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Promossi gli aumenti dei fondi e dei permessi della legge 104, bocciate le scarse tutele lavorative, il non riconoscimento dei caregiver e altre misure

Dopo essere stato presentato alcuni giorni fa, nella giornata di ieri è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il testo ufficiale del Decreto Rilancio (decreto legge n. 34/2020), contenente una serie di importanti interventi per sostenere il Paese dopo la “Fase 1” dell’emergenza Coronavirus.

In merito alle misure previste per le persone con disabilità, contenute nell’ultima e definitiva versione, Vincenzo Falabella e Nazaro Pagano, rispettivamente presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap e Presidente della Federazione tra le Associazioni Nazionali delle persone con Disabilità, hanno espresso delle riserve: “Abbiamo voluto attendere la pubblicazione ufficiale del decreto Rilancio, avvenuta solo ieri, augurandoci che sul testo approvato in Consiglio dei Ministri vi fossero almeno alcuni aggiustamenti e che fossero recepite alcune istanze nostre e di altre importanti organizzazioni.”

I PUNTI FAVOREVOLI DEL TESTO
I presidenti di FISH e FAND esprimono apprezzamento per lo sforzo nell’aumentare la dotazione del Fondo non autosufficienze per il 2020: 90 milioni in più, 20 dei quali da riservare ai progetti di vita indipendente, sottolineando che : “Sicuramente è positivo che sia stato rimosso, sul filo di lana, il vincolo sulle disabilità gravissime, divisivo e improprio".
Apprezzato pure l’aumento del Fondo per il Dopo di noi: “Ci auguriamo sia decisamente diretto verso gli intenti espressi nella norma: costruire l’autonomia e il supporto alle persone quando la famiglia viene a mancare.”
Anche il contributo ai centri semiresidenziali viene visto positivamente: "Ci si augura contribuisca ad una più rapida riapertura con requisiti di sicurezza".
Ritenuta apprezzabile anche la conferma dell’estensione dei permessi lavorativi (Legge 104) per maggio e giugno.

I PUNTI DEBOLI DEL TESTO
Meno bene per il mancato formale riconoscimento del ruolo dei caregiver familiari, che lascia l’amaro in bocca per FISH e FAND: Alcune organizzazioni avevano espresso legittime e condivisibili richieste, anche quelle non recepite. Il carico assistenziale, già greve in precedenza, è ancora più forte sulle famiglie in questa fase di emergenza che ha visto lo stop di molti servizi essenziali.”
Molto debole viene definito l’impatto del reddito di emergenza sui nuclei con persone con disabilità. L’auspicato aumento delle pensioni di invalidità è rinviato ad altra occasione normativa.
Permangono perplessità di FAND e FISH su quel che riguarda gli aspetti del lavoro, della flessibilità, della protezione in particolare dei lavoratori con disabilità o con esiti da patologie oncologiche o, ancora, con problemi di immunodeficienza.“Abbiamo chiesto in tutti i modi, in tutte le sedi, in tutte le occasioni e forme, di chiarire e rendere operativa l’indicazione dell’articolo 26 del decreto ‘Cura Italia’. Sono passati due mesi e ancora ad oggi non c’è nessuna formale indicazione operativa. Nessuna circolare che indichi ai lavoratori e ai datori di lavoro come si richiede l’astensione dal lavoro quando c’è una situazione personale ad alto rischio. Il Senato in sede di conversione del ‘Cura Italia’ ha peggiorato se possibile la disposizione originaria. E il nuovo decreto – ignorando le richiese anche di altri come FAVO, AIL, Uniamo – si limita ad estendere un vago beneficio di altri due mesi. Una lacuna molto grave e irrispettosa che si assomma al mancato recepimento di altri correttivi ad esempio sulle indennità ai lavoratori autonomi, dell’agricoltura, dello spettacolo ecc. che siano anche persone con disabilità.”
Altre preoccupazioni sul fronte del lavoro scaturiscono dall’articolo sulla sorveglianza sanitaria. FISH e FAND ritengono condivisibile e apprezzabile che venga avviata, sui luoghi di lavoro, una sorveglianza straordinaria, ma gli effetti sulle persone con disabilità e altri problemi sono piuttosto preoccupanti ed incerti. Delinearne l’inidoneità temporanea senza prevedere strumenti di integrazione del reddito significa rendere assai probabile che quei lavoratori (e quelli prossimi alla pensione) trascorrano mesi lontani dal posto di lavoro e senza retribuzione. “Uno scenario per noi inaccettabile e sinonimo di esclusione progressiva dal mondo del lavoro che contrasteremo in tutti i modi senza più accettare alibi o scusanti e riprendendo e rafforzando anche il confronto e le comuni strategie con altri attori dell’impegno civile e sindacale.”, concludono Falabella e Pagano.

Redazione

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