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Dall’esclusione dei papà alla mancanza di indicazioni precise sugli scaglioni contributivi. In attesa del decreto attuativo, tutto ciò che “non torna” di questo provvedimento

Oltre al bonus 110% applicabile agli interventi di abbattimento barriere, di cui abbiamo già parlato, un’altra agevolazione, tra quelle contenute nella Legge di Bilancio 2021, di cui si sta parlando molto è rappresentato dal contributo per le madri di disabili disoccupate o monoreddito.

Il comma 365 dell’Art. 1, infatti, stabilisce che alle madri disoccupate o monoreddito facenti parte di nuclei familiari monoparentali con figli a carico aventi una disabilità riconosciuta in misura non inferiore al 60 per cento, è concesso un contributo mensile nella misura massima di 500 euro netti, per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023.

Dell’assurda esclusione dei padri single – così come di eventuali fratelli o sorelle all’interno di nuclei familiari orfanili – abbiamo già avuto modo di far riferimento in fase di analisi di questa Legge ma non è questo l’unico “difetto” che in molti hanno rilevato, e stanno rilevando, all’interno della normativa.

Basta leggere con un po’ di attenzione il testo, infatti, per rendersi conto subito di alcuni vuoti normativi / informativi, nonché di alcune incongruenze, a partire dal fatto che di parla di 500 euro come cifra massima, ma senza indicare quale sia il limite e/o gli scaglioni reddituali. Se, al contrario, non dovesse esserci un reddito massimo, forse gli scaglioni varieranno in base all’ISEE? E ancora, sarà compatibile o meno con altri ammortizzatori sociali come reddito di cittadinanza e d’emergenza? Anche in questo caso nessuna informazione è reperibile direttamente all’interno del testo.

Ci si chiede, dunque, come verranno valutati gli scaglioni di contributo? La risposta, a oggi, è non si sa. Il comma 366, infatti, rimanda tutto a un successivo decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge (n.d.r. ovvero 60 giorni a partire dal 30 dicembre 2020). Sarà questo DM a dover disciplinare i criteri per l’individuazione dei destinatari e le modalità di presentazione delle domande di contributo e di erogazione dello stesso anche al fine del rispetto del limite di spesa di cui al comma 365.

E da questo ultimo passaggio ecco emergere un nuovo dubbio. Il DM, infatti, dovrà agire all’interno dei limiti previsti dalla seconda parte del comma 365, che stanzia, per l’assegnazione di contributi, 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2021, 2022 e 2023 che costituisce limite massimo di spesa. Ancora una volta dunque, come spesso nel nostro paese, si innescherà un inevitabile meccanismo del “chi primo arrivo meglio alloggia”. Anche in questo caso, forse, qualche dubbio potrà essere chiarito dal Decreto Ministeriale attuativo, del quale dunque restiamo, una volta di più, in attesa!

C’è, tuttavia, ancora un ultimo passaggio del testo della norma che solleva non pochi dubbi. Abbiamo visto, infatti, che uno dei criteri per la richiesta del contributo è di figli a carico aventi una disabilità riconosciuta in misura non inferiore al 60 per cento. Peccato che, come i nostri lettori probabilmente già sapranno, nel verbale di accertamento d’invalidità per i minori l’handicap non viene espresso in valore percentuale, tranne nel caso specifico di minori di età superiore ai 15 anni, ai soli fini dell'iscrizione alle liste di collocamento mirato se superano il 45% di invalidità civile.

Una spiegazione possibile per questa incongruenza, apparentemente molto grave, è che il contributo sia stato pensato solo per mamme caregiver con figli maggiorenni. Ma allora perché non indicarlo chiaramente all’interno del testo? Certo, una scelta di questo tipo riserverebbe non poche implicazioni sulle politiche di genere, quasi a dire che è accettabile che la mamma di un bambino piccolo non lavori mentre, dopo la maggiore età, è necessario intervenire con sussidi.

Anche in questo caso, l’unica speranza è quella di trovare risoluzione ai nostri dubbi interpretativi nel decreto attuativo, del quale certamente non mancheremo di darvi notizia.

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Alessandra Babetto

Foto: Freepik

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