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Dall’anno Internazionale delle Persone Disabili (1981) all’ UNDIS-United Nations Disability Inclusion Strategy (2019)

(Publiredazionale)

A meno di un mese dalla celebrazione della Giornata Internazionale delle persone con disabilità 2019 ci siamo interrogati sul modo in cui le Nazioni Unite hanno finora affrontato la questione del cosiddetto “mainstreaming della disabilità”, ovvero dell’inserimento di tale tema in tutti i propri documenti e nel proprio assetto organizzativo e pratico.

La ricorrenza, infatti, è stata introdotta per la prima volta nel 1981, in occasione dell’Anno Internazionale delle Persone Disabili, con lo scopo di promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza sui temi della disabilità, sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita e combattere qualsiasi forma di discriminazione e violenza.

Nel 1993, inoltre, la Commissione Europea ha reso il 3 dicembre anche la Giornata Europea delle Persone con Disabilità, rendendola un appuntamento non solo per disabili ma anche per le loro famiglie, gli operatori, i professionisti che operano nel sociale e, più in generale, per tutti i cittadini europei.

Nel 2006, poi, l’approvazione della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità ha prodotto un cambiamento epocale nella lettura della condizione delle persone con disabilità nel mondo.
Ratificata a oggi da 179 Nazioni, in Italia con la Legge n. 18 del 3 marzo 2009, la Convenzione ha avviato importanti processi di cambiamento all’interno delle legislazioni nazionali in molti Paesi, ha rafforzato il ruolo delle organizzazioni che rappresentano le persone con disabilità, ha prodotto riflessioni culturali, influenzato le formazioni accademiche, avviato ricerche innovative, dato il via a progetti e azioni prima impensabili.
In questi 13 anni, il sistema di monitoraggio realizzato dal Comitato ONU per i Diritti delle Persone con Disabilità, previsto dall’articolo 34 della Convenzione, ha permesso di monitorare l’applicazione del Trattato in quasi cento Paesi.

L’IDA-International Disability Alliance è divenuta dal 2014 rappresentante della minority disabilità (aggiungendosi alle rappresentanze delle minority donne, bambini e anziani), questo ha permesso di interloquire direttamente con gli uffici competenti, per inserire i diritti delle persone con disabilità in tutte le azioni e gli atti delle Nazioni Unite. La prima questione sollevata è stata quell dell’accessibilità agli eventi organizzati dall’ONU e agli edifici che ne ospitano gli uffici. A partire da questo spunto è nato l’Accessibility Centre, dotato di tecnologie donate dalla Corea del Sud, che sostiene a tutti i livelli la partecipazione delle persone con disabilità alle attività delle Nazioni Unite, è incaricato di garantire facilitazioni ambientali nelle conferenze e nei servizi e offre documentazioni e informazioni in formati accessibili. Le location che coinvolgono le attività di qualsiasi comitato ONU, a oggi, sono quindi sempre attrezzate di tutto punto per l’abbattimento delle barriere architettoniche: interpretariato in Lingua dei Segni, stampanti braille, servoscala a pedana e quanto altro si renda necessario di volta in volta.
La più recente, e forse la più importante, delle iniziative sul mainstreaming della disabilità, è stata presa dall’attuale segretario generale dell’ONU, António Guterrez, che ha approvato nel marzo di quest’anno una strategia sulla disabilità denominata UNDIS-United Nations Disability Inclusion Strategy, con un apposito ufficio di coordinamento alle proprie dipendenze, sul modello del CEB (Chief Executives Board for Coordination) Policy on Gender Equality and the Empowerment of Women (CEB/2006/2), con cui collabora sulle tematiche legate al genere.


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Redazione

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