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In DAD anche figli del personale sanitario: in presenza solo gli alunni con disabilità o altri BES

Con la nota del 7 marzo del ministero dell’Istruzione viene chiarita la questione della frequenza a scuola in presenza nel caso siano disposte le attività a distanza.

Nella nota si chiarisce che trova applicazione l’art. 43 del DPCM 2 marzo2021 in cui si dispone che resta salva la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali, secondo quanto previsto dal decreto del Ministro dell’istruzione n. 89 del 7 agosto 2020, e dall’ordinanza del Ministro dell’istruzione n. 134 del 9 ottobre 2020.

Ciò limita quanto previsto dalla nota del 4 marzo, vale a dire la possibilità di frequenza scolastica in presenza anche per gli studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione. Non sono dunque previste deroghe per attività a favore dei figli di lavoratrici e lavoratori dei cosiddetti servizi essenziali.

Tale disposizione ha suscitato sconcerto tra i medici: siamo sconcertati per il susseguirsi di decisioni contrastanti sulla possibilità per i figli dei medici, degli odontoiatri e dei sanitari in genere di poter frequentare la scuola in presenza, ha affermato la Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), che chiede il ripristino della deroga.

Nel frattempo sono tante le esperienze che continuano ad essere segnalale nelle scuole: molto spesso capita che ad essere presenti siano solo l’alunno con disabilità e il docente di sostegno, mentre tutti gli altri sono in DAD, ricostruendo quella diade che poco ha a che fare con l’inclusione e che ripresenta in maniera plateale il fenomeno della delega. In alcuni casi, leggiamo in diversi interventi nei social, sono presenti anche gli altri docenti, ma paiono impegnati con gli altri alunni a distanza, mentre ancora una volta è riaffermata la delega, il docente di sostegno come risorsa esclusiva, dedicata.

Non mancano le famiglie che chiedono a gran voce la presenza di piccoli gruppi di compagni a scuola, come pure ancora previsto per favorire i processi di inclusione. Eppure, forse al cento le misure di attenzione per prevenire la diffusione del Covid, questa possibilità non pare essere particolarmente caldeggiata nelle scuole ed anzi, in alcuni casi appare poco visibile, se non in quale modo invisa anche nelle stesse dirigenze.

Nel frattempo lo spettro di un nuovo lockdown si aggira nelle nostre province, mentre la campagna vaccinale procede a tentoni. Proliferano le ordinanze regionali, i ricorsi, le disposizioni dei sindaci. Le attività in presenza vengono disposte e sospese in una schizofrenica sequela che non consente sosta e ristoro.

E’ passato ormai più di un anno e ancora non compare una luce in fondo al tunnel, mentre i nostri figli continuano a chiedere socialità, relazione, presenza, confronto appartenenza. Procediamo a passi incerti, lenti e sfocato è il ricordo del calore di un abbraccio. Eppure scalda ancora.

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Tina Naccarato

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