato”, che vede nel suo perno l’ospedale, a favore di un modello che invece si sviluppa sul territorio, più vicino alla quotidianità del paziente-cittadino.

Assistenza territoriale in prossimità con la persona significa anche mettere in campo strumenti che aiutino non solo alla sua cura ma anche ad anticiparne i bisogni, quindi a prevenire, intervenendo con maggiore tempestività, continuità, ma anche migliore presa in carico, ad esempio, di cronicità e fragilità. In questo modo ci si aspetta di raggiungere il duplice obiettivo di curare meglio e risparmiare.

COME CAMBIANO I BISOGNI DI ASSISTENZA
Il modello tracciato con l’infermiere di famiglia dovrebbe essere quindi parte di una risposta ai cambiamenti nel tessuto sociale – in primis l’invecchiamento e la comorbilità – che richiedono di ripensare e rinforzare la presenza dei servizi socio assistenaizali e sanitari nel territorio. In questo senso, oltre all’aumentare progressivo dell’invecchiamento della popolazione, possiamo sintetizzare così alcuni di questi fenomeni:
- aumento di persone con almeno una patologia cronica (40,8% della popolazione) e di condizioni di co-morbidità, in particolare in soggetti over settantacinquenni (66,6%);
- progressiva semplificazione della dimensione e composizione delle famiglie, con il 29,6% delle persone over sessantacinquenni che vivono sole;
- una riduzione del 50% circa degli anni di vita liberi da disabilità nelle persone sopra i 65 anni, con sostanziali differenze sulla base delle condizioni socioeconomiche

DOVE OPERA L’INFERMIERE DI COMUNITÀ
L’intervento dell’IFoC si svilupperà in tre ambiti:
- ambulatoriale, come punto di incontro in cui gli utenti possono recarsi per ricevere informazioni, e prestazioni incluse nei livelli essenziali di assistenza rivolti alla prevenzione collettiva, alla sanità pubblica, e all’assistenza di base (DPCM del 12 gennaio 2017) (27), inclusi interventi di educazione alla salute;
- domiciliare, per valutare i bisogni del singolo e della famiglia e organizzare l’erogazione dell’assistenza, valutando, per le situazioni assistenziali a medio-alta complessità, l’attivazione della rete territoriale e dell’ADI;
- comunitario, con attività trasversali di promozione ed educazione alla salute, integrazione con i vari professionisti tra ambito sanitario e sociale, mappatura e attivazione di possibili risorse formali e informali.
Inoltre, presso strutture residenziali e intermedie (strutture socio-sanitarie) con attività di consulenza, monitoraggio e attivazione di risorse in base ai bisogni rilevati, per garantire la continuità assistenziale tra i diversi contesti di cura.

VENETO PRIMA REGIONE AD AVVIARNE L’ATTIVITÀ
Proprio in questi giorni il Veneto ha approvato – prima regione in Italia – la formazione e dotazione di questa figura che si occuperà, ha dichiarato Zaia, della “(…) presa in carico delle cronicità, di pazienti che non aderiscono ai trattamenti, che sono incapaci di autocurarsi, fragili, con età pari o superiore a 65 anni”. E’ prevista una formazione accademica specifica per l’infermiere di famiglia o comunità, il cui impiego sarà prezioso per la gestione dei bisogni di assistenza legati alla cronicità e alla fragilità e si rivolgerà a persone non eleggibili all’Assistenza Domiciliare Integrata o alla gestione in strutture intermedie-residenziali, o setting specialistici o per acuti, ha aggiunto l’assessora Lanzarin.

Per approfondire:

Linee di indirizzo infermiere di famiglia o comunità

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Redazione

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