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Per l’amore e la cura con cui segue quotidianamente la malattia del padre e lo aiuta a contrastarla. Il suo impegno è quanto mai prezioso” la motivazione al riconoscimento

Essere caregiver familiare è un impegno gravosissimo, faticoso, totalizzante, estenuante. Immaginate cosa significa esserlo a 12 anni. E’ questa la storia di Mattia Piccoli, un ragazzino di Concordia Sagittaria (Ve) che a Roma ieri ha ricevuto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, l’onorificienza di Alfiere della Repubblica, che viene conferita a ragazze e ragazzi che rappresentano modelli positivi di cittadinanza, esempi dei molti giovani meritevoli presenti nel nostro Paese.

Le motivazioni al riconoscimento sono state - Per l’amore e la cura con cui segue quotidianamente la malattia del padre e lo aiuta a contrastarla. Il suo impegno è quanto mai prezioso: non è frequente che un giovanissimo svolga, con tanta dedizione, il compito di caregiver tuttavia la sua esperienza è un esempio anche per i coetanei.

La storia di Mattia viene raccontata nel Corriere della Sera. L’esistenza del bambino e della sua famiglia subisce una svolta quando arrivano i primi sintomi – a soli 40 anni – e poi la diagnosi di Alzheimer - a 45 - per il papà Paolo. Allora Mattia ha sette anni, e il fratello Andrea solo tre. Due bambini piccoli che danno la forza alla mamma di lottare, di rivoluzionare la vita per suo marito, di fare ciò che bisogna fare: Sono rimasta a casa 20 mesiracconta Michela Morutto al Corriere ho fatto la mamma, la moglie, la badante. È una cosa che ti devasta. Malattie come queste prendono chi si ammala ma anche tutto il nucleo che assiste il malato. Sei 24 ore su 24 a disposizione di una persona che non può più, suo malgrado, essere la stessa di sempre».

E in quel periodo anche Mattia, che aveva capito come qualcosa fosse cambiato, si è dato da fare, come può un bambino di sette anni di fronte a una cosa enorme come una malattia del genitore. Mattia dava da mangiare al suo papà, lo aiutava a vestirsi, comprendendo che non sarebbe più tornano quello di un tempo.

Nel frattempo la malattia ha avanzato inesorabile, e oggi il papà di Mattia è ricoverato in una RSA. L’Alzheimer gli ha rubato i pensieri ma non ancora i ricordi: riconosce ancora la sua famiglia anche se vive in un mondo suo, racconta al Corriere la moglie. A lui, che pure fu caregiver del padre, morto a sua volta giovane per la stessa malattia. E’ anche pensando a questo – alla paura per i suoi bambini ma anche a ciò che significa essere un familiare di una persona ammalata di Alzheimer - che la donna si batte per avere un aiuto, un sostegno vero nelle vite di chi combatte battaglie come questa.

Per poter lasciare ai figli la storia di chi e cosa sono stati, mamma Michela ha scritto, un libro dal titolo “Un tempo piccolo”, come quello che hanno potuto passare insieme, per raccontare chi erano e la loro battaglia.

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Redazione

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