Menu

Tipografia

Un gruppo di associazioni lombarde ha presentato una proposta di revisione delle prestazioni attuali dell’assistenza domiciliare di cui sono beneficiarie persone con disabilità e non autosufficienti

L’assistenza domiciliare è una delle leve del nostro welfare, ma molto e più si deve fare, anche in prospettiva dell’invecchiamento della popolazione, e delle necessità sempre più stingenti che anche l’attualità della pandemia ci hanno mostrato.

Ma come cambiare, migliorandoli, i parametri, funzionamenti, ingranaggi compiti e ruoli della assistenza domiciliare? Ha lanciato una sorta di proposta di riforma dell’assistenza domiciliare per la regione Lombardia un gruppo di associazioni che si occupano di assistenza e servizi sociali, presentando alla fine dello scorso novembre una rielaborazione dell’interop assetto dell’ADI in dieci punti, anche nel quadro della revisione della legge regionale 23/2015. A proporla, le sezioni lombarde di: FORUM DEL TERZO SETTORE - SPI CGIL - FNP CISL – ACLI APS Legacoop - Confcooperative – Federsolidarietà - AUSER - ANTEAS Ordine degli assistenti sociali - CISL Medici - UNEBA - Centri di servizio per il volontariato (CSV)

I PUNTI DEBOLI ATTUALI
Il punto di partenza della riflessione si basa sulla constatazione duplice che le prestazioni dell’ADI hanno una durata limitata - a fronte invece di bisogno continuativi degli utenti (persone con disabilità o non autosufficienti) - e riguardano, sempre più, sostegni e tutele anche “sociali”, mentre attualmente sono di natura prevalentemente medico-infermieristiche. Attualmente l’ADI offre prestazioni molto standardizzate, poco personalizzate e di durata limitata, mentre i bisogni delle persone fragili non sono solo sanitari, infermieristici, riabilitativi, ma riguardano sostegni e tutele sociali, legate agli atti della vita quotidiana.

LA PROPOSTA IN 10 PUNTI
La proposta del gruppo quindi mira ad avviare una ridefinizione delle cure domiciliari che superi la separazione tra ASST e Comuni ed estenda il campo degli aiuti possibili attraverso una sperimentazione regionale, che ponga le basi per un modello integrato di cure sociosanitarie e tutelari.

In breve, di seguito, le proposte:
1. INSERIRE LA ADI NEI LEA
I livelli essenziali di assistenza (LEA) relativi alle cure domiciliari devono essere definiti a livello nazionale, così come accade per altre prestazioni pubbliche universalmente garantite. Questo significa che i binari, oggi paralleli, di ADI e servizi domiciliari dei comuni (SAD), dovranno trovare punti di convergenza, superando la dicotomia tra la gratuità dell’ADI e la compartecipazione ai costi dei SAD.

2. AUMENTARE L’ACCESSO AI SERVIZI
Le cure domiciliari delle ASST e dei Comuni oggi raggiungono una quota largamente minoritaria del bisogno potenziale. In Lombardia si contano 2,2 milioni di anziani, un numero che cresce al ritmo di 40-50.000 unità all’anno: solo meno del 5% di questa popolazione usufruisce di servizi domiciliari pubblici. Un obiettivo è estendere la platea dei beneficiari di questi servizi.

3. RIPENSARE I SERVIZI
Ripensare la logica dei servizi come servizi che facilitano, valorizzano le risorse di cura dei territori e delle famiglie e non semplicemente che erogano prestazioni.

4. ALTRE PRESTAZIONI
Non solo più prestazioni, ma anche un ventaglio più ampio di esse, è la richiesta, in grado di rispondere non solo a soggetti diversi oltre alla persona fragile, ma anche ai suoi diversi gradi di fragilità.

5. CAREGIVER
sviluppare una serie di interventi a sostegno dei caregiver, che in Lomabrdia sono più di mezzo milione. In merito a questo, il riferimento è alla proposta di legge caregiver già presntata per la regione.

6. BADANTI
Intefracciarsi con gli assistenti familiari significa confrontarsi con l’altro grande asse della assistenza domiciliare. E’ necessario implementare un approccio di confronto con queste figure.

7. NUOVA GOVERNANCE DELLE FIGURE DOMICILIARI
E’ necessario promuovere una sintesi tra i due soggetti istituzionali coinvolti: Comuni e ASST. Occorre unificare gli accessi, i percorsi di valutazione del bisogno, i piani di assistenza e, punto cruciale, le risorse investite.

8. SERVIZI DOMICILIARI NELLE CURE PRIMARIE
Sul territorio serve investire nelle cure primarie, negli anni depotenziate in questa regione

9. FINANZIAMENTO
Destinare maggiori risorse alla domiciliarità, ma non solo in termini quantitativi, e non solo nel periodo di emergenza. Da contrastare la c frammentazione delle risorse: le misure sono troppe e troppo complesse da gestire.

10 MESSA A TERRA CONSAPEVOLE
Una valutazione continuativa dei servizi domiciliari, centrata sul loro impatto sociale, aiuterà la “messa a terra” delle proposte qui presentate. Molti dati già raccolti e prodotti da diversi soggetti dovrebbero essere più accessibili, leggibili, condivisi in modo da consentire lo sviluppo di un know-how e una complessiva crescita di competenze delle comunità di cura.

Per approfondire:

La proposta

Redazione

Qui tutti gli aggiornamenti coronavirus su disabili.com

bottoncino newsletter
Privacy Policy

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l'iscrizione



Tieniti aggiornato. Iscriviti alla Newsletter!

Autorizzo al trattamento dei dati come da Privacy Policy