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Urgente l’emanazione di linee guida per la ripresa totale delle attività in presenza di strutture che erogano prestazioni in favore delle persone con disabilità

La grande ondata pandemica che ha comportato nell’ultimo anno e mezzo il blocco di tantissime attività nella nostra vita ha finalmente lasciato posto a una situazione più stabile e controllata, in buona parte grazie al permanere delle misure di prevenzione, ma soprattutto alla campagna di vaccinazione.

Le restrizioni nei centri per persone disabili
Se moltissime delle attività – economiche e non - sono quindi ormai riprese a regime, grazie anche all’introduzione del Green Pass, permangono ancora delle restrizioni, alcune delle quali vanno ad impattare sulla vita delle persone con disabilità e le loro famiglie. A segnalarlo è l’ANFFAS che fa presente come, nonostante il miglioramento dell’andamento pandemico, nella quasi totalità delle Regioni Italiane permangano restrizioni e limitazioni atte a limitare la ripresa, a regime, delle attività, delle prestazioni e dei servizi nelle attività nei centri diurni, semiresidenziali, riabilitativi, etc..

L’impatto della pandemia nelle persone disabili
ANFFAS ricorda come l’interruzione spesso repentina e per un tempo prolungato di percorsi abilitativi e riabilitativi, l’aver dovuto rinunciare ad ogni spazio di socialità, l’aver vista stravolta, da un giorno all’altro, la propria vita e le proprie abitudini, ha rappresentato per le persone
con disabilità intellettiva e disturbi del Neurosviluppo e per le loro famiglie un fardello non solo mentre questo stravolgimento veniva vissuto, ma anche nelle sue conseguenze, che emergono ora, giorno dopo giorno, nuove e complesse , non solo sulle generali condizioni di salute ma anche su quel precario equilibrio psicofisico, spesso raggiunto con grande difficoltà, in anni ed anni di impegnativo lavoro sia da parte dei familiari che degli operatori e professionisti a ciò preposti.

L’impatto della pandemia sui caregiver
Nel suo appello, ANFFAS segnala appunto che queste conseguenze non sono vissute solo dalle persone con disabilità, ma vengono rilevate anche nei loro familiari e caregiver, che vivono l’onda d’urto di questa situazione, in particolare quando si tratta di familiari anziani i quali, riporta ANFFAS, fanno registrare

crescenti segnali di “stress” e, sempre più spesso, essi stessi divengono, unitamente ai loro congiunti con
disabilità, necessitanti di ricevere sostegno, anche di natura psicologica.

La richiesta di riaperture in presenza e linee guida 
Fatte queste premesse, e tracciato questo quadro, ANFFAS ritiene quindi urgente e necessaria a la riapertura a regime delle diverse attività frequentate dalle persone con disabilità nei centri diurni, semiresidenziali e riabilitativi.
Nell’auspicare ciò, l’associazione si è rivolta direttamente al Ministro della Salute, Roberto Speranza, al Presidente dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS), Silvio Brusaferro, al Ministro per le Disabilità, Erika Stefani e all'Ufficio per le politiche in favore delle persone con disabilità presso la Presidenza del Consiglio dei ministri attraverso un appello avente ad oggetto "Richiesta urgente emanazione linee di indirizzo per ripresa integrale delle attività in presenza presso centri con qualunque denominazione che erogano prestazioni in favore delle persone con disabilità".

Nella nota, a firma del suo Presidente nazionale, Roberto Speziale, ANFFAS sollecita che ciascun ente o Istituzione in indirizzo, nell’ambito delle rispettive competenze, provveda con urgenza a fornire opportune linee di indirizzo o aggiornamenti permettendo così di ripristinare la regolare ed integrale frequentazione dei centri da parte delle persone con disabilità beneficiarie dei servizi essenziali ivi erogati. Il tutto “improntata alla massima cautela e rispettosa di tutte le necessarie prescrizioni ed accorgimenti mantenendo “alta la guardia” per continuare a contrastare ogni possibile fonte di rischio di diffusione del contagio."

Per approfondire:

La lettera-appello di ANFFAS

Su questo argomento leggi anche:

Covid19 e disabilità: il 50% dei caregiver abbandonato da servizi e scuola

Redazione

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