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L’esperienza di Raffo, bambino averbale di quasi 10 anni, nelle parole della mamma che racconta di una esperienza di totale inclusione

Troppo spesso, purtroppo, ci capita di dare notizie riguardanti episodi di discriminazione ai danni di bambini con disabilità non ammessi ai centri estivi, o per i quali queste esperienze sono proposte in forma ridotta, diversa, a parte. Oggi non potremmo essere più felici, quindi, di riportare, invece, la vicenda positiva, piena di gioia e gratitudine, vissuta da Raffo, che qui ci viene raccontata dalla sua mamma.

La disabilità porta spesso con sé racconti di difficoltà quotidiane (sono tante purtroppo), frequentemente dovute a mancanza di servizi o al riconoscimento reale della persona, oltre le sue fragilità. Eppure tante delle barriere quotidiane, con buona volontà e rispetto, anche se con impegno costante, potrebbero essere agevolmente superate, proiettandoci verso una società ed un mondo migliore.
Oggi vorrei raccontarvi un'esperienza di vita quotidiana positiva, bella e commovente che ha abbattuto tante barriere, creando al loro posto reti e ponti.

Sono la mamma di Raffo (come lo chiamano tutti) un bambino averbale di quasi dieci anni, lui ha i suoi mezzi di comunicazione, acquisiti con grande fatica e tanto lavoro di riabilitazione che ci ha portati a scoprire un suo mondo interiore  ricco, vivace e attento...anche se a volte impenetrabile per chi non conosce i suoi strumenti.

Abbiamo imparato presto che la socialità è per lui fondamentale ma lo è soprattutto il sentirsi accolto in un mondo che lo considera come persona e non per la sue difficoltà, con i suoi mezzi e tanto lavoro, ha imparato a rappresentarci questo suo sentire .
Abbiamo investito moltissimo nel fargli vivere ogni esperienza, spesso superando, a fatica, le nostre normali paure.

Ha sempre frequentato centri estivi e si è trovato a vivere tra i pari cosiddetti "normo", finita la parte acuta dell'emergenza pandemica, queste esperienze di socialità hanno acquisito però un valore diverso, sono diventate vitali, mentre prima erano un'opportunità. Anche quest'anno, per 6 settimane, ha frequentato un centro estivo integrato organizzato dal nostro municipio (siamo a Roma, municipio VIII). Ogni giorno abbiamo visto illuminarsi il suo volto in entrata e lo abbiamo visto uscire sereno e felice, soprattutto desideroso di tornare il giorno successivo.

L'associazione che ha organizzato, per conto del municipio, il centro estivo, come ogni anno, lo ha accolto a braccia aperte e con lo stesso sorriso con cui accoglie ogni bambino, senza mai fargli percepire la sua diversità e coinvolgendolo in ogni attività, con grande professionalità e rispetto; era affiancato da un operatore assegnato dal municipio e dipendente dallo stesso ente gestore che lo segue a scuola da 4 anni (conoscono perfettamente il suo funzionamento), il tutto è avvenuto in uno dei plessi dei circoli didattici del territorio, c'erano bambini omogenei per età ma tanti volti che mio figlio non aveva mai visto e che ha imparato a conoscere lì.
E lì si è verificata la magia: per la prima volta, bambini senza alcuna difficoltà e meravigliosi che non lo avevano mai visto, hanno imparato, con la semplicità, la purezza e la spontaneità che è propria dei bambini, a comprendere il suo linguaggio ed hanno accolto mio figlio esattamente come uno di loro,  lo hanno fatto sentire parte del gruppo, le mamme si sono messe in contatto con noi genitori perché i bambini chiedevano di poter passare del tempo, anche nel weekend, insieme a mio figlio, lo hanno cercato costantemente e la sua e la nostra gioia, erano indescrivibili ad ogni messaggio.

Questa mattina quando l'ho portato, un'operatrice che non conoscevo, con la massima spontaneità ha detto: Raffo oggi è l'ultimo giorno per te, mi spiace , ti adoriamo tutti qui, gli altri bambini nel frattempo con la massima spontaneità lo riempivano di affetto, il mio cuore in quel momento si è riempito di gioia. Sono uscita dal cancello, mentre mio figlio si avviava alle attività circondato dagli altri bambini e io avevo voglia di piangere, era un pianto di gioia. Mi son fermata un attimo da sola a pensare e mi son detta: non persegui un mondo utopistico, un altro mondo ed un'altra società sono possibili.
Questa esperienza è la prova che, se c'è la volontà, ogni cosa è possibile, non è stato sicuramente semplice per l'Amministrazione mettere in atto una macchina così complessa e sicuramente non è stato semplice far funzionare il tutto, il lavoro che c'è dietro è veramente tanto ma questa esperienza ha seminato un valore immenso nella società, ha creato ponti e reti che ci porteranno verso una società migliore del domani

Mariella Tarquini
Presidente di Rete SupeRare

Su questo argomenti leggi anche:

Centri estivi e bambini con disabilità discriminati. Come difendersi

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