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La misura mira a sostenere la cura domiciliare delle persone anziane ad alta complessità assistenziale, con un assegno di 850 euro aggiuntivo all’accompagnamento. Ma i requisiti sono stringenti, e la durata circoscritta alla sperimentazione. Vediamo cosa è previsto


Con l’ok, l’11 marzo, del Consiglio dei Ministri, viene approvato in via definitiva il decreto legislativo per il sostegno delle politiche in favore delle persone anziane, che prevede l’introduzione della nuova prestazione universale in aggiunta all’indennità di accompagnamento, per sostenere l’assistenza in casa della persona anziana non autosufficiente.

850 EURO AL MESE
Il provvedimento è il primo decreto che dà attuazione alla riforma dell’assistenza agli anziani in Italia (la legge 33 del 23 marzo 2023: legge delega per la non autosufficienza), e prevede l’introduzione di un assegno di assistenza denominato “prestazione universale” di 850 euro al mese in aggiunta all’assegno di accompagnamento, per coprire i costi di retribuzione di una badante o l’acquisto di servizi di assistenza, ma solo per anziani non autosufficienti in determinate condizioni.

REQUISITI STRINGENTI
I requisiti della nuova prestazione universale sono parecchio stringenti. Il contributo spetta infatti solo ad anziani:
- ultraottantenni
-non autosufficienti
- con bisogni assistenziali “gravissimi”
-con ISEE non superiore a 6.000 euro
Si calcola che a godere della nuova prestazione, per come sono stati impostati i requisiti di accesso al beneficio, saranno solo circa 25mila persone.

POSSIBILITA’ DI REVOCA
Inoltre, il denaro della prestazione universale deve essere speso esclusivamente per retribuire il lavoro di cura e assistenza della badante o per acquisto di servizi di assistenza da imprese esterne. Nel caso in cui l’assegno non venisse speso per queste voci, può essere revocato.

SPERIMENTAZIONE PER DUE ANNI
La nuova misura partirà solo dal gennaio del prossimo anno, e sarà una sperimentazione che finirà, poi, nel 2026. Per i due anni vengono messi in campo 250 milioni di euro ad annualità.

CRITICHE AL PROVVEDIMENTO
Sulla misura non sono mancate le perplessità – se non proprio critiche- in considerazione soprattutto della platea molto ristretta dei destinatari del provvedimento, che non servirebbe a sostenere realmente i costi delle famiglie, e che comunque escluderebbe una vasta fetta di persone.
Tra i ciritici, Assindatcolf, l’Associazione Nazionale dei Datori di Lavoro Domestico che, calcolatrice alla mano, mostra come “Un anziano non autosufficiente che abbia bisogno di una badante a tempo pieno può arrivare a spendere tra 1.600 e 1.800 euro al mese, che in un anno significano tra i 19 ed il 21 mila euro, tra retribuzioni, tredicesima, ferie, Tfr e contributi”. Ne deriva che “(…) con un ‘assegno di assistenza’ del valore di 850 euro al mese non si riuscirebbe a coprire neanche la metà di quello che una famiglia spende per assumere una badante a tempo pieno, sia in regime di convivenza (1.671 euro al mese e 18.927 l’anno), che ad ore (1.854 euro al mese e 20.896 l’anno).”
Critiche sono arrivate anche dall’Area Stato sociale e diritti della Cgil.

Su questa notizia leggi anche:

Una badante a tempo pieno può costare fino a 1.800 euro al mese: la prestazione universale non basta


Per approfondire

Legge 23 marzo 2023, n.33

Redazione

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