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'La Repubblica', nell'edizione di Bologna, dedica gran parte della pagina sul volontariato di giovedì 30 marzo 2000 alla storia dello sfortunato Marcello.

Ecco l'articolo di Silvia Vicchi.

In tre anni di scuola media, Marcello ha cambiato cinque insegnanti di sostegno. Una figura fondamentale, per l'inserimento di questo ragazzo autistico, con gravi problemi di relazione, nei rapporti tra lui, gli insegnanti, i compagni. Prima che arrivasse Sandra, la sua ultima insegnante di sostegno, Marcello stava volentieri in classe, impegnato nelle attività con un buon livello di partecipazione e un ottimo rapporto col docente di sostegno, che però a metà anno era stato trasferito. Sandra si è trovata di fronte a un ragazzo aggressivo, chiuso in se stesso, che trascorreva le ore scolastiche picchiando i pugni sul banco. "Quello della continuità - ammette Sandra - è un problema serio. Dopo avere trascorso un anno con uno studente disabile, o in difficoltà, l'anno dopo rischi di non esserci più. Per problemi di ruolo, di graduatorie, di scelta di sedi diverse. E il lavoro avviato su quel ragazzo, con le sue specificità, le sue difficoltà, s'interrompe. Chi arriva deve ricominciare da capo." Nella scuola dell'obbligo una classe su tre vede la presenza di un alunno in situazione di handicap. 60.000 insegnanti di sostegno, di cui almeno 10.000, non specializzati, ma dirottati sugli alunni con handicap per carenza di organico, in un paese, l'Italia, unico in Europa ad avere scelto la strada dell'integrazione scolastica degli studenti disabili nelle classi comuni delle scuole di ogni ordine e grado. "Ogni situazione di handicap è diversa, - continua Sandra - perché cambiano le persone e i bisogni non sono mai gli stessi. Il nocciolo del nostro lavoro sta proprio nel riconoscere le singole difficoltà, nel conoscere il ragazzo e nel sapere instaurare con lui un rapporto di aiuto e riferimento. Per bambini come Marcello, in cui il percorso per avviare una relazione è lungo, i cambiamenti sono deleteri e noi insegnanti di sostegno spesso ci sentiamo soli e impotenti." Fadis, la Federazione delle associazioni di docenti per l'integrazione scolastica (tel. 0532 754503), nasce proprio per migliorare la qualità dell'integrazione a scuola di alunni in situazione di handicap e di svantaggio e per costruire momenti formativi, di dibattito e di aggiornamento, rivolti agli insegnanti, con la collaborazione delle famiglie di alunni disabili. Per creare quella rete che rischia di farne una nicchia nella scuola, senza esserne veramente parte, per uscire dal senso di isolamento che molti insegnanti di sostegno vivono e per arricchirne la professionalità, sono stati attivati anche un sito Internet (www.fadis.freeweb.org) e una rivista telematica, Fadisnet bomarzo@tin.it.

Nicola Quirico presidente nazionale della Federazione, lavora in una scuola media della provincia di Ferrara e svolge una vera attività di volontariato, in un continuo confronto con le associazioni di genitori. "Noi insegnanti di sostegno - dice - riceviamo una delega da parte dei docenti di classe, non sempre coinvolti e responsabilizzati verso l'alunno in situazione di handicap. Ma il problema dell'integrazione scolastica e sociale non può essere risolto, se non in un percorso che coinvolga tutti, per garantire al ragazzo la migliore accoglienza ed integrazione possibile nella scuola." Un'accoglienza che si rivela spesso un'esperienza amara: Marcello, iscritto quest'anno alla prima classe di un Istituto superiore, si è trovato in un ambiente nuovo, senza insegnante di sostegno per settimane. "Il primo impatto, - conclude Quirico - che dovrebbe essere agevolato, spesso si scontra con carenze organizzative che lo rendono difficile. Col risultato di creare forme di emarginazione anche all'interno della scuola."

Nicola Quirico - bomarzo@tin.it

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