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LAVORO DISABILI - SPECIALE

disabili al lavoro

CHI CONTROLLA L'USO DEI PERMESSI DELLA LEGGE 104?


CHI PUÒ USUFRUIRE DEI PERMESSI - Come sappiamo per i parenti della persona disabile è possibile richiedere tre giorni lavorativi di permesso al mese per assistere la persona bisognosa, assentandosi dal lavoro ma essendo pagati ugualmente.
Nell'articolo 33, comma 3, della legge 104/92, si precisa che possono richiedere questi permessi il genitore, il coniuge, il parente o affine entro il secondo grado (nonni, fratelli, etc) o entro il terzo grado nel caso in cui i genitori o il coniuge siano deceduti o affetti da patologia invalidante (o con più di 65 anni). Se ad essere in possesso di attestazione di handicap con gravità è il lavoratore stesso, può richiedere per sé un permesso di due ore al giorno o tre giorni al mese. Da una sentenza del 23 settembre 2016 anche i conviventi oggi possono usufruire di questi permessi per assistere il compagno disabile.

ABUSARE DEI PERMESSI - Purtroppo non sono rari i casi di chi si approfitta indebitamente di questi permessi, utilizzando i giorni liberi per fare proprie commissioni, gite fuori porta e coltivare passioni personali, come il caso dell'uomo che partecipò ad una “serata danzante” anziché assistere la madre disabile grave.
Anche nel caso in cui ci si rechi presso l'abitazione del congiunto disabile e gli si presti assistenza ma questa non sia continuativa nell'arco temporale in cui si esplica il permesso, si tratta sempre di abuso e percezione indebita di trattamento economico.

LICENZIAMENTO DISCIPLINARE - In queste situazioni si verificano le condizioni per procedere ad un licenziamento disciplinare per giusta causa da parte del datore di lavoro. E il più delle volte questo si verifica. È un licenziamento in tronco, senza neanche preavviso.
Il motivo essenziale è che si tradisce la fiducia del proprio titolare, costringendolo anche a riorganizzare le forze lavoro all'interno dell'azienda per “coprire” nostri personali sfizi che nulla hanno a che vedere con l'assistenza al malato. Questo crea uno scompenso nell'organizzazione aziendale che non è tollerabile se non giustificato.

SANZIONE PENALE - Oltre a ciò il lavoratore inadempiente può incorrere anche in una sanzione penale per aver percepito indebitamente dei soldi dallo Stato. Infatti essendo pagato dall'Inps (perchè l'ente previdenziale rimborsa i contributi versati anticipatamente dal datore di lavoro), il lavoratore che abusa dei permessi della legge 104, ruba soldi alla collettività. La pena prevista è la reclusione da sei mesi a tre anni. Quando la somma indebitamente percepita è pari o inferiore a euro 3.999,96 si applica soltanto la sanzione amministrativa del pagamento di una somma di denaro da euro 5.164 a euro 25.822. Tale sanzione non può comunque superare il triplo del beneficio conseguito (Art. 316-ter cod. pen.).

Chi può controllare dunque il lavoratore che vuole fare il furbetto?

CHI CONTROLLA - Essendo entrambi direttamente coinvolti; tanto il datore di lavoro quanto l'Inps stesso (in qualità di rappresentante degli interessi della collettività) possono mettere in atto tutte le operazioni che ritengono necessarie per cogliere in flagranza di reato il presunto colpevole e raccogliere prove utili a fini processuali.

Il datore di lavoro, dunque, è libero di incaricare altri dipendenti o ingaggiare un investigatore privato per pedinare il sospetto lavoratore e fargli foto, video. L'investigatore stesso può essere chiamato anche a testimoniare in aula qualora il dipendente contesti il materiale audio-video fornito.
Non si tratta di ledere il diritto alla privacy perchè l'obiettivo primario è tutelare il benessere dell'azienda. Il divieto dei cosiddetti controlli a distanza del lavoratore riguarda, infatti, solo il luogo di lavoro (non l’esterno) e, comunque, per i casi in cui l’indagine viene svolta per controllare la qualità della prestazione lavorativa. Diverso invece il caso della difesa del patrimonio aziendale.
Il datore di lavoro può rivolgersi anche ai Carabinieri. A riguardo bisogna tenere a mente che il reato di indebita percezione del trattamento economico è perseguibile d’ufficio e, quindi, la mera denuncia potrebbe far scattare il procedimento penale a carico del lavoratore.

L'Inps, invece, per suo conto, può procedere ad una segnalazione presso la Procura della Repubblica che sarà tenuta a portare avanti le indagini.

Qui per saperne di più sui PERMESSI.
 

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