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Il CESE-Comitato Economico e Sociale Europeo è attualmente impegnato in una battaglia per la modifica dell’Atto Elettorale Europeo del 20 settembre 1976

Quella per il diritto di voto dei cittadini e delle cittadine con disabilità è una battaglia di lunga data, riportata oggi alla stretta attualità da un intervento di Krzysztof Patercomponente del CESE-Comitato Economico e Sociale Europeopubblicato su Linkiesta.it .

Recentemente, inoltre, il CESE si è espresso unanimemente in favore del parere denominato “La necessità di garantire l’effettivo diritto di voto per le persone con disabilità nelle elezioni del Parlamento europeo, attraverso il quale lo stesso Pater si era rivolto al Parlamento Europeo, al Consiglio dell’Unione e a tutti gli Stati Membri, chiedendo la modifica urgente dell’Atto Elettorale Europeo del 20 settembre 1976 che sia capace di chiarire i principi del suffragio universale e diretto e della segretezza delle elezioni, per consentire di “applicare in tutta l'UE delle norme atte a garantire un effettivo diritto di voto per le persone con disabilità, conformemente all'articolo 29 della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità”.
Tali norme – si legge all’interno del Parere – dovrebbero prevedere almeno:
·      il divieto di privare le persone del diritto di voto alle elezioni del Parlamento europeo a causa della disabilità o dello stato di salute;
·      l'obbligo di forire informazioni sulle regole di voto in una forma adeguata alle esigenze derivanti dal tipo di disabilità;
·      la possibilità per le persone che non possono accedere al seggio elettorale a causa della loro disabilità di votare autonomamente in un altro luogo;
·      l'adozione di soluzioni atte a consentire alle persone con disabilità che necessitano di un sostegno significativo (come le persone sordocieche, non vedenti, con disabilità visive o con limitata destrezza manuale) di votare in modo indipendente, senza ricorrere all'assistenza di altre persone;
·      la possibilità di sostituire il seggio elettorale designato con un seggio più adatto alle esigenze degli elettori con disabilità;
·      il diritto di una persona di scegliere liberamente un assistente personale per farsi aiutare nell'esercizio del diritto di voto.

“Tra il 2016 e la fine del 2018” – ha spiegato Pater nell’intervento su Linkiesta – “ho condotto delle indagini in 27 Stati membri, registrando in maniera dettagliata tutti i limiti e gli ostacoli che gli elettori con disabilità dovevano affrontare. Ho ottenuto informazioni da numerose fonti, come le commissioni elettorali statali e le associazioni a difesa delle persone con disabilità. Al termine delle ricerche sono giunto alla conclusione che, per via di queste barriere giuridiche e tecniche, nessuno dei paesi dell’UE può garantire che le elezioni siano accessibili a tutti”. 

I risultati dell’indagine sono pubblicati nella relazione informativa “La realtà del diritto di voto delle persone con disabilità alle elezioni del Parlamento europeo”, adottata dal Comitato economico e sociale europeo (CESE) due mesi prima delle elezioni europee del maggio 2019. In seguito, nella stessa tornata elettorale il numero di persone escluse dal voto a causa di problemi di salute mentale o disabilità intellettuali si è dimezzato, pur rimanendo elevato, con 400.000 persone impossibilitate a esercitare il loro diritto di voto in ben 14 Stati membri dell’UE.

“La situazione – continua Pater – non migliorerà da sola e, in assenza di modifiche giuridiche per rimuovere queste barriere, il numero di cittadini potenzialmente privati del diritto di voto continuerà ad aumentare costantemente. A causa del rapido invecchiamento della popolazione dell’UE, infatti, la quota di persone con qualche tipo di disabilità aumenta di un punto percentuale in media ogni sei anni”.

In ciascuno dei 27 paesi dell'UE vi sono norme o disposizioni organizzative che escludono alcuni elettori con disabilità dalla possibilità di partecipare alle elezioni del Parlamento Europeo. In quanto organo consultivo dell’UE, il CESE può prendere in esame soltanto le elezioni europee, ma se fossero attuate le migliori pratiche di tutti i paesi, vi sarebbe un sistema ideale in base al quale ogni cittadino dell'UE con disabilità non solo avrebbe la piena possibilità di votare, ma potrebbe anche scegliere, tra diverse opzioni, il metodo di voto più adatto alle sue esigenze.

La Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità – precisava sempre il Parere del CESE – si applica alle persone "con minorazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali a lungo termine". Tuttavia anche altre persone che non sono formalmente considerate portatrici di una disabilità, poiché la loro minorazione è temporanea, subiscono le stesse limitazioni per quanto riguarda la possibilità di votare.

“Il diritto di voto – chiosa Pater su Linkiesta – è un diritto fondamentale e una pietra angolare della democrazia europea. Ma si tratta anche, e soprattutto, di una questione di dignità umana. Allora perché continuiamo a negarlo a così tanti fra noi?”.

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Alessandra Babetto

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