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Al corso di vela della SOCIETA' VELA OSCAR COSULICH a Monfalcone, oltre al nostro Valter Nicoletti, c'era anche il campione Paraolimpico Alvise De Vidi.
Un'occasione troppo ghiotta per non chiedergli un'intervista al volo.

Come ti sei avvicinato all'attività sportiva?
Sono uno sportivo da sempre. Basti dire che già a sei anni praticavo ciclismo agonistico.
Dopo l'incidente, mi mancava la possibilità di praticare lo sport.
Sono venuto a conoscenza, quasi per caso, presso "VILLAROSA" (un Centro riabilitativo a Pergine, in provincia di Trento), della possibilità di fare sport agonistico anche per chi aveva una patologia importante come la tetraplegia.
Dopo aver provato varie specialità, mi sono innamorato dell'atletica, e più precisamente della corsa.
Qualche sacrificio era dovuto al fatto di aver una società sportiva lontana dalla mia abitazione.
Tra le varie società sportive ho scelto Aspea di Villa del Conte, nel Padovano, con l'allora presidente Ruggero Vilnai, (ora titolare dell'Off-Carr, ditta che produce carrozzine da passeggio e da competizione, ndr) e attualmente il mio sponsor.

Parliamo dei risultati ottenuti?
Cominciamo dall' '88 a Seul, mio primo grosso evento sportivo, carico d'emozioni oltre che di soddisfazioni.
Ho ottenuto un oro nei 25 delfino (dimenticavo di dire che ho iniziato l'attività con il nuoto), e un bronzo nei 4x100.

Nel '92 a Barcellona ho dovuto pagare lo scotto della grande evoluzione riguardante sia il mezzo sia la preparazione fisica degli atleti avvenuta in Germania e negli Stati Uniti, preparazione molto ma molto più lenta nel nostro Paese.
Comunque, sono riuscito, con un po' di fortuna, a portare a casa un bel bronzo negli 800 metri.

Ad Atlanta nel '96, memore dell'esperienza spagnola, sono arrivato con alle spalle una intensa e meticolosa preparazione atletica.
E i sacrifici hanno dato buoni risultati: oro nei 400 e negli 800 metri. Un argento nei 1500.

Infine, nel 2000 a Sidney, raccogliendo i frutti della lunga esperienza maturata in un decennio di competizioni, ho conquistato ben tre ori e precisamente negli 800, nei 1500 e nella Maratona.
Un argento nei 400. Un bronzo nei 200.

Una domanda indiscreta: oggi, a livelli così alti, si comincia a guadagnare?
Qualche cosa si guadagna, ma non è certo paragonabile ai guadagni degli atleti normodotati.
Grazie, però, all'attenzione dei media anche le aziende hanno interesse sia per i mezzi che utilizziamo che per l'abbigliamento.

C'è ancora discriminazione tra atleti normodotati e atleti paraolimpici?
C'è stato un notevole cambiamento: ora, episodi brutti sono rari. Si viene apprezzati per i risultati, non c'è più retorica nei mezzi di informazione ma competenza.

Prossimi appuntamenti?
Atene 2004, Maratona in Giappone a novembre, Venezia ad ottobre... ma questi saranno minori anche nell'impegno.

Nuove leve?
Purtroppo no. Le giovani leve non ci sono più, per molti disabili una volta lo sport era tutto. Ora ci sono infinite altre possibilità.

Che dire se non "In bocca al lupo per le prossime competizioni!".

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