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La pronuncia, che interessa le persone totalmente inabili al lavoro a causa di gravi disabilità, dovrà applicarsi a partire dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza sulla Gazzetta Ufficiale e non sarà retroattiva

Nella giornata di ieri la notizia del giorno è stata quella della sentenza della Corte Costituzionale relative alle pensioni per invalidità civile. Nello specifico, la Corte ha ritenuto che un assegno mensile di soli 285,66 euro sia manifestamente inadeguato a garantire a persone totalmente inabili al lavoro i “mezzi necessari per vivere” e perciò violi il diritto riconosciuto dall’articolo 38 della Costituzione, secondo cui “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto di mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale”.

La Corte ha quindi stabilito che il cosiddetto “incremento al milione” (pari a all'epoca a 516,46 euro), riconosciuto per vari trattamenti pensionistici, debba essere assicurato anche agli invalidi civili totali maggiorenni di cui parla l’articolo 12, primo comma, della legge 118 del 1971, senza attendere il raggiungimento del sessantesimo anno di età, attualmente previsto dalla legge, e che non godano di redditi su base annua pari o superiori a 6.713,98 euro. Finalmente, quindi, la Consulta ha riconosciuto ciò che è lampante: se l’importo minimo riconosciuto ai pensionati per non vivere in povertà assoluta è di 516 euro, perché quello per gli inabili al lavoro è poco più di metà?

Si tratta di una pronuncia importantissima: da tempo il mondo della disabilità chiedeva al Governo di innalzare gli importi di pensioni e assegni per le persone con riconoscimento di invalidità, e ora sembra finalmente giunto il momento. 
Grande soddisfazione è stata  quindi espressa  dal Presidente dell'Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili), Nazaro Pagano, che commenta:La sentenza della Consulta arriva dopo 12 anni di nostre continue battaglie a sostegno dell’aumento delle pensioni di invalidità per gli invalidi al 100 per cento, ferme a neanche 286 euro al mese. Nel 2008 noi raccogliemmo più di 300mila firme per promuovere in Parlamento una legge di iniziativa popolare che innalzasse  queste pensioni  da fame, di gran lunga inferiori ai minimi pensionistici e che superasse questa vergognosa disparità di trattamento fra pensionati. Ora la sentenza della Corte costituzionale recepisce totalmente il contenuto della nostra proposta di iniziativa legislativa (Atto Camera numero 1539)".

Anche la FISH esprime un plauso alla svolta che la sentenza segna in una discussione che dura da anni e che riguarda il sostegno alle persone con disabilità sottraendole al rischio di impoverimento e di isolamento. Tuttavia – mette in guardia la FISH - la sentenza pone un problema politico urgente e non solo perché non considera le persone cieche e sorde e gli invalidi parziali, ma anche per gli effetti distorsivi che potrebbe causare se non incardinata in una più complessiva riforma di queste misure assistenziali e di altre a sostegno della vita indipendente e di percorsi di autonomia. Bene quindi la sentenza ma si provveda quanto prima a quell’intervento normativo unitamente alla revisione dei criteri e dei percorsi di valutazione della disabilità.
Intervento normativo che la sentenza non esclude, anzi, come si legge nel comunicato della Corte:
resta ferma la possibilità per il legislatore di rimodulare la disciplina delle misure assistenziali vigenti, purché idonee a garantire agli invalidi civili totali l’effettività dei diritti loro riconosciuti dalla Costituzione.
In meritio a questo, anche l’Associazione Luca Coscioni auspica di non fermarsi a sovvenzionare i tanti casi che certamente hanno bisogno di un aiuto dello Stato, ma avere una visione più ampia del problema e prevedere gli investimenti promessi a Villa Pamphili per restituire alle persone con disabilità la loro libertà di movimento, di partecipazione, di lavoro, di vita indipendente. Questo è tanto più urgente e necessario anche in ragione dell'avanzamento della vita media delle persone". 

Vedremo in che modo il legislatore intenderà adeguarsi a questa pronuncia.

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Redazione

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