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"Questo film forse può servire ad aprire uno sguardo su un mondo che in genere ci sfugge".
Così Stefano Rulli, sceneggiatore di tanti successi cinematografici - "La meglio gioventù", "Le chiavi di casa", "La Piovra", "Ladro di bambini" - parla di "Un silenzio particolare". Il film che segna il suo ritorno dietro la macchina da presa, dopo vent'anni. Per raccontarci una storia di diversità, quella sua e di suo figlio Matteo, malato psichico.
In realtà il progetto all'inizio non era questo. Le immagini dovevano servire per realizzare un documentario sulla "Città del Sole" , il casale  sul Monte Peglia che il regista e la moglie hanno trasformato in un agriturismo dove tutte le diversità e tutte le vite possono essere ospitate.
"Poi c'è stata l'irruzione di Matteo - ricorda il regista - che mi ha fatto capire, nel suo linguaggio fatto di gesti e di sguardi, che poteva esserci anche lui, che era pronto a raccontarsi e a farsi raccontare da me. E' cominciato tutto un po' per scherzo, una cinepresina digitale, non oppressiva, l'operatore che era suo amico. E Matteo si è fidato".
"E' stata una esperienza nostra, prima di tutto, un nuovo modo di contatto" spiega Rulli. "Lui non ha mai accettato il mio lavoro, nemmeno come scrittore; non andiamo insieme al cinema e nel caso di "Un silenzio particolare" avevo pensato piuttosto a qualcosa per noi, che potesse aiutarci a superare quel diaframma che si era creato".
Il regista si è trovato così a portare sullo schermo se stesso e la sua famiglia: una famiglia diversa e che riflette molto, soprattutto nei dialoghi, la vera esperienza di Stefano, di Matteo e di Clara - la moglie del regista - nonchè degli altri ragazzi che trovano nella Città del Sole un rifugio.
Un modo diverso di offrire un nuovo punto di vista sulla diversità. Per renderla meno lontana. Per ricordare, soprattutto, l'impegno che molti spendono nell'ambito del disagio mentale e non solo. Un film che ha molto da dire, insomma, "che avrebbe avuto senso anche se fosse rimasto in un cassetto - spiega Rulli - ma sarebbe bello se riuscisse a dare un messaggio di coraggio alle famiglie che vivono queste situazioni e tendono a chiudersi".
Nessun intento moraleggiante, però. Nessuna mania di protagonismo: non vuole certo mostrarsi come un padre ideale Stefano Rulli, tutt'altro. E' lui stesso ad ammettere che la sua prima reazione, quando scoprì la malattia di Matteo, fu "una incomprensibile vergogna, non riesci a dire 'mio figlio è handicappato'; se questo è il sentimento che hai, non ce la fai".
Nel film può apparire come un padre paziente, premuroso, sensibile. "In realtà ho commesso tanti errori. Ho avuto gli anni delle rabbie, delle aspettative eccessive, ho combattuto l'impotenza, la vergogna".

Quel particolare silenzio
Come mai il titolo richiama un aggettivo usurato come "particolare"? E cosa significa? Speciale? Fuori dal comune? Forse vuol dire eloquente, forse è il silenzio di chi non parla, come Matteo. La voce di chi si esprime attraverso un linguaggio fatto di sguardi e di gesti, ma che sa e vuole essere presente. Addirittura protagonista.

L'immediatezza della digitale
"Un piccolo strumento che si è inserito nel gioco delle relazioni interpersonali": così il regista ha definito la macchina digitale utilizzata per le riprese: le piccole dimensioni hanno assicurato leggerezza nell'impatto con i protagonisti del film e soprattutto hanno sottolineato il carattere privato della pellicola.
L'uso di telecamere fisse avrebbe garantito un migliore risultato tecnico, ma avrebbe quasi certamente eretto tra gli operatori e i ragazzi una barriera che non poteva e non doveva esserci. Non ci sono inquadrature impeccabili, ma inquadrature vere, che sottolineano il carattere domestico della produzione.
Che regalano un nuovo sguardo, un nuovo senso ad alcuni gesti quotidiani, "perchè anche i gesti delle persone disabili hanno un senso, diverso dal nostro. A Matteo non ho potuto imporre niente, non è prevedibile, ma dà sempre quel qualcosa in più, in un senso o nell'altro".


La Città del Sole
E' il palcoscenico, la naturale scenografia di questa esperienza familiare e personale, prima ancora che cinematografica.
In un'ampia area sulle pendici del Monte Peglia, vicino a Perugia, sorge questo agriturismo che ospita disabili psichici e motori. Un luogo di vacanza e di ristoro in cui gli ospiti cercano di curare le loro estreme fragilità con la voglia di stare insieme. Ci siamo già occupati di questa realtà, in particolare per l'iniziativa "Merendanzo!".
"Ogni anno cresce il numero di persone che vengono a trascorrere le vacanze da noi - spiega Massimo Casodi, responsabile della struttura nonchè fondatore, insieme a Stefano Rulli e a Clara Sereni, scrittrice e moglie del regista.
"Famiglie - prosegue Casodi - ma anche gruppi di ragazzi con disabilità , ai quali offriamo la nostra assistenza e la possibilità di passare un periodo piacevole in una delle zone più verdi e incontaminate dell'Umbria. Abbiamo cinque appartamenti, trenta posti letto in totale, ma anche una piscina e un campo da pallavolo".
Un luogo dove trascorrere una vacanza rilassante ma anche piena ed interessante, con escursioni, attività all'aperto mostre e rassegne cinematografiche.

"Un silenzio particolare" era stato presentato nel 2004 al festival di Venezia nella sezione "Venezia digitale". Distribuito dalla Sacher di Nanni Moretti, è nei cinema dall'11 febbraio.
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[Francesca Lorandi]

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