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Quasi 650 mila italiani si occupano contemporaneamente sia dei figli minori di 15 anni, sia di altri familiari malati, disabili o anziani. Tutti i numeri dell’Istat

Utilizziamo solitamente il termine caregiver familiari  per identificare le persone che si occupano – solitamente a tempo pieno e in via esclusiva – di un familiare con disabilità o non autosufficiente. Ma sono anche molti altri gli italiani a svolgere attività di cura, magari meno intensiva, per parenti malati, con disabilità o anziani, oltre che per figli minori, e contemporaneamente lavorare.

IL REPORT DELL’ISTAT
Ne traccia un quadro, fatto sia di numeri che di caratteristiche, il report “Conciliazione tra lavoro e famiglia” per l’anno 2018 diffuso dall’Istat nei giorni scorsi. Si tratta di una fotografia realizzata sulla base dei dati del modulo europeo “Reconciliation between work and family life” inserito nella Rilevazione sulle forze di Lavoro nel 2018, dal quale emerge che nel 2018, 12 milioni 746 mila italiani tra i 18 e i 64 anni (34,6%) si sono presi cura dei figli minori di 15 anni o di parenti malati, disabili o anziani. Tra questi, quasi 650 mila si occupano contemporaneamente sia dei figli minori di 15 anni, sia di altri familiari malati, disabili o anziani di 15 anni e più: l’1,9% delle donne di 18-64 anni e il 3% della popolazione nella fascia di età 35-54 anni.

ASSISTENZA A PARENTI MALATI, ANZIANI E DISABILI
Secondo il report, le persone che assistono regolarmente figli o altri parenti di 15 anni e più in quanto malati, disabili o anziani sono oltre 2 milioni e 800 mila (7,7%).
I numeri sono impressionanti, e registrano una responsabilità di cura che grava sul:
9,4% delle donne di 18-64 anni
5,9% degli uomini di 18-64 anni
Ad occuparsi di questo genere di attività sono soprattutto le persone nella fascia di età 45-64 anni (12,2%), e soprattutto inattivi sul fronte lavorativo  (9%).

tabella caregiver
IL CONFRONTO CON L’EUROPA
Svolgere attività di cura per familiari minori, malati, anziani o disabili non è una prerogativa solo italiana: sempre rispetto al 2018, ben il 34,4% della popolazione europea tra i 18 e i 64 anni ha dichiarato di avere questo genere di responsabilità di cura (si tratta di 106 milioni di persone).
L’Irlanda è il paese dove la quota di individui con responsabilità di cura è più alta (quasi il 45%). Le percentuali più basse (circa il 28%) sono in Germania e Bulgaria mentre l’Italia, con il 34,6%, risulta allineata con la media europea.
- Il 28,9% della popolazione europea di 18-64 anni si occupa soltanto di figli con meno di 15 anni;  
- il 4,1% della popolazione europea di 18-64 anni si occupa esclusivamente di familiari non autosufficienti di 15 anni e più,
- meno del 2% della popolazione europea di 18-64 anni si occupa sia di figli minori di 15 anni sia di familiari non autosufficienti di 15 anni e più.
L’Italia è al quarto posto nell’Ue per la percentuale di persone di 18-64 anni coinvolte esclusivamente nella cura di familiari di 15 anni e più non autosufficienti (quasi il 6%), dopo Grecia (8%), Paesi Bassi (7,7%) e Croazia (6,5%)

CONCILIAZIONE TRA LAVORO E TEMPO DI CURA
Poiché la ricerca si intitola “Conciliazione tra lavoro e famiglia”, è proprio su questo fronte che troviamo numerosi dati: il primo è che tra gli occupati, quasi il 40% dei 18-64enni svolge attività di cura. Come ben sanno i caregiver lavoratori, essere impegnati in un’attività lavorativa e allo stesso tempo doversi occupare di parenti non autosufficienti (come pure di figli piccoli) comporta una modulazione dei tempi da dedicare al lavoro e alla famiglia che può riflettersi, tra le altre cose, sulla partecipazione degli individui al mercato del lavoro, soprattutto delle donne, le quali hanno un maggiore carico di tali responsabilità.

Quanti sono i lavoratori caregiver familiari
La conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di vita familiare risulta difficoltosa per più di un terzo degli occupati (35,1%) con responsabilità di cura nei confronti di figli e, se ci spostiamo nello specifico rispetto al nostro ambito di interesse, dal report emerge che ha almeno un problema di conciliazione:
quasi il 42% di coloro che devono prendersi contemporaneamente cura di figli minori di 15 anni e di familiari non autosufficienti,
- il 34,4% di coloro che hanno solo responsabilità di cura verso familiari disabili, malati o anziani.

Gli strumenti di conciliazione cura e lavoro
Ricorrere a permessi, part time, orario flessibile o smart working è una necessità per chi, pur avendo un lavoro, si deve anche prendere cura in casa di un familiare (sia esso minore o disabili, anziano o malato).
Ma quanti possono accedervi?
I dati ci dicono che un terzo dei lavoratori dipendenti con responsabilità di cura ha orario flessibile. La possibilità di modificare l’orario di inizio o di fine della giornata lavorativa e di assentarsi un’intera giornata per motivi familiari senza dover ricorrere a giornate di ferie rappresentano importanti strumenti di conciliazione dei tempi vita-lavoro per i dipendenti con responsabilità di cura.
Nel 2018 quasi il 39% dei dipendenti tra i 18 e i 64 anni (6 milioni e 862 mila) ha dichiarato di occuparsi di figli con meno di 15 anni o di prendersi regolarmente cura di parenti non autosufficienti di 15 anni e più; tra questi un terzo ha affermato di poter modificare l’orario di inizio o fine della giornata lavorativa ogni volta se ne presenti la necessità mentre il 28,4% solo in casi particolari.
Sempre per motivi familiari, poco meno di un terzo dei dipendenti (29,5% degli uomini; 33,6% delle donne) ha dichiarato di potersi assentare per un’intera giornata dal lavoro senza ricorrere a ferie e ogniqualvolta se ne presenti la necessità, il 26,3% solo in rare occasioni.

Differenze territoriali
La possibilità di variare l’orario di entrata/uscita dal lavoro per motivi familiari, anche se solo in casi particolari, è più frequente per i dipendenti del Centro e del Nord (oltre il 63% per entrambe le aree) mentre nel Mezzogiorno tale quota scende al 57,7%.
Il divario territoriale è minore per quanto riguarda la possibilità, anche se limitata, di assentarsi un’intera giornata senza ricorrere a ferie: il 57,3% dei dipendenti del Centro e il 56,7% di quelli del Mezzogiorno, più del 58% dei dipendenti del Nord.

Differenze per settore di attività
Una maggiore flessibilità, di orario o giornaliera, riguarda soprattutto i dipendenti di determinati settori di attività economica: la quota di chi può usufruirne ogni volta se ne presenti la necessità è superiore alla media per i dipendenti dell’amministrazione pubblica e difesa e di attività finanziarie e assicurative (oraria 43,1%, giornaliera 39%), seguono tutte le altre, anche con gradi differenze:
- amministrazione pubblica e difesa (oraria il 47,4%, giornaliera il 39,2%);
- attività finanziarie e assicurative (oraria 43,1%, giornaliera 39%)
- costruzioni (24% oraria, 25,2% giornaliera),
- alberghi e ristorazione (28% oraria, 27,6% giornaliera)
- trasporto e magazzinaggio (29,5% oraria, 26,5% giornaliera)
- istruzione, sanità e assistenza sociale (29,9% oraria, 32,1% giornaliera).

Differenze per ruolo aziendale
La differenza,  all’interno di una stessa realtà aziendale, la fa anche  il ruolo ricoperto: hanno maggiore flessibilità coloro che svolgono professioni qualificate o impiegatizie (38,7% per quella oraria, 33,9% per la giornaliera), meno operai e lavoratori non qualificati (26,9% oraria e 27,8% giornaliera) e chi è occupato nelle professioni esecutive del commercio e dei servizi (circa il 31% in entrambe le circostanze). In conclusione, nei settori dove l’orario è notoriamente più rigido e non si ha la possibilità di accumulare ore dalle quali attingere per assentarsi anche un’intera giornata senza ricorrere a ferie (tranne che per professioni qualificate o impiegatizie) la quota di dipendenti che hanno la possibilità di ricorrere a strumenti di flessibilità per far fronte alle esigenze di cura risulta più contenuta.

Cosa ci dice questo report? Che in Italia, più che mai, c’è bisogno di intraprendere serie e vigorose politiche di sostegno al welfare familiare: dagli asili nido ai supporti alla famiglia con minori, al riconoscimento della figura dei caregiver familiari, alla messa a punto di politiche per il long term care di persone anziane e di sostegno al lavoro flessibile. E bisogna fare presto: prima che il tetto della famiglia inizi a cedere.

Per approfondire:
Il report completo

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Redazione

Photo by Jack Finnigan on Unsplash

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