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Inchiesta Down a bordocampo:
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Disabili.com:logo down in campo

Lo scorso dieci ottobre si è celebrata la Giornata Nazionale della Persona con Sindrome di Down.
Organizzata dal Coordinamento Nazionale Down, allo scopo di "….modificare, attraverso una vasta campagna di sensibilizzazione ed una corretta informazione, i molti pregiudizi e luoghi comuni che ancora accompagnano le persone con la sindrome di Down…" , la manifestazione ha avuto per quello che mi risulta, una buon’eco sui mezzi d’informazione radio televisivi nazionali.
Il tg2, da parte sua, ha lodevolmente dato voce all’iniziativa, intervistando, per l’occasione, un ragazzo down che il suo spazio di libertà se lo è conquistato sul lavoro abbattendo qualche pregiudizio.
“Molto, però c’è ancora da fare”, come la sua testimonianza ha certificato.
Difatti, il ragazzo lamentava di non poter servire ai tavoli del fast food per cui lavora (cosa cui invece terrebbe molto) perché i clienti non si fidano di lui.
Non più di una decina di giorni dopo quell’intervista, Piero Andreotti, down anch’esso, accompagnatore - mascotte - raccattapalle della Venturina Calcio, è espulso durante una partita perché ritenuto “pericoloso”.
Permettetemi qualche valutazione volutamente tardiva.
Sono del parere che ogni iniziativa tendente a far cadere un pregiudizio – qualsiasi sia la sua natura - sia la ben venuta e vada incoraggiata. Temo però non basti se abbandonata a se stessa!
Provo a spiegarmi.
Possiamo anche decidere di celebrare ogni mese la giornata delle persone down, dei disabili (ed io sono una di questi) ecc, e conseguentemente affermare, a ragione, il loro diritto ad essere considerate persone a pieno titolo e con uguali diritti. Sarebbe cosa utile e sacrosanta ma monca; un’iniziativa in altre parole priva dell’unico elemento in grado di scardinare davvero il pregiudizio, i luoghi comuni che si vogliono modificare: l’abitudine alla diversità.
E’ l’abitudine alla diversità che trasforma quest’ultima in una cosa normale, accettata perché “quotidianamente d’uso comune” quasi come una “merce” di facile reperimento.
E, in questa non abitudine, il mondo dell’informazione (quello pubblico in particolare), a mio avviso, ha una responsabilità non indifferente.
Mi spiego, doverosamente, anche in questo caso.
L’handicap in tv è ammesso davanti ad una telecamera solo quando ci si occupa di un caso pietoso, per raccontare una favola a lieto fine, oppure quando si deve pubblicizzare un’iniziativa benevola.  Per il resto, il buio più assoluto.
Mi e vi domando: siamo certi che nessun disabile sia in grado di presentare un tg? In tutt’Italia non ci sono “giornalisti disabili” in grado di spiegare al pubblico televisivo cosa sia una crisi di governo, a cosa serva una legge finanziaria o in grado di raccontare al pubblico i giochi che si celano dietro la celebrazione di un congresso di partito? 
Non c’è nessun “giornalista disabile”, visto che la cosa è d’attualità, in grado di fare valutazioni politiche, economiche e militari sulle conseguenze di un cambio al vertice della Casa Bianca? Nessun “giornalista disabile” è in grado di parlarci di sport o di fare una telecronaca di calcio? Mi volete far credere che dopo il compianto e indimenticabile Enzo Aprea “il mondo cui appartengo” non ha saputo sfornare teste pensanti in grado di apparire in video con la stessa sicurezza e competenza di un normodotato? Permettetemi d’avere qualche dubbio in proposito e d’avere la fastidiosa sensazione che i motivi di quest’assenza possano essere altri.
Mi e vi domando ancora: si realizzano interviste allo scopo di chiedere ai cittadini un parere ed una testimonianza sul carovita, su quali sono i luoghi preferiti per le vacanze. Perché mai un disabile non è fra gli intervistati? Non paghiamo forse le tasse anche noi, non subiamo le conseguenze del carovita come ogni cittadino o, peggio ancora, siamo gli unici a non andare mai in vacanza?
Coppie romanticamente a passeggio sono “infastidite” a S. Valentino per celebrare una festa ormai sostanzialmente commerciale? Mai un disabile è capitato da quelle parti con la sua dolce metà tanto da non legittimarne una presenza in video?
Sarà, ma permettetemi qualche ragionevole dubbio.
Quello che manca, a mio avviso, è il superamento dell’equazione handicap impedimento alla vita.
Il pregiudizio nasce, si sviluppa e fa proseliti quando il fatto che un disabile possa fare un qualsiasi lavoro, possa avere una famiglia e dei figli è presentato come un fatto eccezionale, frutto di uno strappo al destino cinico e baro. Quando l’handicap è nascosto perché è considerata una malattia impeditiva, tout court!
Notizia del tutto falsa, ovviamente, e poiché tale, andrebbe smentita con i fatti prima che con uno speciale tg.
Grato per la disponibilità a leggermi,
Raffaele Francia

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