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Durante l’estate bambini e ragazzi devono solo riposare o è preferibile che facciano anche i compiti delle vacanze?

 

Vi sono alcuni aspetti della vita scolastica che animano vivacemente le discussioni tra studenti e genitori, i quali, anche sui social network, assumono spesso posizioni molto eterogenne e discordanti.

Un tema che torna spesso nei confronti è quello dei compiti a casa, la cui utilità è spesso messa in discussione soprattutto da genitori i cui figli frequentano scuole a tempo pieno. Le famiglie in questo caso ritengono in genere che i compiti a casa siano inadeguati, dal momento che i loro figli trascorrono otto ore al giorno a scuola. Un ulteriore aggravio di lavoro, sostengono in tanti, non lascia loro il tempo da dedicare ad altre attività, al riposo ed alla famiglia. Non manca chi ha assunto posizioni particolarmente critiche, come ad adempio il gruppo Basta compiti, da tempo impegnato a promuovere e sostenere azioni volte a superare quella che ritiene una pratica inutile e dannosa. Altri, naturalmente, hanno opinioni molto diverse in merito.

Un aspetto peculiare di questo argomento è poi quello dei compiti estivi ed anche in questo caso le opinioni più diffuse sono spesso discordanti. Molto dipende, però, dal tipo di compito che viene assegnato. Alcune proposte, infatti, vengono in genere ritenute noiose, pesanti o inutili, mentre altre, al contrario, incontrano più spesso il favore di alunni e genitori.

Quali sono, le tipologie di compiti che vengono in genere scelte dai docenti?

Un’indagine di Skuola.net di qualche giorno fa ha rilevato che i compiti assegnati per le vacanze sono molti diversificati e che in questo periodo delle vacanze estive metà degli studenti è ancora in alto mare rispetto al lavoro da svolgere.

Le proposte, naturalmente, variano molto a seconda dell’età degli alunni. Quelle più tradizionali vedono in genere i più piccoli impegnati nel completamento di esercizi riguardanti tutte le materie su veri e propri libri delle vacanze, mentre ai ragazzi più grandi i professori assegnano, analogalmente, vari esercizi di ripasso. Gli uni e gli altri, inoltre, vengono spesso invitati a leggere molto; non mancano liste di libri consigliati dai docenti tra cui scelgliere e su cui svolgere poi ulteriori attività. Gli alunni trovano in genere piuttosto noiosi gli esercizi teorici, mentre si cimentano più volentieri nella lettura.

Vi sono poi proposte di compiti più originali, anche queste differenziate in base all’età, come ad esempio tenere un diario di bordo, descrivere i posti visitati, vedere film in lingua originale o chattare in altre lingue con coetanei di tutto il mondo. Di solito queste richieste più creative incontrano un diffuso entusiasmo tra i bambini ed i ragazzi, i quali si appliano con impegno e spesso al rientro a scuola hanno molto da raccontare.

Quali sono, però, le tipologie di attività che possono essere particolarmente utili alla crescita delle autonomie? Indubbiamente, tra di esse, vi sono quelle che consentono lo sviluppo di competenze. I docenti, in genere, in accordo con i genitori, propongono in questo caso attività che consentano di mettere in pratica, nella vita reale, le conoscenze e le abilità apprese a scuola.

Questo aspetto ci pare molto importante per tutti gli alunni e, in particolare, può aiuare i ragazzi con disabilità a maturare padronanze e competenze essenziali allo sviluppo delle autonomie possibili. Lo studio del reticolo, ad esempio, e, quindi, la capacità di leggere una mappa, può consentire di spostarsi, di prendere un mezzo pubblico o di ritrovare la strada di casa. Non è poco, non è impossibile, non inutile. Molto probabilmente più motivante di tanti esercizi.

APPROFONDIMENTI

Il lato creativo dei compiti estivi
 
In disabili.com

Campus estivi per ragazzi con Bisogni Educativi Speciali
 
Tina Naccarato

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