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Dalle organizzazioni la richiesta al Governo di avviare il Piano Nazionale di Domiciliarità Integrata per gli anziani non autosufficienti

Le difficoltà che una famiglia con un anziano non autosufficiente deve affrontare sono molteplici e gravose. Il carico – emotivo, economico, organizzativo – è in larga parte sui familiari, che devono occuparsi di dare una adeguata assistenza al congiunto, spesso potendo contare su servizi insufficienti o che comunque potrebbero essere più efficaci. Le ricadute di questa inefficacia sono ben conosciute, e passano anche per il ricorso a una badante, la sua scelta, l’inserimento in famiglia, l’adattamento di tempi abitudini del nucleo stesso, la necessità a volte di ridurre l’impiego lavorativo per far fronte alle molte necessità che una condizione di non autosufficienza implica: tutti elementi che fanno parlare di emergenza.

E’ di fronte a questa realtà che si inserisce la richiesta di avviare un Piano Nazionale di Domiciliarità Integrata per gli anziani non autosufficienti, avanzata da alcune organizzazioni per un “Patto per un nuovo welfare sulla non autosufficienza”.

La richiesta è quella di aumentare le risorse per il SAD (Servizio di assistenza domiciliare) erogato dai Comuni – stanziando con la prossima legge di Bilancio le risorse aggiuntive necessarie – ed utilizzare i nuovi fondi a disposizione dell’ ADI (Assistenza domiciliare integrata) delle Asl per costruire risposte diverse dal passato per gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie caregiver. E l’appello, che viene rivolto al Governo, è a fare presto, perché le famiglie non possono più aspettare. Non si può aspettare la riforma complessiva del sistema prevista dal PNRR (si parla degli anni 2023-2024): bisogna intervenire ora, già dalla prossima legge di bilancio per un Piano Nazionale di Domiciliarità Integrata per gli anziani non autosufficienti, da far partire già nel 2022.

Vediamo nel dettaglio le proposte del Piano:

1.       UNA CABINA DI REGIA NAZIONALE
Il Piano auspica una cabina di regia nazionale presso i Ministeri della Salute e del Welfare per superare le separazioni tutt’ora esistenti. A livello locale, attraverso la stipula nel 2022 di accordi quadro fra Comuni ed Asl per affrontare insieme gli interventi da mettere in atto per gli anziani non autosufficienti e le loro famiglie.

2.       RIFORMARE L’ADI
Il Piano Domiciliarità prevede di intervenire sul servizio domiciliare prevalente in questo momento, ovvero l’ADI erogato dai Comuni, che attualmente viene ricevuto dal 6,2% degli anziani, ma che secondo il Patto va riformulato sulla base non delle prestazioni ma delle persone. Considerando che nei prossimi anni i fondi dedicati cresceranno notevolmente (+ 578 milioni nel 2022 a salire sino a + 1,6 miliardi nel 2026), la proposta è quella che i fondi vengano spesi in modo diverso, ovvero:
- partire dalle effettive condizioni degli anziani
- incrementare il numero di visite domiciliari per utente e la loro durata nel tempo

3.       AUMENTARE I FONDI DEL SAD
Secondo le stime, attualmente il Servizio di assistenza domiciliare dei Comuni copre solo l’1,3% degli anziani, e non è previsto alcun incremento significativo di risorse nei prossimi anni. Su questo si inserisce quindi la richiesta del Piano che prevede, nella Legge di Bilancio 2022, un nuovo finanziamento dedicato:+302 milioni di euro nel 2022, +373 nel 2023 e +468 nel 2024, attraverso il riconoscimento del Sad come livello essenziale delle prestazioni, in modo da strutturarne la presenza nei territori in modo stabile.
L’aumento di risorse permetterebbe di raddoppiare l’utenza coperta dal servizio nel prossimo anno, con una crescita progressiva in quelli successivi (2,6% degli anziani nel 2022, 2,9% nel 2023 e 3,3% nel 2024).

Per approfondire:

www.pattononautosufficienza.it

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Redazione

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