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Troppi soldi non utilizzati e criticità alla messa in pratica della legge 112/2016, che nasce per concretizzare il diritto a una vita indipendente delle persone con disabilità nel durante e dopo di noi

Abbiamo titolato nei giorni scorsi “Dopo di noi: i soldi ci sono ma sono pochissimi i destinatari dei progetti il nostro articolo nel quale informavamo della recente Relazione della Corte dei Conti sull'attuazione delle misure previste dalla legge n. 112/2016 (sul Durante, Dopo di Noi), adottata con delibera del 23 dicembre scorso n. 55/2022/G, contenente i risultati del monitoraggio e controllo delle risorse destinate per i progetti dedicati al Dopo di Noi delle persone con disabilità a livello nazionale, in relazione agli obiettivi prefissati.

Dicevamo, abbiamo titolato così l’articolo, poiché dalla relazione emerge l’incapacità della maggior parte delle Regioni di mettere in campo azioni e strategie per spendere quei denari per gli scopi per i quali erano stati stanziati. Per questo motivo da Anffas arriva la richiesta, "Alla politica ed allo Stato centrale" di commissariare senza indugio tutte quelle regioni e quegli ambiti inadempienti o rimuovere i funzionari che non fanno il loro dovere, piuttosto che ritardare o ritirare i finanziamenti che finiscono solo con il penalizzare le persone con disabilità ed i loro familiari".

UNA LEGGE DALLA PORTATA INNOVATIVA
Prima di analizzare i punti critici della sua applicazione, Annfas sottolinea con forza come la legge 112, che ha come principio ispiratore quello di concretizzare il diritto delle persone con disabilità di essere libere di scegliere dove, come e con chi vivere, abbia una portata decisamente innovativa. Quando correttamente applicata, infatti, questa legge, permette di mettere in campo interventi a supporto di un progetto individuale di vita per ciascuna persona con disabilità al fine di un suo progressivo distacco dalla famiglia e l'acquisizione di una propria identità da persona adulta.

RISORSE NON SPESE O PERDUTE
Annfas passa poi a commentare i risultati della relazione della Corte dei Conti, evidenziando come oggi abbiamo una massa di risorse ancora da spendere pari ad oltre 216,5 milioni di euro (ossia oltre tre volte l'attuale valore annuale del Fondo) e questo lascia riflettere sulla capacità di progettare interventi, ma anche di rendicontarli, determinando, tra l'altro, che quasi mai si determina un flusso costante di risorse nel tempo che dovrebbe invece essere funzionale alla possibilità di seguire una programmazione nell'erogazione delle prestazioni. Inoltre sono divenute indisponibili, dopo essere state conservate in conto residui per molti anni, alcune risorse andate in c.d. "perenzione amministrativa", tanto che al 2021 risultano andati persi 4,75 milioni di euro.     

RISORSE DEI PRIVATI PER I SOGGETTI
Anffas ricorda che Molto spesso il Dopo di Noi lo si sta costruendo privatamente con le realtà del Terzo Settore e con le risorse delle persone con disabilità, come purtroppo rilevato dal censimento Anffas di fine 2019, persino citato nella Relazione della Corte dei Conti. Dato questo che, ovviamente, sfugge alla rilevazione della Corte dei Conti ma che testimonia della portata generativa, dal basso, che accompagna questa importante legge.

CRITERI SUI BENEFICIARI DA RIVEDERE
Altro punto critico evidenziato dalla relazione è rappresentato dalle modalità di individuazione dei beneficiari dei progetti da finanziare con risorse del Fondo Dopo di Noi: commenta Anffas: a volte abbiamo registrato in alcune Regioni l'adozione di criteri di accesso del tutto stringenti e neppure giustificati dalla norma statale e dai decreti di riparto. In altri casi Anffas ha visto che un non congruo budget di progetto costruito nel progetto individuale di vita ha fatto desistere molti che avevano inizialmente richiesto di accedere a tali misure. 

Sebbene durante la predisposizione della legge si fosse valutato in 100.000- 150.000 le persone che avrebbero potuto richiedere di accedere alle ridette misure, la relazione al Parlamento di fine 2019 con i dati al 31.12.2018 parlava di poco meno di 6.000 persone con disabilità grave, con l'indicazione oggi della Corte dei Conti di un dato solo leggermente aumentato, nonostante siano passati altri anni, giungendo a 8.424 persone che in totale hanno fruito di tali misure con risorse a valere sul Fondo statale.

ABITAZIONE CON ALTRE PERSONE
Altro elemento che la Corte ricorda, così come rilevato anche da Anffas, è quello che non si possa continuare a vivere nella propria abitazione senza altre persone con disabilità grave, specie per accedere alla Misura b) (una delle misure finanziabili con le risorse del fondo), dove invece semmai occorre anche prevedere una modifica normativa, qualora mai ce ne fosse necessità, per creare anche questa opportunità. 

TRUST E ASSICURAZIONI ANCORA POCO USATI
Ultimo grande aspetto, ricorda Anffas, è lo scarsissimo ricorso ai meccanismi giuridici di protezione e destinazione delle risorse patrimoniali della persona con disabilità e della famiglia, attraverso le assicurazioni o il ricorso a trust, vincoli di destinazione degli immobili e mobili registrati e fondi fiduciari.

TAGLIO DELLE RISORSE A DISPOSIZIONE?
Infine, una considerazione sull’aspetto finanziario, anche di lungo periodo.
Durante i lavori di preparazione della legge n. 112/2016 erano state fatte delle proiezioni circa il ricorso massivo a tali meccanismi giuridici e quindi alle agevolazioni fiscali previste negli articoli 5 e 6 della legge per gli strumenti sora elencati: si preventivarono, allora, 51,958 milioni di euro per minori entrate per l'anno 2017 e 34,050 milioni di euro a decorrere dal 2018. Come però registra la Corte dei Conti, fino all'anno 2020 e quindi fino all'anno di imposta 2019,  le minori entrate rilevate sono state pari a 7.431.800 euro con circa 145 milioni di euro che invece sono entrati nelle casse dello Stato (a dispetto delle previsioni di minori entrate) e che adesso devono essere riassegnate al Fondo Statale per il Dopo di Noi per attivare ulteriori misure dirette a tutela delle persone con disabilità grave, così come prevede l'articolo 9 della Legge n. 112/2016. 

Desta però preoccupazione, per Anffas, il passaggio di pagina 66 della relazione della Corte dei Conti in cui si legge "è da ritenere che le risorse corrispondenti alla minore esigenza di copertura siano state rese disponibili per le finalità di quest'ultimo Fondo. In tale direzione sembra essersi orientato il MEF che, da quanto da ultimo comunicato, ha considerato le minori entrate ormai incorporate nelle previsioni annuali di bilancio, che fanno riferimento al gettito effettivamente realizzato, a prescindere, dagli effetti finanziari stimati ex ante nelle relazioni tecniche, ritenuti ormai superati": ove fosse confermato tale orientamento si verrebbe a determinare una sottrazione di fatto delle complessive risorse per circa 150 milioni di euro e questo vede il forte disappunto di Anffas.

Nel chiedere il commissariamento delle regioni inadempienti, Anffas, per voce del suo presidente, Roberto Speziale, spera che “questa relazione possa essere considerata "un grosso sasso nello stagno" e che finalmente si prenda tutti coscienza e consapevolezza che le persone con disabilità ed i loro familiari non possono più attendere per vedere predisposti ed attuati loro progetti di vita soprattutto per avere accesso alle misure previste dalla legge 112".


Redazione

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